Medio Oriente
7 ottobre verità e propaganda
“Solo partendo dalla ricostruzione della verità e dalla contestualizzazione storica di un evento che ha scatenato un conflitto si può giungere a una risoluzione pacifica di quest’ultimo”.
Quest’affermazione apre il libro indagine di Roberto Iannuzzi, Il 7 ottobre tra verità e propaganda (Fazi editore) nelle librerie in questi giorni.
L’autore è un ricercatore e analista di politica internazionale.
Cosa sia davvero successo il 7 ottobre è ancora in gran parte da scoprire, mancano del tutto indagini meticolose e approfondite.
Il problema per noi occidentali è però che la quasi totalità dei media a nostra disposizione ha divulgato in maniera acritica la versione ufficiale israeliana, senza mettere in risalto e discutere i suoi punti oscuri e la sua deliberata volontà di alimentare la propaganda utile a giustificare l’inconcepibile campagna militare successiva che ha portato a radere al suolo Gaza e a causare un numero incredibile di morti civili, la gran parte bambini.
Ci sono essenzialmente tre questioni che Iannuzzi ricostruisce in maniera documentale con ampio ricorso a citazioni di media israeliani e indagini di giornali indipendenti e che sono molto più controverse della versione ufficiale.
Innanzitutto le cosiddette atrocità commesse da Hamas: le decapitazioni di bambini, le donne sventrate, le violenze sessuali e altre indicibili atrocità.
La gran parte di questi episodi sono stati smentiti o dalle stesse autorità israeliane, cioè dalla polizia, o da indagini della stampa israeliana. Il che non significa, naturalmente, che Hamas non abbia massacrato dei civili. Ma una versione da film dell’orrore è un’operazione narrativa del governo israeliano, recepita dalla stampa occidentale, per demonizzare o disumanizzare Hamas e i gruppi della resistenza palestinese.
La questione degli stupri è estremamente difficile da districare, perché è sulle violenze sessuali che è stata fatta la maggior propaganda. Ma nel momento in cui si indaga, le prove effettive non ci sono. Non ci sono testimonianze dirette, autopsie o testimonianze fotografiche, che confermino in maniera indubitabile che ci siano stati degli stupri: ci sono solo testimonianze indirette, anche poche in realtà, che possono far ipotizzare che degli episodi si siano verificati. Ma smentiscono completamente la tesi della violenza sessuale sistematica, usata come arma di guerra, e quella ripetuta più volte dal governo israeliano per cui i vertici di Hamas avevano ordinato espressamente di compiere questo tipo di violenza.
C’è anche un rapporto dell’Onu, in cui si conferma che possono esserci stati degli episodi di stupro e violenza sessuale, ma anche qui relativamente pochi. Dunque la martellante campagna mediatica promossa da Israele e avvallata dai media occidentali sugli stupri di massa compiuti da Hamas è servita più che altro come giustificazione di fronte alla spaventosa catastrofe umanitaria per la campagna militare condotta da Netanyahu a Gaza.
C’è poi da capire il comportamento dell’esercito israeliano e nello specifico l’eccessivo ricorso all’uso della forza. La risposta militare israeliana è stata tardiva e disorganizzata, ma secondo moltissime testimonianze è stata eccessiva. L’esercito ha fatto ricorso ad armi pesanti, come carri armati ed elicotteri da combattimento, in contesti urbani. Ci sono video, usciti sulla stampa israeliana, in cui si vedono gli elicotteri sparare indiscriminatamente ai veicoli che viaggiano tra gli insediamenti e Gaza. È probabile che in molti di quei veicoli ci fossero degli ostaggi. Indagini successive al 7 ottobre hanno confermato che la priorità dell’esercito in quei momenti convulsi è stata impedire a ogni costo il rientro in Gaza dei miliziani palestinesi. Erano bersagli da colpire anche se ciò avrebbe messo a rischio la vita degli israeliani sequestrati.
La terza questione è il cosiddetto fallimento dell’intelligence: Gaza è uno dei territori più sorvegliati al mondo con strumenti sofisticatissimi e i servizi segreti israeliani sono tra i migliori al mondo, quindi il fatto che non abbiano avuto avvisaglie dell’attacco lascia interdetti. La barriera di sicurezza che circonda Gaza è integrata da dispositivi di rivelamento come robot, droni e veicoli terrestri senza equipaggio supportati da intelligenza artificiale, protetta da sistemi d’arma controllati a distanza. Un complesso tecnologico e ingegneristico senza eguali nel mondo.
In realtà notizie c’erano ed erano numerose. Da un’inchiesta del New York Times, pubblicata nel novembre 2023, è emerso che l’intelligence israeliana da un anno aveva un documento segreto, “Le mura di Gerico”, che era una descrizione esatta dell’attacco del 7 ottobre. Ci sono stati numerosi allarmi, lanciati anche dalle soldatesse che hanno compiti di osservazione negli avamposti raccolti proprio dai sofisticati sistemi di osservazione attorno alla Striscia, ma non sono stati ascoltati.
Rimane un’amara constatazione da fare. Se i media occidentali fungono da meri portavoce dei Governi, siano essi quello israeliano o quello americano, le decisioni politiche dei cittadini (ad esempio il voto) che sono fondate su una realtà costruita dalla propaganda come possono non avere esiti disastrosi?
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