Questioni di genere
Il Fatto e la questione maschile
Dunque nel frattempo lei dovrebbe abolire la parola Italicum dal vocabolario della sua tournèe. Ora si e ci chiederà di che parlo allora? Bella domanda. Non saprei: che so, intrattenga il pubblico sull’annosa ansia da prova costume, sull’endemico problema del giro-vita, sulla vexata questio della cellulite o su un argomento a piacere. Ma lasci stare l’Italicum che, mentre parla, i suoi a Roma potrebbero aver già trasformato…
Editoriale a firma di Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, martedì 12 luglio 2016.
Oggetto della requisitoria del giornalista Travaglio la supposta incompetenza di un Ministro della Repubblica in tema di riforma elettorale, Ministro che sarebbe all’oscuro delle manovre dei “suoi a Roma” (Tutori? Amici? Padri protettori?), pronti ad agire alle sue spalle mentre lei è in “tournèe” (come le migliori chanteuses). Italia, estate 2016. In un paese che ancora non riconosce piena parità (in termini di salario, di avanzamento di carriera, di rappresentanza) alle donne, in un paese che mette in discussione il diritto alla contraccezione, all’aborto e che, allo stesso tempo, non investe su un welfare in grado di “sollevare” almeno parzialmente il carico di cura dalle donne, e dove durante i colloqui di lavoro è ancora prassi consolidata domandare alla candidata se è intenzionata a sposarsi o farsi una famiglia, un giornalista – esponente dell’intellighenzia di sinistra – si permette di affermare quanto riportato nella prima pagina di un quotidiano nazionale.
Nessuna, pur giusta e motivata, critica all’operato politico del Ministro Boschi, nessun “tono ironico” o stile pungente, pure nella “libertà” che ci si può lecitamente prendere in un editoriale, può giustificare parole offensive nei confronti del genere femminile. Se al posto del Ministro Boschi ci fosse stato un giovane uomo, probabilmente la polemica sarebbe stata nel merito, con qualche frecciatina, certo, che però mai avrebbe implicato uno sminuimento paternalistico e passivo-aggressivo della persona.
Stento a credere che Travaglio avrebbe invitato un Ministro ad occuparsi di addominali rammolliti, eiaculazione precoce, calvizie incipiente o tecniche per la seduzione in spiaggia. Stento a credere che avrebbe mai rivolto un invito così sprezzante, da pedagogo ottocentesco, ad un “collega maschio”.
Ricordo invece che, in varie occasioni, lo stesso giornalista si era espresso sui toni e i modi che alcuni importanti politici italiani (un noto imprenditore in particolare) tenevano nei confronti delle donne. Atteggiamenti sessisti, che trasmettevano un messaggio abbastanza chiaro: la donna è un bell’ornamento quando può permettersi di fare la velina, è molto meno gradevole se è una culona dall’accento teutonico che ha l’ardire di fare politica, decisamente intollerabile se è carina e vuole anche esprimere un’opinione. Qualunque essa sia, a meno che non si faccia portavoce di una posizione altrui (maschile magari).
Evidentemente i tempi sono cambiati e ora il pensiero critico dell’intellettuale di sinistra si palesa attraverso lo sfoggio di clichès da bar, purché piazzati in prima pagina, che rischiano fra l’altro di inficiare qualsiasi discussione (questa sì invece potenzialmente interessante) di merito. Il fatto è grave e testimonia tutta l’urgenza di una riflessione sul ruolo della donna nella società italiana di oggi, sul linguaggio dei media, sulla rappresentazione che a livello sociale e culturale della donna viene data.
Inutile parlare di quote rosa, inutile affermare che “donne e uomini sono ormai uguali” se alle parole non seguono i fatti o sei i fatti sono le parole apparse nell’editoriale del Fatto.
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