Terrorismo
Così i rifugiati siriani hanno fatto catturare un terrorista in Germania
Il ricercato è stato consegnato alla Polizei, legato mani e piedi. Decisiva è stata l’attività sui social della comunità siriana, che ha diffuso le traduzioni in arabo degli appelli delle autorità.
Secondo la Polizei, Jaber Albakr, siriano di 22 anni, stava preparando un attentato esplosivo contro un aeroporto in Germania, forse a Berlino.
La mattina di sabato scorso, alle ore 7.04, i nuclei speciali SEK hanno circondato l’edificio in cui abitava il giovane, a Chemnitz, città della Sassonia non lontana da Lipsia.
Gli agenti hanno arrestato alcuni presunti complici del ricercato, ma lo stesso Albakr è riuscito a sfuggire alla cattura. La caccia all’uomo è iniziata in pochi minuti, con grande rilievo dato dai media, soprattutto dopo che le autorità hanno dichiarato che nell’appartamento del giovane sarebbe stata trovata una quantità di esplosivo TATP e che l’uomo avrebbe collegamenti diretti con lo Stato Islamico.
Dopo ore di ricerca in tutto il paese, la svolta è arrivata nella notte tra domenica e lunedì, quando Mohammed, un rifugiato siriano residente a Lipsia, si è presentato alla stazione di polizia, dichiarando che il sospetto terrorista si trovava nel suo appartamento. Giunti sul luogo alle ore 00.42, gli agenti hanno trovato Albakr legato mani e piedi, con un terzo uomo siriano che lo teneva immobilizzato.
Secondo le ricostruzioni, poco dopo il suo mancato arresto, Albakr avrebbe chiesto aiuto su un gruppo social della comunità siriana, non specificando la propria identità, dichiarando di essere appena arrivato in Germania e di cercare una sistemazione temporanea. Mohammed ha raccontato al quotidiano tedesco Bild di aver deciso di aiutare quello credeva essere solo un connazionale in difficoltà: “Siamo andati a prenderlo alla stazione e lo abbiamo portato da un nostro amico, dove abbiamo mangiato riso e carne di agnello. Poi siamo andati da un altro amico, dove il terrorista ha dormito”.
Nel frattempo, però, la comunità siriana in Germania ha iniziato a condividere sui social media gli appelli della polizia, in cui comparivano il volto e la descrizione di Albakr.
Fondamentale è stata la traduzione in arabo della comunicazione della Polizei, visto che moltissimi tra i rifugiati sono arrivati da poco nel paese.
I gruppi online dei siriani in Germania sembrano particolarmente attivi, con alcune pagine che contano anche 100.000 o 150.000 fan o membri. La maggior parte dei gruppi e delle pagine funziona come network di aiuto interno alla comunità e di scambio di informazioni su dettagli della vita quotidiana e della burocrazia tedesche.
È proprio su una di questa pagine Facebook che Mohammed ha visto una foto di Albakr e la descrizione in arabo delle ricerche in corso. Mohammed ha iniziato a coltivare profondi sospetti sul proprio ospite. Nella serata di domenica, dopo alcune discussioni online con altri connazionali, Mohammed e il suo amico hanno stabilito di avere effettivamente di fronte l’uomo ricercato in tutto il paese. I due hanno quindi immobilizzato e legato Albakr. Mohammed si è recato dalla Polizei, mentre il suo amico è rimasto a fare la guardia al fuggitivo. Non sapendo parlare bene il tedesco, Mohammed ha mostrato agli agenti una foto appena scattata ad Albakr. La Polizei ha subito raggiunto l’appartamento, senza nemmeno aspettare le forze speciali. Al loro arrivo, i poliziotti hanno trovato il presunto terrorista già legato, con i piedi avvolti da un cavo elettrico, utilizzato come corda.
Alle 6.06 di lunedì mattina la Polizia della Sassonia ha annunciato su Twitter l’arresto di Jaber Albakr.
Il racconto dei due uomini (Mohammed e il suo amico), ovviamente, dovrà essere analizzato e confermato dagli inquirenti. Per ora, i fatti sono questi.
Dopo l’intervista della Bild a Mohammed, in cui è comparsa anche una drammatica foto di Albakr, legato mani e piedi prima dell’arresto e trattenuto da uno dei due uomini, i media si sono interessati molto alla vicenda, sottolineando l’effettiva importanza della comunità siriana per la cattura del giovane sospetto e cercando di proteggere il più possibile l’identità degli uomini che hanno aiutato la polizia, per cui c’è già chi chiede un riconoscimento pubblico e una scorta permanente (una questione, la seconda, che non può assolutamente essere trascurata).
Mentre i contorni della storia continuano a definirsi (è da capire il ruolo di un terzo uomo che avrebbe aiutato Mohammed e il suo amico), il tam tam sui social media è diventato velocemente virale. Sono stati subito molti gli sfottò verso l’estrema destra tedesca: il fatto che siano stati proprio due siriani a consegnare il presunto terrorista non depone certamente a favore di una certa impostazione oltranzista contro l’immigrazione. La community di giornalisti Krautreporter, ad esempio, ha subito dichiarato che “I siriani vengono in Germania a rubare il lavoro ai poliziotti”, mentre altri utenti su Twitter hanno chiesto provocatoriamente ad AfD e Pegida la propria opinione sulla vicenda. Da parte loro, alcune voci della destra populista hanno sottolineato come anche il presunto terrorista e i suoi presunti complici arrestati a Chemnitz siano siriani, rilanciando il gioco delle opposte generalizzazioni.
Al di là di alcune banalizzazioni da infotainment, è tanto tragico quanto interessante notare come sia Albakr sia Mohammed siano arrivati in Germania con la grande ondata migratoria del 2015 e vivano attualmente come rifugiati nel paese. Mohammed ha dichiarato di essere giunto in Germania dopo essere scappato dall’avanzata dell’ISIS, mentre è all’ISIS che sembra collegato il presunto piano stragista del suo connazionale.
Anche l’attentatore-kamikaze di Ansbach, che si è fatto esplodere in aria lo scorso luglio, era un richiedente asilo siriano, a dimostrazione del fatto che quello della pericolosa radicalizzazione di una minoranza di profughi è un problema oggettivo, estremamente difficile da gestire, non trascurabile e certo non destinato a scomparire velocemente. Non c’è spazio per le illusioni: l’equilibrio della Germania dell’accoglienza è fragile e precario.
Dopo quello che Hans-Georg Maaßen, capo dei Servizi d’informazione tedeschi, ha oggi descritto come un grave attentato sventato in extremis, l’inquietudine nel paese resta grande e la tensione politica non sembra destinata ad allentarsi. Sabato scorso, i servizi sembrano aver operato al meglio, riuscendo a identificare in tempo il pericolo, ma l’operazione di polizia in cui il sospetto è riuscito a fuggire è stata certamente un fallimento operativo.
Intanto, però, la storia di due siriani che consegnano alla polizia un connazionale accusato di terrorismo sembra particolarmente significativa proprio per i tanti migranti e rifugiati in cerca di un futuro in Germania.
Monis Bukhari, gestore di una delle maggiori pagine Facebook per profughi siriani in Germania, ha dichiarato a Der Spiegel:
“Che siano stati due siriani a consegnare Albakr, per noi significa molto. Abbiamo la sensazione di poter dimostrare che non siamo come lui: che lui è l’eccezione, mentre noi siamo la maggioranza”.
Per ora, si può evitare di aggiungere altro.
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