Questioni di genere
Le donne cattoliche unite per chiedere il voto
Dicono che le donne non sappiano fare squadra, ma ho il sospetto che questa sia una favola nera raccontata dagli uomini, ben consapevoli del fatto che quando le donne si uniscono non le ferma nessuno.
Il Sinodo dei Vescovi sui giovani è in corso in Vaticano e dei 300 partecipanti solo un decimo sono donne, tra queste ci sono religiose, ma anche laiche e giovani: nessuna di loro potrà esprimersi al momento della votazione del documento finale, documento che – se incontrerà l’approvazione di Papa Francesco – entrerà nel Magistero ecclesiale, ovvero in quel corpus dottrinale al quale tutti i fedeli del mondo devono fare riferimento. Ciò che maggiormente stride in questa situazione è l’apertura fatta con la recente costituzione apostolica (Episcopalis Communio) al ruolo dei laici e con la partecipazione con diritto di voto di due religiosi non ordinati, delegati dell’USG (l’organizzazione che comprende i Superiori Maggiori delle congregazioni maschili).
Religiosi maschi sì, religiose donne no.
Nell’ultimo mese il mondo femminile cattolico si è mosso dunque per porre la questione e non lasciare che questa fosse l’ennesima occasione mancata, per la Chiesa Cattolica, di restituire alle donne quel posto al tavolo delle decisioni dal quale sono estromesse da sempre.
Con una grande alleanza al femminile che ha viste coinvolte sigle di tutto il mondo sono state avviate diverse azioni: la campagna fotografica #votesforcatholicwomen, la lettera alle donne partecipanti al Sinodo e – da ultima – una petizione che in pochissimi giorni ha superato le 5000 firme e che chiede che almeno le religiose presenti possano votare.
Ieri i superiori maggiori dei domenicani, gesuiti e francescani conventuali hanno dato primi segnali di apertura sulla questione, ma nei giorni scorsi se ne era fatto portavoce già Padre Paolo Bizzeti, vicario apostolico d’Anatolia. L’alleanza con uomini, sacerdoti e laici, di buona volontà è senz’altro un grande aiuto, ma a riempire il cuore di speranza è l’alleanza femminile che – forse per la prima volta – la Chiesa sta vedendo. Dalle benedettine svizzere alle giovani italiane, americane, inglesi, indiane… tutte unite per dire alla Chiesa: noi ti amiamo, ma vogliamo essere pienamente riconosciute!
In un tempo in cui siamo sopraffatti dalle notizie crescenti degli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili, da parte di chierici e anche vescovi di tutto il mondo, vediamo andare in crisi la fiducia che i fedeli hanno nella Chiesa. Come se non bastasse emergono in maniera inedita le piccinerie, i giochi di potere, le meschinità e i tranelli che la gerarchia ecclesiastica ospita al suo interno, anche ai massimi livelli. Ebbene in questa crisi profonda, da credenti sappiamo di non poterci lasciar andare allo scoraggiamento, possiamo e dobbiamo scegliere di vivere questo tempo come un dolorosissimo venerdì santo, da affrontare con la fede nella Pasqua. Quindi eccoci qui coi fianchi cinti e i calzari ai piedi, disposti a fare la nostra parte (che sia piccola o grande) per ricostruire sulle macerie.
E io credo, credo fermamente, che come accadde 2000 anni fa con Maria Maddalena, anche questa Pasqua verrà annunciata da una donna, dalle donne.
Saranno le donne a portare l’annuncio a Pietro… non viceversa.
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