Internet
La vegana insulta i terremotati? Chiamala cagna
Questo il livello, questo il contesto. Categorie, compartimenti stagni e tanta bava alla bocca.
Accade che dopo il terremoto in Centro Italia una sconosciuta di nome Daniela Martani, di televisive ambizioni (comparsate a reality come Grande Fratello e La fattoria) e nota al momento solo come ex candidata a Roma con i Verdi e testimonial della dieta vegana, scriva su Facebook un commento di imbarazzante pochezza e vergognosa crudeltà. «Ma è stata inventata ad Amatrice la famosa amatriciana?», domanda sul social. A risposta positiva, commenta: «E vabbè ma allora è il karma». Come dire: giusto che muoia chi abita nel paese in cui è stata elaborata una ricetta così ricca di guanciale e pecorino. Una frase, un pensiero, di tale imbecillità da non meritare menzione. E invece.
Il commento viene prontamente rimosso, ma non prima di essere stato immortalato e riprodotto, pubblicizzato su vari siti, dando il via a quel circolo dell’odio di cui vive una certa, attivissima utenza di Facebook. E quando la (sempre meno) sconosciuta Martani corregge il tiro ma non si tira indietro, ovvero scrive un laconico, allusivo e chiarissimo “Il Karma non perdona”, ecco che a non perdonare sono i tantissimi hater subito accorsi sulla sua bacheca, ormai dimentichi del terremoto e solo desiderosi di sbranare e mettere al rogo la nuova eretica, e assieme a lei tutti coloro che si alimentano alla sua maniera, nonché il genere a cui appartiene.
Sì, perché della pioggia acida di insulti destinati all’inutile aspirante soubrette colpisce un dato: se c’è un numero di persone che la attacca in quanto vegana e con lei attacca i vegani tutti, inciampando nella classica fallacia del ragionamento per cui si eleva un singolo a paradigma di una intera categoria, ancor più nutrito è il gruppo che la insulta in quanto donna. O meglio, in quanto donna da attaccare. E di conseguenza (ma tanto consequenziale non dovrebbe essere) la attacca sul piano sessuale. Ecco dunque, da parte di uomini e donne, un florilegio di “cagna”, “mignotta”, “Quanti salsicciotti hai preso”, “Sei ancora in ginocchio” etc.
Dopo una certa ora sparisce dal profilo della (ormai non più) sconosciuta anche il secondo post, sostituito da un appello a donare sangue ai terremotati, disperato tentativo di rimediare alla doppia gaffe e di mostrare un volto umano. Ma niente da fare, ormai i commentatori sono in aumento e sono irrefrenabili. E a chi la accusa di lavorare come escort (graziosa traduzione degli epiteti rivolti alla donna) si aggiunge chi le augura di venire violentata in svariate maniere.
Tutta questa dedizione alla vita sessuale di una persona un tempo sconosciuta, probabilmente non brillante, decisamente poco sensibile e certamente poco accorta nell’uso dei social, ha purtroppo un terribile marchio, il sessismo. Puro, semplice, schietto, imbecille sessismo. Quel moto spontaneo e apparentemente inconsapevole per cui disapprovare le idee di una donna implicano l’autorizzazione ad attaccarla sul piano sessuale e ad augurarle una punizione, sempre di tipo sessuale.
Di questa querelle volgare, di questa volgarissima micro-parentesi in seno a una tragedia da cui tutti i leoni da tastiera avventatisi sulla bacheca di Martani sembrano essersi dimenticati, pur fingendosene addolorati, perché troppo impegnati a vomitare accuse sessuali sul capro espiatorio del giorno, ricorderemo questo. Che anche il legittimo moto di solidarietà per una cittadina travolta da una catastrofe e offesa da una poveretta è diventato scusa per dare prova di quanta arretratezza culturale e di quanto odio sessista questo Paese è capace.
Devi fare login per commentare
Accedi