Questioni di genere
Quel coraggio dell’amore che fa paura alla Cei: Weekend
Quanto fa paura la normalità della diversità?
Alla Conferenza Episcopale Italiana, probabilmente, fa più paura dello scandalo sollevato da decine di preti pedofili e denunciato da un’impeccabile giornalismo che finisce per vincere l’Oscar.
Probabilmente, appunto, due giovani uomini che vivono la quotidianità di un amore complesso e profondo quanto qualsiasi altro amore ci gettano troppo nel nostro tempo, aprono il vaso di Pandora delle possibilità reali di una vita imperfetta e uguale a tante altre. Dalla mordente solitudine alla lotta per restare a galla nonostante il mondo.
“Strordinariamente autentico” per il Guardian, “Uno dei punti più alti del cinema inglese” per The Independent, “Puro calore umano” per The Telegraph, “Una delle più belle storie d’amore” per il Boston Globe, per la Cei “Weekend”, opera prima di Andrew Haigh distribuita da Teodora Film, è semplicemente “sconsigliata, inutilizzabile e scabrosa”, così si è espressa la puntuale, analitica e terrorizzata Commissione nazionale per la valutazione dei film. Cosa ci viene in mente, se non una irrefrenabile paura che qualcuno guardandola riconosca se stesso nella trasgressione di uno schema? Badate bene: non ci sono scene scabrose, di sesso esplicito o di ostentazione, ma c’è quella stessa autenticità disarmante che abbiamo visto in Carol, c’è il coraggio di rendere normale una storia che ha tutto il diritto di esserlo, considerando che è l’esordio dello stesso regista dell’acclamato “45 Anni”, forse non ostacolato dalle alte sfere ecclesiastiche perchè racconta di un lungo matrimonio e di una crisi fra etero.
Il risultato è che la (nemmeno troppo) morbida censura ne ha impedito l’approdo in tante sale d’essai del nostro paese – anche quelle di laica gestione ma sorte tra mura parrocchiali o di sacra proprietà, in tutto millecentoventisei, molte cosiddette “sale d’eccellenza” e non certo piccoli cinema di quartiere – relegando ad una manciata di schermi la proiezione di un film già passato al vaglio dei controlli del Ministero dei Beni Culturali. C’è da ringraziare comunque per la pubblicità indiretta che la polemica ha creato, seppur accendendo riflettori di disgusto.
Succede anche a Mantova, nemmeno 50 mila abitanti, una storia gloriosa e un titolo importante di Capitale Italiana della Cultura 2016, che auspichiamo sappia spendere più con coraggio che con forzata diplomazia: qui il Cinema del Carbone (www.ilcinemadelcarbone.it) associazione che gestisce con cuore, passione e trasversalità assoluta di temi proposti la Sala Oberdan, programma “Weekend” fino al 20 marzo. Poi chissà, per certi in periodo di Pasqua questo film sembrerebbe quasi una dichiarazione di guerra, tra etica e buon gusto.
“Prima di tutto è un bel film e come tale va guardato – dicono loro, abituati a vagliare, selezionare, costruire e promuovere rassegne e film pescando talvolta anche storie di ben più scottanti attualità – Non ha nulla di improponibile o sconsigliabile, anzi: racconta di due ragazzi che vivono un sentimento, senza estremizzarne mai il senso, senza sottolineare volutamente il rapporto omosessuale”. Solo un amore, insomma. E dite poco? Raccontare l’amore, e farlo emozionando, senza cadere in luoghi comuni, è tra le sfide più ardue di qualsiasi linguaggio.
“Weekend” ci riesce, per questo prima di certi giudizi va ascoltato ciò che vi sa empaticamente e semplicemente smuovere, come fa ogni film. Intanto, si premia il coraggio di chi lo propone e dimostra che dovremmo avere paura solo del silenzio.
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