Costume
Monica Sambo è una consigliera di minoranza come me
Monica Sambo è una consigliera di minoranza come me.
Come me, la consigliera Monica Sambo avrà forse sperimentato la frustrazione di non vedere ammessa alcuna proposta, per quanto buona sia, in Consiglio Comunale. Qualsiasi mozione presentata viene automaticamente bocciata, qualsiasi interrogazione vista – se va bene – come un fastidio.
Chiedere delucidazioni sullo stato della casa di riposo devastata dal COVID19, chiedere di mettere a posto l’entrata della scuola che si allaga per le piogge, chiedere di preservare il patrimonio arboreo del paese, piccole o grandi richieste su temi di ordinaria o straordinaria amministrazione, è come parlare a vuoto.
Tuttavia, come me, come tante altre donne, la Consigliera Monica Sambo ha sperimentato purtroppo qualcosa di più.
“ …. ̀ … Deve essere onesta e dire alle persone che l’hanno votata e le hanno dato le preferenze che sono buttate via!” ha detto il Sindaco alla Consigliera Monica Sambo durante il Consiglio Comunale.
E come me, anche la Consigliera Sambo è rimasta sconcertata dall’assordante silenzio di chi (cito testualmente) “ e le derubrica a folclore o sceneggiata. I silenzi di chi di vario tipo contro la violenza di genere (alle volte anche coloro che hanno ruoli) ma poi quando c’è bisogno di difendere una donna, o di manifestazione la propria solidarietà, ”.
Sono passate due settimane dall’ultimo nostro Consiglio Comunale, dove, in diretta streaming, sono apparsi i messaggi whatsapp misogini, violenti e terribili del Sindaco e di un Assessore. Il video è stato subito rimosso dal canale Youtube del Comune, per poi ricomparire dopo diversi giorni, vergognosamente censurato.
Sono passate due settimane e il silenzio si è fatto pietra. Nessun messaggio di scuse, nessuna spiegazione.
Solidarietà a lei, consigliera Monica Sambo, e a tutte noi donne che subiamo costantemente simili angherie. Sono episodi che si verificano troppo di frequente, nei luoghi di lavoro, nella vita quotidiana, ma è davvero miserevole vedere che anche in una sede istituzionale si possano esercitare forme di violenza sulle donne.
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