Questioni di genere
Si puniscano i comportamenti, non si censurino le idee: il caso del dr. Strumia
“Lo stile è un modo semplice per dire cose complesse” scriveva Jean Cocteau.
È difficile farsi un’idea del tono, dunque dello stile e infine del linguaggio complessivo che il dr. Alessandro Strumia, fisico e professore all’università di Pisa, decise di impiegare durante la sua presentazione tenuta al CERN venerdì scorso, intitolata: Teoria delle alte energie e gender. Per gente come me (e forse anche qualcuno tra di voi) che a quella conferenza non ha partecipato, risulta alquanto complicato circoscrivere il pensiero del fisico italiano senza averlo potuto ascoltare direttamente o indirettamente (tramite audio o video di quei giorni che, al momento preciso in cui scrivo, non sono ancora usciti). Dico questo perché, nonostante il CERN avesse provveduto rapidamente a rimuovere le slides utilizzate dal professore italiano durante quella conferenza, quelle slides sono ora reperibili sul sito di buzzfeednews e, dunque, consultabili da tutti coloro che volessero approfondire, sottraendo un’oretta del loro prezioso tempo all’indignazione dall’hashtag facile, andando al di là dei titoli dei giornali. Queste slides sono l’unico mezzo rimasto in nostro possesso, dopo la condanna e censura del CERN, per giudicare l’accaduto.
La maggior parte di esse contiene ‘complicati’ grafici, statistiche, citazioni e proiezioni che vogliono portare all’attenzione degli ‘addetti ai lavori’ delle facoltà STEM due tesi abbastanza semplici e banali, anche se per molti, dal sapore amaro e controverso: vi sono due teorie, una che denuncia sessismo, misoginia e un imperituro sistema patriarcale che mette in difficoltà e mina in continuazione il potenziale femminile nel campo delle scienze; l’altra che guarda alle scienze indipendentemente dal sesso di coloro che le praticano e punta a premiare la qualità delle idee infischiandosene delle implicazioni morali e sociali rispetto alla necessaria ed auspicabile parità di genere, promulgate dalla prima. La prima teoria viene definita ‘mainstream’ mentre la seconda ‘conservatrice’. Alla presentazione di queste due teorie, seguono una ventina di slides con cui il professore di fisica italiano cerca di smontare la prima teoria a favore della seconda, mostrando come le politiche attive messe in atto dai dirigenti di un numero sempre crescente di università in questi ultimi anni, ed indirizzate a riequilibrare un divario tra uomini e donne nel campo scientifico creatosi per ragioni storiche ben precise, abbia di fatto prodotto, nella realtà presente di tanti atenei, una discriminazione al contrario e paradossale nei confronti degli uomini. Giusta o sbagliata che sia, possiamo dire due cose a riguardo di questa analisi, una rispettivamente sulla Storia e l’altra sul presente. Sulla Storia, visto che non si può modificare ed è spesso difficile da riscrivere, invece che esprimere un giudizio puramente morale, bisognerebbe dedicarci una analisi diacronica che ne mettesse in luce tutte le componenti critiche tenendo sempre conto del contesto preciso da cui esse sono tratte. Sul presente invece: quando in un concorso di fronte a pari qualifiche (ma anche in loro assenza, in alcuni casi come sottolineato da Strumia stesso) si dà priorità ai rappresentanti delle cosiddette ‘minoranze’ (in questo caso donne, introducendo le quote rosa, ma vi sono altri contesti in cui si danno priorità a minoranze etniche o sessuali, basti vedere come viene recrutato il personale accademico nelle università inglesi) ciò che si danneggia non è la categoria degli uomini, di cui potremo anche fregarcene per un momento, ma le scienze stesse (un discorso simile si potrebbe fare anche per le materie umanistiche e per le arti).
Persino banale sarebbe domandarsi se di fronte al sopraggiungere di una malattia grave volessimo essere prontamente visitati e curati da un primario competente (non importa se bianco, nero, donna o uomo) o ci preoccupassimo di chiamare la segreteria dell’ospedale prima dell’appuntameto per assicurarci che le politiche di parità di genere siano state pienamente rispettate dall’istituto sanitario. Leggere alcune frasi, pompate dai titoli dei giornali, ma che infine appaiono anche nelle slides in nostro possesso, quali per esempio: “La Fisica è stata inventata dagli uomini, e non è su invito’, non ci può far piacere! Ma al di là della loro intrinseca antipatia, bisognerebbe capire con che intento queste frasi siano state pronunciate. Esse di per sé, estrapolate dal loro contesto, riportano nella loro banalità un dato di fatto difficilmente confutabile che si potrebbe, levando dal campo la sintesi polemica di Strumia, parafrasare così: lo studio della storia delle discipline scientifiche ci presenta, nel susseguirsi e dipanarsi dei secoli scorsi, una serie infinita di situazioni che ai nostri occhi risultano aberranti, come per esempio aver lasciato solo agli uomini la possibilità di approfondire lo studio di certe discipline e aver conseguentemente discriminato le donne nel campo delle scienze per secoli e secoli a venire.
Ma allora, i casi sono due: 1) Strumia utilizza questa tesi per confutare l’ovvio, chiosando con questa frase ‘la fisica non è su invito’ con l’intento di denunciare le politiche liberal messe in atto da tante università che sembrano voler anteporre alla meritocrazia, un ideale di parità di genere. Tesi che merita di essere dibattuta e non allontanata in nome del politicamente corretto. 2) Strumia è misogino e tutto sommato confonde la storia con la biologia: le donne sono per ‘natura’ non portate alle scienze, meglio lasciarle indietro. Tesi che oltre ad essere inaccettabile risulta oggi, per fortuna, ridicola.
Quali dei due moventi abbia animato lo spirito dannato del dr. Strumia durante questa infausta conferenza non ci è dato sapere. Dal CERN hanno preferito tagliare corto: “Noi non possiamo tollerare questo genere di comportamento”, spostando il dibattito dal piano delle idee a quello del comportamento.
A noi, che a questa conferenza non abbiamo partecipato, risulta difficile – come sostenevo in apertura – giudicare i toni e lo stile del professore Strumia che meglio ne definirebbero le ‘intenzioni’ ed il “comportamento” condannato dal CERN. Purtroppo, non ci restano che queste slides su cui però possiamo provare ad esercitare il nostro giudizio critico. Su di esse possiamo, come suggerisce il CERN con la sua sospensione (seguita da quella del Infn), rigurgitare risentimento ed indignazione, allontanandole dagli occhi e dunque dalla mente. Oppure le possiamo leggere, studiare e, se riteniamo contengano dati falsi o maliziosamente alterati, cercare di confutare.
La censura, se sul piano dei comportamenti si traduce in una inevitabile punizione, sul piano delle idee è e sarà sempre inaccettabile.
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