Terrorismo
5 anni fa la Germania scopriva l’esistenza dello NSU: ed il Governo?
Cinque anni fa, il 4 novembre 2011 con il ritrovamento ad Eisenach dopo una rapina dei cadaveri di Uwe Böhnhardt ed Uwe Mundlos in un camper incendiato, la Germania scopriva l’esistenza del gruppo neonazista Clandestinità Nazionalsocialista (Nationalsozialistischer Untergrund, in breve NSU). Dal 2011 in 288 casi imputati di estrema destra si sono richiamati allo NSU.
Lo indica nella sua pièce teatrale di denuncia sociale, portata in scena a Monaco in questa settimana, “Off the record – die Mauer des Schweigens” (Inufficiale – il muro del silenzio) l’autrice Christiane Mudra.
I dialoghi di scena sono coraggiosi e documentati ma sollevano anche dubbi non verificabili. Si ipotizza che nel 2003 ben 3 informative da diversi servizi segreti stranieri -2 più di quante agli atti delle varie indagini- avrebbero avvisato le autorità tedesche della costituzione di una cellula terroristica clandestina neonazista. L’ultima sarebbe stata direttamente inviata anche al Cancellierato ed avrebbe specificato che degli omicidi erano già stati commessi. Che non ci sia copia di questa comunicazione per l’autrice è da ricondurre al muro di silenzio che le autorità avrebbero costruito attorno alla vicenda. Uwe Böhnhardt, Uwe Mundlos e Beate Zschäpe erano in clandestinità dal 1998 e nel 2003 c’erano già stati 4 omicidi ed un attentato che sono stati poi univocamente ascritti al gruppo.
Nel lavoro teatrale si adombra anche che la stessa Procura Generale della Repubblica avrebbe formalmente autorizzato l’assunzione di Thomas Starke -il neonazista che le indagini hanno poi rivelato avere fornito del TNT a Uwe Böhnhardt ed Uwe Mundlos- come informatore della polizia criminale di Berlino. Ci si inalbera che, nominalmente per errore, negli uffici della Procura nel 2014 sarebbe stato distrutto il diario di Jan Werner; produttore della band di estrema destra Landser e ritenuto tra i fiancheggiatori dello NSU. Criticato anche il mancato interesse alla figura di un ulteriore informatore: Ralf Marschner. Questi potrebbe avere dato lavoro ad almeno uno dei fuggiaschi e fornito al gruppo i mezzi di trasporto per raggiungere Norimberga e Monaco, dove si sono registrate altre vittime. Marschner in effetti vive beatamente in Svizzera, apparentemente senza rischio di essere estradato.
La Procura Generale ha da tempo annunciato di avere avviato indagini nei confronti di altri 9 sospetti ma, nel lavoro teatrale la si accusa di temporeggiare per lasciare che i reati di favoreggiamento cadano in prescrizione. Non si dà conto che nel processo ai primi 4 fiancheggiatori ed all’unica superstite del trio, in corso a Monaco di Baviera per iniziativa dalla stessa Procura Generale, la sentenza deve ancora formalmente statuire se c’era giuridicamente un gruppo terroristico. Eventuali accuse di concorso in omicidio sarebbero poi anche sempre perseguibili.
La più parte dei fatti citati nei dialoghi messi in scena da Christiane Mudra tuttavia è riconducibile a qualcosa di ben più di mere illazioni. A cinque anni dall’emergere della sigla NSU nelle coscienze dei tedeschi e 3 e mezzo di processo, denunce delle parti civili, libri e dibattiti, le domande di fondo sono rimaste sempre le stesse: quanti sono stati tutti i coadiutori del gruppo, quale ruolo hanno avuto i servizi nella copertura di reati di informatori e nella mancata individuazione tempestiva dei rifugi del trio, come sono state scelte le vittime? A questi si sono ancora aggiunti dei nuovi quesiti: il ruolo che i fuggiaschi potrebbero avere avuto nella diffusione di materiale pedo-pornografico e nella specifica scomparsa di minori e come mai non sono stati individuati quando già nel 2000 un testimone, un poliziotto, indicò di avere riconosciuto Beate Zschäpe a Berlino mentre pareva spiare una sinagoga nella Rykestrasse?
Nonostante 12 commissioni di inchiesta parlamentari, talune ancora in corso, dei Länder e del Bundestag la piena chiarezza -la “lückenlose Aufklärung”- promessa dalla Cancelliera ai familiari delle vittime e stata per ora raggiunta solo in minima parte. Il Ministro della Giustizia Heiko Maas -riporta la ZdF- ha posto loro le sue scuse. Chissà se troverà l’occasione per farlo anche Angela Merkel quando proprio a Monaco il 9 novembre riceverà la medaglia d’oro della comunità ebraica in occasione del decennale della ricostruzione della sinagoga principale ed a 78 anni dai pogrom nazisti? L’odio cieco ha la stessa matrice.
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