Questioni di genere
Lo scandalo molestie che ha coinvolto Sangalli, presidente di Confcommercio
Uno dei più potenti uomini italiani degli ultimi decenni è al centro di uno scandalo i cui contorni sono ancora tutti da chiarire. Carlo Sangalli, “Carluccio” per gli amici, nato a Porlezza (meno di cinquemila anime nella provincia di Como) il 31 agosto del 1937, è oggi Presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia. Abituato alle attenzioni delle cronache come capo dei commercianti, e come politico di lungo corso, ora è finito sulle pagine dei giornali per un “affare” di ricatti e molestie.
Nel 1968, Sangalli viene eletto per la prima volta deputato nelle liste della Democrazia Cristiana, ed è stato più volte confermato rimanendo alla Camera fino al 1994. È stato Sottosegretario di Stato al Turismo e allo Spettacolo del Governo Andreotti III (31 luglio 1976 – 11 marzo 1978) e Questore della Camera dei deputati dal 9 luglio 1987 al 22 aprile 1992.
Imprenditore nel settore del commercio di automobili, è stato titolare del concessionario FIAT “La Padana” di Sesto San Giovanni, entrando a far parte del Consiglio Direttivo dell’Unione del Commercio del Turismo dei Servizi e delle Professioni della Provincia di Milano nel 1973. Nel 1995 ne viene eletto Presidente e da lì comincia la sua scalata all’interno della Confederazione Generale Italiana delle Imprese, delle Attività Professionali e del Lavoro Autonomo.
Ad accusarlo oggi è la sua ex segretaria. «Ho dovuto subire proprio dal mio massimo superiore (il Presidente Sangalli) un’atroce attenzione sessuale diventata giorno dopo giorno una vera e propria ossessione alla quale con tutte le mie forze mi sono ribellata»- rileva Il Corriere che ricostruisce la vicenda pubblicando sms e conversazioni. «Ho cercato di ragionare con lui, ho pianto davanti a lui, l’ho supplicato di lasciarmi stare. Sono arrivata a dovermi difendere fisicamente da lui per togliere le sue mani che tentavano l’approccio sul mio corpo».
Le parole della donna (che non ha mai presentato denuncia) sarebbero quelle contenute in un messaggio che risulta inviato il 20 marzo 2014 al cellulare di Duilio Aragone, uno dei collaboratori più stretti del presidente Sangalli, ed è contenuto in una consulenza tecnico-legale eseguita su incarico della signora a settembre scorso, tre mesi dopo la lettera con la quale tre vice presidenti chiedevano proprio a Sangalli di dimettersi per «ragioni etico-morali». Aragone, però, ha confermato di aver ricevuto dalla donna soltanto una lamentela che riguardava in realtà una sistemazione alberghiera. Sangalli afferma di non aver mai saputo niente del messaggio.
A confermare che nel 2014 la segretaria si fosse confidata raccontando dei suoi problemi con Sangalli è Pietro Agen, un ex vice presidente dell’Associazione. «Un collega e amico mi disse che la signora, mesi prima del settembre 2014, gli aveva parlato di molestie sessuali», afferma Agen, che aggiunge: «Il fatto stesso che già ci fosse stato un trasferimento, mi confortava nei sospetti che fosse accaduto qualcosa».
Nel suo messaggio la signora, inoltre, racconta di essere «arrivata a vomitare spesso nel bagno dell’ufficio, ad avere uno stress tale da dover ricorrere per ben due volte al pronto soccorso per tachicardia e pressione altissima», ma di non aver mai raccontato nulla per la paura di essere coinvolta in un vero e proprio scandalo. Solo dopo essersi confidata con alcuni colleghi la donna avrebbe avuto il coraggio di rivolgersi ai suoi superiori ottenendo un trasferimento nell’ufficio del direttore generale Francesco Rivolta. Lo stesso Rivolta avrebbe testimoniato alla donazione di 216 mila euro in favore della donna di fronte a un notaio ed è stato poi licenziato a ottobre da Sangalli che lo ha anche denunciato con la donna e i tre vice presidenti (Maria Luisa Coppa, Renato Borghi e Paolo Uggé) per estorsione e diffamazione.
C’è poi un video presente nella consulenza. Le immagini non sono rilevanti ma l’audio è quello di una conversazione (sempre riportata da Il Corriere) tra Carlo Sangalli e la signora cominciata alle 10,07 del 4 aprile 2012, due anni prima del messaggio ad Aragone. I due parlerebbero di questioni di lavoro e poi la allora segretaria ringrazia il suo capo per un aumento di stipendio. «Io non c’entro niente! Eh, bene, sono contento», risponde Sangalli. Quindi la signora esordisce: «Non posso più lavorare per lei». «Perché?», domanda il Presidente. «Perché non ce la faccio, perché questa situazione mi sta creando veramente disturbi psicologici». Lui sembra non capire: «Quale situazione?». «Questa qui nostra, insomma, nostra nel senso queste, magari, queste cose un po’… queste attenzioni, queste cose io non, non riesco a… non riesco presidente», prosegue assicurando di non voler creare problemi e ufficializzare il trasferimento con la scusa di un carico di lavoro eccessivo. Sangalli però è stupito e le chiede di restare alla segreteria ma la donna non sembra convinta: «Sì presidente. Anche un mese fa, si ricorda, avevamo detto basta». «Basta, basta, basta, basta», ripete Sangalli. Lei: «E invece poi non è così».«Da parte mia basta. No basta basta, basta, basta, basta», la interrompe. «Eh da parte sua! È da parte sua! Perché non è che sono io che… capito?» puntualizza la signora. Sangalli le chiede di restare ancora un mese, assicurando che: «No è chiuso, va che non succede più» e chiude l’argomento con un «devo andare a confessarmi. Eh allora basta eh». «Quindi che fa? Si confessa e via, finisce tutto», replica la donna.
Il prossimo 14 novembre, per la prima volta, si incontreranno in una sede istituzionale da un lato Sangalli, dall’altro Renato Borghi, Maria Luisa Coppa e Paolo Uggè. I tre dei sette vice presidenti sono quelli che lo scorso scorso hanno sollevato il polverone chiedendo le dimissioni al presidente, che peraltro, firmò due lettere di dimissioni in bianco.
Stando a quel che afferma Sangalli non si sarebbe verificata nessuna molestia ai danni della sua ex segreteria ma anzi, si sarebbe verificato un vero e proprio complotto ai suoi danni: «Innocente, ma era impossibile difendermi, per questo ho ceduto alle richieste di soldi». L’uomo però non hai mai denunciato la cosa alla magistratura, ma oggi presenta una denuncia per diffamazione ed estorsione.
«Il presidente è stato oggetto di una lunga e ben orchestrata sequenza di episodi, di minacce e lettere anonime, di una violenza psicologica che lo ha profondamente segnato», si legge in un comunicato di Confcommercio che giustifica così perché pagò «pur non avendo alcuna colpa» e non avendo mai «mancato di rispetto a nessuno dei suoi collaboratori». Al pagamento sarebbero seguite richieste di dimissioni «con toni minacciosi».
Durante il Consiglio direttivo del 14 di novembre oltre a prendere in esame la riorganizzazione interna che ha comportato la risoluzione del rapporto di lavoro con il direttore generale Francesco Rivolta, Sangalli relazionerà sui recenti fatti di cronaca.
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Foto di copertina di Massimiliano Scarabeo
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