Costume
Lena Dunham e la rivincita delle imperfette
“Dolce è la vendetta, specialmente per le donne”, scriveva Byron il poeta. E Lena Dunham la sua piccola vendetta l’ha servita via Instagram.
“Era l’estate del 2010”, scrive la regista, attrice e sceneggiatrice statunitense, “quando ho costretto mia madre a scattarmi una foto e casualmente poi l’ho inviata al tizio che mi piaceva. Lui non mi ha mai risposto, io adesso la condivido con 2,1 milioni di follower. Goditela un po’!”.
Ventinovenne prodigio, Lena Dunham è nata e cresciuta a New York. Figlia dell’artista e fotografa Laurie Simmons e del pittore Carrol Dunham, Lena ha studiato scrittura creativa, ha una sorella attrice che le ha sempre dormito addosso, qualche chilogrammo di troppo e un disturbo ossessivo-compulsivo che cura ancora oggi con farmaci antidepressivi.
Nel 2011 lavora, con una produzione appoggiata da Judd Apatow, per il canale via cavo HBO, alla serie televisiva Girls, che dirige, scrive e della quale è protagonista. Il ruolo di Hannah Horvath, interpretato magistralmente e per alcuni aspetti autobiografico, le vale il Golden Globe 2013 come migliore attrice in una serie tv, ma anche un Golden Globe per la miglior serie comedy.
Girls (nel mese di febbraio alla sesta e ultima stagione) racconta, senza moralismi e ipocrisie, le vicende di quattro giovani donne degli anni 2000, trasferitesi a New York e alle prese con l’esercizio così difficile del costruirsi una vita; è un po’ il Sex and the City della “controcultura”. La serie ha collezionato successi di pubblico e critica, e Lena Dunham si è guadagnata il ruolo di quella che dovrebbe essere presa d’esempio dalle giovani donne della sua generazione, se mai dovesse servire averlo un esempio.
Nella sua autobiografia “Not that kind of girl-Non sono quel tipo di ragazza”, ormai best-seller, racconta molto di sé: diete fallite, paura della morte, problemi psichiatrici, amori finiti male e il sesso. Scrive della sua prima volta concludendo: “Nel rispetto della parità di genere, nessuno dei due ebbe un orgasmo”. Femminista, narcisista, libera, e per alcuni spregiudicata, la Dunham ha compreso che la vera ribellione passa dall’accettazione di sé e dal non vendersi per quello che non si è rincorrendo modelli femminili imposti e stereotipati. A chi le chiede di spiegare la scelta di mostrarsi nuda senza grossi problemi, risponde che “non è un atto di coraggio. Ci sono cose ben peggiori da fare, come pagare le tasse”. Lena Dunham ha costruito la sua fortuna sulla perseveranza ma soprattutto sulle proprie imperfezioni, quelle del fisico sì, ma anche quelle della mente, del cuore, e non è poco.
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