Questioni di genere
Letta ha ragione: è ora di valorizzare le donne nella Chiesa!
Quest’oggi nel briefing all’assemblea generale della CEI, il vicepresidente Monsignor Franco Giulio Brambilla ha risposto alla domanda di un giornalista che, citando l’intervista di Enrico Letta sul Corriere della Sera nella quale auspicava l’apertura all’ordinazione delle donne, gli chiedeva se temesse che con l’ascolto del popolo previsto nel prossimo Sinodo italiano, sarebbero emerse le stesse domande (tra cui quella sulle donne) del percorso sinodale tedesco. Curioso che ci sia voluto un segretario di partito a porre la questione della valorizzazione delle donne come una delle urgenze per la Chiesa cattolica in una fase sinodale, ma la cosa davvero interessante è stata la risposta del presule al giornalista: “pensi davvero che un’apertura di ascolto in Italia, con la tradizione che abbiamo, abbia la consistenza di porre domande dello stesso tipo di quelle tedesche?”.
Ebbene, da donna che si impegna per la parità delle donne nella Chiesa vorrei poter dire al Monsignore, con tutta la forza possibile, che sì! In Italia esattamente come in Germania le donne sono capaci di vedere la condizione di subalternità che vivono, i laici sono molto più consapevoli e stufi di quel che pensa, le donne se ne stanno andando dalle parrocchie mentre i giovani già sono lontani e soltanto un ascolto vero di tutte le istanze esistenti può dare un senso al sinodo che ci si appresta a celebrare. Altrimenti sarà solo una triste farsa.
La cosa che colpisce in queste parole è però il fatto che da un lato sminuiscono il percorso tedesco, considerandolo inopportuno e anzi illegittimo (“l’istanza inferiore non può decidere dal basso… Non ci è concesso, perché questo è il senso della Chiesa” ha detto), dall’altro salutano con sollievo l’idea – tutta clericale – di un popolo di Dio quieto e silente, che non pone questioni spinose… perché questa sarebbe la “nostra tradizione”. Pensa davvero che il laicato italiano non abbia la consistenza di porre questioni difficili: dagli abusi al governo della Chiesa, dalla parità per le donne al trattamento riservato ai fedeli legbtq? Se lo pensa si sbaglia.
Certo, non è un sinodo locale a poter decidere dell’ordinazione delle donne, lo sappiamo benissimo, ma da un sinodo locale può e deve venire la voce libera, perché liberata, dei discepoli di Gesù, che hanno a cuore la Chiesa non come istituzione da preservare, ma come corpo vivente, come sposa che si rende attraverso la storia sempre più degna del suo sposo.
Nella sua Lettera al popolo di Dio, Papa Francesco denunciava una forma di governo che tiene i laici “in margine delle decisioni” e allora o il Sinodo si disporrà a questa conversione nel senso della corresponsabilità con i laici e – tra questi – con le donne, oppure sarà davvero povero di significato.
Speriamo che le premesse siano ben altre da quelle prefigurate oggi, come hanno chiesto una ventina di sigle laicali in una lettera ai vescovi di pochi giorni fa: “Solo un processo di profondo ascolto, di autentica discussione, di dialogo sincero, di ricerca comune e di deliberazione condivisa, che implichi tutte le componenti del corpo ecclesiale e tutte le voci (comprese quelle ferite o critiche e interpellando anche i fratelli e le sorelle delle altre Chiese cristiane), chiamate a esprimersi su un piano di parità, con piena libertà e senza argomenti proibiti, può, infatti, innescare quella conversione pastorale sempre invocata”.
Questo è il laicato cattolico, è importante che i pastori se ne rendano conto, altrimenti riceveranno amare sorprese quando il percorso sinodale inizierà…
E non siamo più in un’epoca in cui si possano mettere a tacere le voci dissonanti.
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