Questioni di genere

Il femminismo alla svedese, l’ipocrisia alla Sinistra

17 Febbraio 2017

Che cosa ci si potrebbe aspettare da un governo che si proclama “il primo governo femminista del pianeta”? Forse, che non si inchini davanti al governo più misogino del pianeta? Evidentemente no! Le donne della delegazione del governo socialdemocratico svedese, che vanta addirittura una “politica estera femminista,” in visita ufficiale alla Repubblica Islamica dell’Iran, si sono coperte con il velo islamico.

L’ironia è ancora più pungente se consideriamo che lo stesso governo è stato svelto nello sbeffeggiare le politiche “misogine” di Donald Trump. Per misoginia si intenda politiche contro l’aborto, scusate, l’interruzione volontaria della gravidanza. Isabella Lövin, vicepremier, aveva pubblicato una foto su facebook interpretata come una parodia dell’immagine di Trump che firma il decreto esecutivo anti-aborto in compagnia tutta maschile. Scatto non gradito ai difensori del “diritto di abortire” (preferibilmente con i soldi dei contribuenti).

 

Isabella Lövin, vicepremier svedese, nella foto considerata una frecciata a Trump; facebook.com

 

Alla luce di tutto ciò pensavate che il governo più femminista del mondo trovasse un po’ di coraggio anche nei confronti del regime che ufficialmente tratta le donne come cittadine di seconda categoria? Secondo le leggi della Repubblica Islamica, tanto per fare alcuni esempi, le donne non possono lavorare né viaggiare senza il permesso del marito. La pena per uccidere una donna equivale a quella di accecare un solo occhio di un uomo. Nei tribunali, dove le donne non possono lavorare come giudici, la testimonianza di 2 donne è pari a quella di un uomo. E’, ovviamente, anche in vigore il velo obbligatorio, hijab, per tutte le donne, a prescindere dalla religione o nazionalità.

Il velo, non è solo il simbolo della sottomissione della donna, ma ne è uno degli strumenti principali. Per l’Islam, la donna è subordinata all’uomo, e tutti i piaceri che ne derivano, anche quello visivo, sono esclusivamente riservati al marito (attuale o futuro). Perciò la donna deve essere coperta per non tradire il proprio marito o condurre quelli delle altre donne al peccato.

Le immagini delle “femministe del governo svedese” che marciano velate davani al presidente della Repubblica Islamica ha suscitato desolazione e stupore sia tra le attiviste iraniane che  nell’opinione pubblica svedese. UN Watch, ONG con la base a Ginevra,  ha definito l’immagine più controversa “la passerella della vergogna”.

 

Per un pugno di (petro-)dollari: ministro del commercio svedese, Ann Linde, firma accordi a Teheran

 

Quale sarebbe la giustificazione? Ann Linde, ministro per gli affari Ue e commercio, ha detto che non ha voluto infrangere le leggi dell’Iran, e che altrimenti, la delegazione sarebbe stata tutta maschile. Insomma, la solita triste scusa di rispettare gli usi e costumi e le leggi del paese ospitante. Ma, viene da chiedere, non si possono qualificare tutte le pratiche misogine come usi e costumi? E tali usi e costumi meritano rispetto, solo perché tali, o perché sono sanciti dalla legge? Il governo svedese si sarebbe impegnato a rispettare le leggi (o gli usi e costumi) locali qualora si fosse dovuto recare nel Sudafrica ai tempi di apartheid? Non c’era proprio nessun modo di stipulare accordi commerciali senza deludere le iraniane che trovavano nelle “femministe” occidentali, fonte d’ispirazione?

Non è di questo avviso Jan Biörklund, Il capo dei Liberali svedesi: “il governo avrebbe dovuto dire alle sue delegate che non sono obbligate a portare il velo. E se gli iraniani non gliel’avessero permesso, gli accordi commerciali si dovevano firmare in un terzo paese.”

Questo episodio di triste accondiscendeza, per quanto ironico, non è per niente inconsueto. Le europee, dai membri dei governi nazionali fino al personale delle compagnie aeree, quando visitano l’Iran avallano l’imposizione del regime teocratico mettendo il foulard in testa. Il caso svedese ha solo fatto scalpore perché riguarda un esecutivo che ufficialmente si propone come “un governo femminista impegnato nella promozione dell’ugualianza dei generi nel mondo”, in quanto “obiettivo fondamentale” della sua politica estera.

 

Il “primo governo femminista del mondo” a Teheran

 

Peccato che ormai per le femministe, e i loro compagni di Sinistra, entrati nell’epoca postmoderna, la difesa delle donne è passata in secondo piano. La priorità oggi è il multiculturalismo, l’accoglienza (di tutti), e il politically correct.

Solo agli ospedali di Londra si ricoverano cinquecento ragazze al mese vittime della mutilazione gentitale. Ma per questo atto, seppur un crimine nel codice penale britannico, non è stato condannato nessuno nella storia del Regno Unito. La stessa “sensibilità culturale” si riserva ai delitti d’onore.

Le gang pakistane in diverse città inglesi hanno preso di mira ragazzine bianche vulnerabili per stupri sistematici. Solo a Rotherham, si è scoperto che 1400 minorenni furnono abusate nell’arco di 16 anni, ma la polizia, il comune e i servizi sociali non intervennero per paura di venir accusati di “islamofobia” e razzismo. La Svezia stessa oggi viene considerata la capitale europea degli stupri. Dai governi che si inchinano al politically correct sui propri territori come ci si può aspettare coraggio e prinicipi di fronte ai petrodollari islamici? Chi non ha il coraggio di far valere le proprie leggi a casa certamente non mette in discussione le leggi ingiuste altrove.

 

“La passerella della vergogna”

 

Invece per chi si vuole ancora sentire “femminista” ci sono i bersagli facili: concorsi di bellezza, giornali che pubblicano immagini topless, pubblicità dei prodotti dimagranti che mettono a disagio le donne grasse, e quella piaga di disparità tra i compensi degli attori e le attrici di Hollywood! Poi ci sono gli oppositori dell’aborto da cacciare dalle università in quanto bigotti. Il femminismo, quello ipocrita e codardo, è vivo e vegeto!

Oriana Fallaci, una vera femminista, sfidò Khomeini a Teheran, anche sul velo, e se lo tolse davanti al fondatore del Regime. Erano altri tempi. Oggi le femministe danno la caccia agli “islamofobi” in Europa, e marciano velate a casa degli ayatollah. L’identità e le libertà degli europei e le europee sono in buone mani.

 

Tutte le immagini da president.ir se non specificato diversamente.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.