Questioni di genere

Identità di genere: coordinate e prospettive antropologiche e giuridiche

Zanardo, Cicatelli e Morresi aprono la riflessione sull’Identità di genere al Corso Interdisciplinare offerto dalla Pontificia Facoltà Auxilium per l’a.a. 2024/25

13 Dicembre 2024

“Identità di genere. Sfide e prospettive per educatori”: è il tema del corso interdisciplinare con il quale la Pontificia Facoltà “Auxilium” ha inaugurato l’anno accademico 2024-2025. https://www.pfse-auxilium.org/it/notizie/08-10-2024/corso-interdisciplinare-24-25-identita-di-genere/roma

La prima giornata si è svolta sul tema “Identità di genere: coordinate e prospettive antropologiche e giuridiche”. https://www.youtube.com/live/2H3iZbCPQq4?si=lxCj3f1x_L9I7FOG

Ha aperto il convegno la professoressa Susy Zanardo, docente di Filosofia morale Università Europea di Roma con una relazione sul tema: “Antropologia dell’identità di genere: concetti e contesti”.

Bisogna considerare che esiste un variegato spettro di interpretazioni sull’identità di genere, da quello delle femministe gender-critical a quello delle femministe gender-queer.

Un testo di cui si consiglia la lettura è “Chi ha paura del gender” di Judith Butler. Per Butler “genere” non sta per donne, per omosessualità, non è sinonimo di sesso, non è una ideologia, non è né un indottrinamento né una colonizzazione dei ricchi centri del Nord verso le economie del Sud.

Un primo utilizzo del termine “genere” concerne il suo uso come forma abbreviata dell’identità di genere.

In secondo uso di “genere” si riferisce alle espressioni di genere. l’OMS definisce “genere” come l’insieme delle rappresentazioni di fantasie, e le norme in dati specifici e analizza i contesti culturali che sfumano nel tempo e nella socializzazione.

Terzo: “genere” è qualcosa di più complesso, è una lente attraverso la quale guardiamo il mondo, costruiamo il mondo, è una categoria euristica per analizzare le mediazioni culturali, i rapporti di potere tra i sessi, per capire come noi procediamo. Quindi è uno schema di potere che, ad esempio, regola e prescrive la divisione di lavoro tra i sessi. Miliare nel 1986 l’articolo della storica statunitense Joan Scott: “Il genere è un utile categoria di analisi storica” con la sua analisi critica.

Qual è il legame tra il corpo e le mediazioni culturali, le costruzioni sociali sulla sessualità?

Cosa vuol dire per noi “essere un corpo sessuato” e quale influenza hanno su di noi queste visioni?

Il concetto di “genere” nasce in questo contesto, come una forma di critica molto forte che si oppone e intende rovesciare i rapporti di potere e le norme di genere patriarcali, statali e religiose, quelle che Butler ancora oggi rileva come imposte dal Vaticano e dai governi autoritari.

Nasce come critica nei confronti del patriarcato. Quali sono le norme criticate? La prima è quella del binarismo sessuale. La seconda quella dell’etero normatività.

Differenza sessuale e complementarietà sono denunciati quali rapporti di potere che rendono invivibile la vita di chi non è rappresentato in essi.

Il tabù dell’uguaglianza tra l’uomo e la donna porta dunque nell’ideologia “patriarcale binarista, etero-normativa” l’eliminazione di altre identità di genere, da una parte quella dell’identità di trans-uomini e trans-donne (che ratificano il binarismo sessuale), dall’altra l’identità di transgender, poligender, denny boy, genderfluid, categorie costantemente rivisitate.

L’obiettivo condivisibile: un mondo più vasto e meno violento, dove chiunque possa muoversi e amare senza essere sottoposti a violenza.

Gli sviluppi di questo movimento portano alla libertà di circolazione dei libri gender anche per l’infanzia, alle battaglie per il diritto all’aborto e alla possibilità di autodefinire il sesso all’anagrafe senza passare per i protocolli, alla costituzione di famiglie poligender, all’accesso alle forme della maternità surrogata, “papà cavallucci marini” (seahorse).

Bisogna domandarsi: siamo sicuri che tutti questo porterà a un mondo meno violento?

La Zanardo ritiene che non abbia senso schierarsi pro o contro il genere ma che sia necessario chiedersi cosa si intende quando si parla di genere; ci sono cose interessanti, altre non condivisibili.

L’identità di genere non può fare a meno del corpo ma il rapporto che ciascuno di noi ha con il proprio corpo dipende dall’immaginario culturale, dalla vista degli altri su di me, dalla personale psicostoria e psicobiografia, dipende da chi si prende cura di me.

Domande: che rapporto c’è tra il genere e il corpo? Il genere nega la materialità del sesso?

La storia su questo tema ci dice come il corpo sia da sempre stato interpretato attraverso i rapporti di potere.

Esempio: quando nasce un bambino non chiediamo di che genere è ma se è un maschio o una femmina.

Chi ha più potere decide come sono i corpi: il sesso è una costruzione.

La Zanardo afferma: questo movimento intende rovesciare i rapporti di potere binari ma questo introduce non una libertà diffusa, piuttosto nuovi rapporti di potere.

Se non esiste un’antropologia e un’idea sulla natura umana è chiaro che prevarranno i rapporti di potere.

Se il corpo è svuotato di senso diventa il ricettacolo di un diffuso orientamento. Il 16% degli adolescenti non si riconosce nel rapporto binary. C’è una grande fatica. Il corpo è oggettivato, fatto a pezzi. Siamo difronte a molta sofferenza. Se si svuota il corpo di senso si sfocia nelle paure e negli atti di autolesionismo sul corpo.

Quale deve essere la proposta culturale ed educativa?

Gli studi di genere non sono tout court da eliminare, due cose sono interessanti: qual è il ruolo che l’immaginario collettivo ha sul mio aspetto, sul mio ruolo, sulla mia identità? Secondo: giustamente Butler dice: sebbene tutti i corpi sono vulnerabili, alcuni sono più attaccabili. In Uganda nel 2023 è stata promulgata la pena di morte e la detenzione fino a 10 anni a seconda dei “delitti contro il binarismo”; in carcere i trans sono aggrediti il 13% in più degli etero. Sicuramente bisogna condannare tutte le violenze.

Sarebbe importante però approfondire il pensiero sulla differenza sessuale che è il pensiero su una differenza di senso. Abbiamo l’antropologia biblica che ci dice che la differenza sessuale è costitutiva, è relazionale, è generativa.

Chi vuole diventare non binary, né maschile né femminile, non può cancellare la differenza sessuale in quanto relazione, che chiama a una domanda sul senso della propria identità, della differenza sessuale come generativa. Pierangelo Sequeri sostiene: quella tra l’uomo e la donna è la differenza più abissale.

C’è da fare un lavoro educativo su di sé e su degli altri. Quanta differenza sono disponibile ad accogliere?

Bisogna entrare in punta di piedi rispetto al mistero che l’altro è e promuovere le “relazioni di cura” il “prendersi cura” dell’altro.

 

Sergio Cicatelli, docente di discipline pedagogiche e giuridiche, presenta un secondo intervento sul tema: “Approccio giuridico all’identità di genere: cosa devono sapere gli insegnanti”.

Esistono una quarantina di leggi sul tema, a livello internazionale, europeo, nazionale. La relazione si sofferma sugli aspetti generali.

I principi che governano il settore: i tre principi-cardine di libertà, uguaglianza e fraternità, quest’ultima declinata come solidarietà nella nostra Costituzione.

È fondamentale evitare le interpretazioni ideologiche o massimaliste.

Il primo principio è inteso come libertà di scegliere la propria identità senza alcun vincolo culturale ed ideologico.

Il secondo presenta l’uguaglianza come il diritto di essere trattati in maniera totalmente uguale contro ogni discriminazione.

Rileggiamo alcuni passaggi dell’articolo 3 della Costituzione Italiana https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione/principi-fondamentali/articolo-3

Che tipo di uguaglianza ci propone? Non un impossibile annullamento delle differenze. Siamo tutti uguali dal punto di vista giuridico. Importante notare che l’articolo parla di “identità sociale”.

La Costituzione è particolarmente attenta all’uguaglianza nel trattamento uomo/donna. Articolo 37: diritti sul lavoro. Articolo 48: elezione per uomini e donne, fino al 1946 non era così. Articolo 51: accesso uffici pubblici.

Nel 2003 la legge sulle pari opportunità, cd. “quote rosa”. Art. 117 anche le leggi regionali titolo V. Dall’uguaglianza deriva una parità di trattamento non una eliminazione delle differenze. Legge 903 del 1977: parità uomo/donna sul lavoro, abolisce la riserva di alcuni lavori ai soli uomini.

La normativa prevede un sistema di certificazione di non discriminazione tra uomini e donne per le aziende.

Altre norme fondamentali: Art. 7 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948; la Conferenza Generale 1958 sul Lavoro ONU. Il Codice delle Pari Opportunità, Direttiva europea 2004.

Con il Ministro dell’Istruzione Fedeli abbiamo avuto le linee guida basate su una antropologia relazionale contro il cyber bullismo e le discriminazioni contro l’individualismo. Il PTOF promuove l’educazione alla parità tra i sessi e alla prevenzione di ogni discriminazione.

È importante: evitare di alimentare i conflitti con risposte ideologiche per rispetto ad ogni persona; ricordare sempre la responsabilità educativa che ha ogni insegnante; ricondurre ogni rivendicazione all’orientamento giuridico vigente.

I concetti devono essere interpretatati distinguendo i diritti umani e diritti civili dalle aspettative dei singoli.

 

Il terzo contributo è stato presentato da Assunta Morresi, Professoressa associata di Chimica e Fisica nel Dipartimento dell’Università degli Studi di Perugia e dal 2006 componente del Comitato Istituzionale di Bioetica e nel Gabinetto per le Pari Opportunità del Ministro Eugenia Roccella. Il tema è: “Identità sessuale e identità di genere: di cosa stiamo parlando”.

Come avviene il processo di transizione di genere?

Qui si parla di corpi sessuati. L’orientamento sessuale è relativo al comportamento. Un obiettivo è smontare il binarismo sessuale. Non è un complotto, è un orientamento. Per dire che il sesso non è costitutivo degli esseri umani e smontare questo binarismo si introduce l’idea della transizione di genere in uno spettro con tante possibilità non identificabili col maschio e la femmina e dagli anni 90 si è introdotto il protocollo olandese che permette di anticipare la transizione di genere fin dalla minore età, presentandolo come occasione per i minori che hanno una disforia, uno stress e non si sentono allineati al sesso biologico; quando sta per arrivare la pubertà è possibile bloccarla con delle sostanze farmaceutiche; di solito questi farmaci (come la triptorelina che in Italia blocca la pubertà quando è patologica, ad es. a 6 anni per le bambine); per il protocollo olandese intorno all’età di 12 anni, stadio di Tanner 2, viene bloccata la pubertà in maniera fisiologica per dare del tempo di riflessione in più ai ragazzi in disforia. L’errore di base nella ratio di questo metodo: come faccio a trovare la mia identità sessuale quando con questi bloccanti biologici (non neurologici) la pubertà viene bloccata e dunque non posso confrontarmi psicologicamente con uno sviluppo che viene arrestato? Questi bloccanti possono essere usati dai 12 ai 16 anni; poi dai 16 anni vengono somministrati degli ormoni; dai 18 anni si passa agli interventi chirurgici. Protocollo olandese si chiama 12-16-18.

Si è visto nella letteratura scientifica che il 95-98% dei ragazzi chi ha intrapreso questo protocollo con i bloccanti dai 12 anni e poi dai 16 ani con gli ormoni mascolinizzanti e femminilizzanti, hanno anticipato la propria transizione di genere.

Che cosa è successo ancora di più in questi anni?

È emerso che a supporto di questo trattamento non ci sono risposte scientifiche: questi ragazzini migliorano nella propria disforia dall’identità di genere? Sono enormi i dubbi sull’efficacia di questi protocolli. Non c’è un solo articolo scientifico che lo dimostri e in Italia non viene autorizzato l’uso del farmaco.

Cosa è successo in questo periodo? Tralasciamo le questioni mediche, lo sviluppo ormonale, cognitivo, ecc.

Emblematico quello che è successo in Gran Bretagna con la chiusura della clinica Tavistock https://www.avvenire.it/vita/pagine/il-governo-inglese-chiude-la-clinica-tavistock-per-la-riattribuzione-di-genere-dei-minori

Abbiamo la denuncia del fenomeno di mala sanità che la Tv Pubblica Svedese ha svelato pubblicando un  documentario “The Trans Train” https://youtu.be/sJGAoNbHYzk?si=ZsJleAck4Rq0VpFL , dando voce al fenomeno dei de-transitioner, perché il processo in sé è irreversibile, come visto, dai bloccanti ai processi chirurgici, e non pochi di coloro che lo hanno percorso vorrebbero non aver mai percorso questa strada, di cui riconoscono i danni subiti.

Se prestiamo attenzione, la scienza medica ci presenta la questione della comorbilità, in fase di una corretta diagnosi. Prima di passare a protocolli irreversibili e invasivi come quello olandese, si sarebbe dovuto analizzare le origini del malessere che portava questi adolescenti a non riconoscersi nel loro sesso biologico. La loro disforia poteva nascere da altri motivi: salute mentale, disturbi dell’alimentazione, malessere. Molti ragazzini che dicono di essere nati un corpo sbagliato hanno problemi di orientamento sessuale non di identità di genere! ArciLesbica è contrarissima alla transizione anticipate. Il 75% di coloro che non si sentono a proprio agio nel proprio corpo sono le femmine, la percentuale si capovolge nell’età adulta. Secondo la determina AIFA ci dovrebbe essere un’equipe interdisciplinare, ci dovrebbe essere un medico che autorizza all’uso dei farmaci bloccanti. La persona deve essere presa in carico globalmente, interamente, non solo dal punto di vista della disforia di genere.

Si passa al dibattito, ecco alcuni passaggi.

In tutte queste persone c’è una profonda domanda di riconoscimento sociale: per potermi sentire riconosciuto ho bisogno di istituzioni e normative che mi facciano stare dentro categorie che mi rappresentano.

Bisogna riscoprire la relazione con un corpo spirituale e un’identità spirituale

In queste pensatrici della letteratura gender non c’è spazio per la trascendenza, tuttavia c’è un’aspirazione che diventa politica, il tema dell’utopia, il sogno dall’autoritarismo regressivo, di un futuro più prospero per l’umanità; siamo disposti senza avere un’idea di umano a distruggere il mondo come lo conosciamo per aprirci ad uno spazio in cui ci auguriamo un mondo più ampio e senza violenza? (Zanardo)

Tante cose sono possibili, non tutte devono essere diritti. Quando noi trasformiamo un diritto civile in diritto umano, inseriamo un abuso. Pensiamo all’inserimento nella Costituzione francese del diritto all’aborto. Il diritto umano è universale, il diritto civile è contestualizzato in un ambiente sociale particolare (Cicatelli).

La difficoltà per noi adulti è vivere la cura per tutti coloro che ci sono affidati. È necessario guardare alle ferite più profonde. Non di rado queste sofferenze sfociano in casi di suicidio.

Quel che possiamo fare: parlare del corpo perché il corpo e l’interiorità sono annodati, sono un tutt’uno.

Un non binary che si fa chiamare ALE/SANDRA dice: il mio corpo si muove come una macchina ma non sono io, è un guscio che contiene un fantasma!

Noi abbiamo una Teologia dirompente nell’annuncio del Corpo/Parola, il Logos che si fa carne, corpo portatore di grande simbologia.

La Morresi e la Zanardo condividono l’opinione che queste dinamiche stanno portando a quello che definiscono un “Attacco al materno”.

Nel corpo materno gestante c’è la triangolazione di tre desideri: quello della creatura che vuole vedere la luce, quello della madre che conduce la gestazione, quello del padre che affida la parola della vita alla madre.

La maternità è la creazione di legami relazionali e fisici.

Negarla, rifiutarla, combatterla significa attentare a questi legami, che appartengono a ciascuno di noi.

 

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.