Terrorismo
Così spaventavano infamavano mentivano: giornali e politici ai tempi del colera
Chi si ricorda più di Azouz Marzouk, che tutti dichiaravano colpevole della strage di moglie figlio e suocera, mentre lui era in Tunisia? E chi ricorda, ancora più indietro nel tempo, la banda di slavi “colpevole” di aver fatto una strage, a Novi Ligure, e sbattuta in prima pagina ma almeno senza nomi e cognomi perché quella banda di slavi non esisteva proprio? Ricordi lontani, sbiaditi, che si collocano nelle prime fasi di un’epoca politica e mediatica che perdura tutt’ora. Son cambiati i presidenti del consiglio, le coalizioni di governo, perfino i protagonisti e i comprimari del dibattito pubblico e sono cambiati anche i nemici pubblici. Ieri erano albanesi e slavi; poi arabi perdigiorno arrivati per rubare il nostro lavoro le nostre case e le nostre donne; infine mussulmani invasati, emissari diretti dell’Isis che arrivano sui barconi a casa nostra e poi vanno e vengono dai paesi arabi per organizzare attentati e darsi alla macchia. È il caso di Abdel Majid Touil, il 22enne marocchino accusato di essere tra gli esecutori materiali della strage al Bardo di Tunisi, sbattuto in prima pagina come colpevole in base alle inchieste condotte in Tunisia, e fermato dalle nostre autorità giudiziarie che – va detto – fin da subito hanno professato la doverosa prudenza.
Le verifiche svolte finora sembrano rafforzare le ragioni di quella prudenza che – è bene ricordarlo – sarebbe doverosa sempre e in ogni caso. Touil in quei giorni di Marzo era in Italia, così risulta da diverse testimonianze e da diverse prove documentali. Non ha quindi preso parte all’attentato, e ora si deve verificare se in qualche modo il giovane sia connesso con le attività terroristiche o se, invece, non c’entri proprio niente. Se il mostro finito in prima pagina non è neanche parente di un mostro, insomma. Eppure, anche se con toni diversi, in prima pagina ce l’hanno messo tutti. Mostrandolo come colpevole e, di più, come metafora di un’invasione di islamici violenti che arrivano coi barconi per conquistare l’Europa: il tutto nel solito, assordante silenzio di un ordine professionale che, giustamente, ci impone di ripassare le regole deontologiche che dovrebbero ispirare la nostra professione, ma raramente si fa sentire quando bisogna poi combattere per farle rispettare.
In tutto questo, fa onestamente una certa impressione l’ansia pre-elettorale della politica. Non parliamo ovviamente di quella di Salvini, che ha nella paura il core business, e quindi se la coccola e se la tiene stretta. A chi diceva che in un quadro tanto incerto il fermo del 22enne marocchino non andava confermato: Matteo Renzi ha risposto sprezzante: “Chi lo dice ha bisogno di psicanalisi”. Al di là dei toni della casa, ormai noti e sicuramente efficaci, quel che colpisce non è solo o tanto la difesa di un fermo che, a fronte di una richiesta di estradizione della Tunisia (paese che applica la pena di morte), era probabilmente un atto dovuto, ma il fatto che neanche una parola venga spesa contro gli allarmismi inutili e le falsità propagandistiche e xenofobe. Chi diffonde quelle nona ha altrettanto bisogno di un buon analista?
Devi fare login per commentare
Accedi