Terrorismo
Francia, Stato di Emergenza: 3021perquisizioni, solo 4 fermi per antiterrorismo
In Francia, dallo scorso 13 novembre, vige l’état d’urgence, lo Stato di Emergenza, una misura che il Governo francese ha deciso di estendere a tre mesi in seguito agli attacchi terroristici che hanno colpito Parigi.
Cos’è, in breve? Si tratta di una norma che risale al 1955: fu istituita per la gestione dei “disordini” successivi alla Guerra di Algeria. Lo Stato di Emergenza non può (non poteva) avere una durata superiore ai 12 giorni perché prevede misure abbastanza restrittive: per questo il governo Valls ha dovuto votarne l’estensione.
Tra le disposizioni adottate troviamo:
- Poteri “speciali” ai prefetti: possiblità di dichiarare il coprifuoco e bloccare la circolazione;
- Divieto di tutte le manifestazioni pubbliche;
- Le indagini su questioni legate al terrorismo non hanno bisogno più dell’autorizzazione del giudice. Per questo le perquisizioni possono venire fatte a discrezione della polizia. La detenzione domiciliare è possibile ora non solo per reati accertati, ma anche per minacce fondate su elementi certi: si parla di persone segnalate dalle autorità per i «loro comportamenti, le loro frequentazioni, propositi o progetti». In tempi “normali” la detenzione domiciliare si applica in seguito alla decisione di un giudice come strumento alternativo alla prigione per chi deve scontare una pena inferiore ai due anni o per chi è in giudizio;
- Più controlli sui voli e più militari e polizia in servizio.
Cosa significa nella pratica? Che impatto ha nella vita dei francesi? Per la maggior parte dei cittadini, nulla. Se ti chiami Mohammed o Said o se sei un militante politico (per esempio ecologista in tempi di Cop21) le cose cambiano: sono tanti i casi di persone che hanno passato una notte o due in caserma, che sono state malmenate, che sono state due settimane agli arresti domiciliari preventivi (anche senza precedenti penali), a cui è stato distrutto l’appartamento o il negozio. Nella maggior parte dei casi per niente.
I numeri dello Stato di Emergenza
C’è un resoconto ufficiale, pubblicato sul sito dell’Assemblea Nazionale redatto dalla “Commissione per il Controllo effettivo e permanente dello Stato di Emergenza” che recensisce quello che viene messo in pratica.
Segnalo anche il Wiki dalla Quadrature du Net (un’associazione che si occupa di libertà digitali): si tratta di una pagina aperta e partecipata che da novembre scorso recensisce tutte le violazioni o gli abusi.
I numeri quindi. Al 7 gennaio 2016, dicono i dati ufficiali, sono state eseguite 3021 perquisizioni amministrative, sono state riconosciute 464 infrazioni e 381 persone sono state assegnate alla detenzione domiciliare. Inoltre, sono state ritrovate 500 armi illegali, risultato di 400 requisizioni (200 erano presso una sola persona).
Parliamo di terrorismo?
Questo armamentario securitario che risultati ha dato in termini di lotta al terrorismo? La domanda è stata più volte fatta al governo negli ultimi mesi e finalmente François Hollande nel suo discorso alle Forze dell’Ordine ha risposto: al 7 gennaio, nel quadro delle azioni adottate grazie a l’état d’urgence, sono stati segnalati 25 reati legati al terrorismo. Hollande, però, ha dimenticato di fare alcune precisazioni.
Di queste 25, spiega le Décodeurs (il sito di debunking di Le Monde) solo 4 hanno veramente dato seguito a procedure legate all’antiterrorismo. I restanti 21 casi sono reati legati all’apologia del Terrorismo, un delitto che si configura per “il fatto di provocare direttamente degli atti di terrorismo o di farne pubblicamente l’apologia”. Questo reato faceva parte del codice civile fino al novembre 2014,ed è poi passato al Penale nel quadro della nuova legge antiterrorismo voluta da Bernard Cazeneuve. La legge e la sua applicazione, spesso indiscriminata, hanno fatto sì che i giornali francesi parlassero di “giustizia speciale“.
Dei 25 reati legati al terrorismo quindi «21 si basano su diversi tipi di documenti, tra cui volantini ma anche post su Facebook o su siti di incontri, o perquisizioni fisiche o informatiche», dicono a Le Monde.
Come è possibile avere numeri così alti e così pochi risultati? Perché il testo della legge è volatile, non chiaro e fin troppo flessibile. La detenzione domiciliare e le perquisizioni, infatti, si possono applicare «quando esistono delle ragioni serie di pensare che il comportamento della persona costituisce una minaccia per la sicurezza e l’ordine pubblico».
Questa frase ha permesso di sfondare centinaia di porte in case private o uffici, di malmenare o mettere in fermo altrettante persone.
Il pacchetto di misure che fanno parto dello Stato di Emergenza sono state portate all’attenzione del Consiglio dell’Europa al quale è stata segnalata la deroga francese alla Convezione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Lo Stato di Emergenza terminerà, salvo proroghe, il 26 febbraio 2016: l’esecutivo francese ha già preparato un nuovo testo, presentato a dicembre al Consiglio dei Ministri. Si chiama, per ora, “Progetto di legge che rinforza la lotta contro il crimine organizzato e i suoi canali di finanziamento, l’efficacia e la garanzia delle procedure penali” e per quello che se ne è potuto capire si tratta di un piano per rafforzare e ampliare i poteri di polizie e prefetture (lo dice Le Monde) per sostituire, almeno in parte, i meccanismi che ora sono in vigore nel quadro dello Stato di Emergenza.
Foto: onizbar/instagram
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