Questioni di genere

Perché dovremmo essere grati al #fertilityday

di
22 Settembre 2016

Dici #fertilityday e ti infuri. Pensi a un’epoca fascista in bianco e nero, i figli della patria, i figli con le donne a casa (donne che non hanno bisogno di assistenza, di tutele, di garanzie e che allo stesso tempo mettono in moto l’economia, come direbbe qualcuno). Dici #fertilityday e pensi alla tua amica che non può avere un figlio, che le ha provate tutte e che vedendo quelle immagini scoppia a piangere, e si sente uno schifo. Ancora peggio del solito. Dici #fertilityday e pensi: ma perché con i miei soldi questa campagna che mi offende, ed è sessista, ed è razzista ed è l’esempio che il Ministero della Salute non solo non ha rispetto per me (che figli per adesso non ne voglio avere), ma neanche per chi non riesce ad avere un bambino pur desiderandolo?

E poi ci rifletti, e trovi che sia talmente grossolana (fatta con le prime immagini trovate, con slogan ridicoli, zeppa di riferimenti scorretti) che inizi a credere che sia frutto del sabotaggio dell’agenzia di comunicazione che la ha orchestrata, frutto del sabotaggio dell’equipe del Ministro Lorenzin e tesi masochistica della stessa. Forse (o, meglio, c’è da augurarselo) sapevano tutti di star facendo una grande schifezza e l’hanno perpetrata volontariamente. L’hanno portata avanti per spirito di autolesionismo, per far scaturire una reazione. Qualsiasi cosa, purché se ne parli. Qualsiasi cosa per far vedere che sono qui, che ho qualcosa da dire, che faccio cose per la gente. Cose sbagliate, raffazzonate, improvvisate. Ma pur sempre cose.

Approvare una donna con una clessidra in mano che dice “La bellezza non ha età. La fertilità sì” e intanto si indica il pancino è non solo un affronto alla storia della pubblicità italiana, ma l’incarnazione stessa di un ministero che cerca di abortire se stesso. Ed è per questo che dovremmo essere grati al #fertilityday perché è un tentativo maldestro, basculante e ridicolo di impostare una campagna di sensibilizzazione, e lo fa con strumenti prettamente italiani (il grottesco involontario in primis).

Mettete da parte, per un attimo, che a divulgare la campagna (per ben due volte) sia stato il Ministero della Salute Italiano. Sarete d’accordo con me che il #fertilityday e chi lo ha concepito sono l’amico scemo che tutti vorremmo aver avuto al liceo: ti fanno incazzare e poi ridere, perché sai che non possono essere presi sul serio.

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