Questioni di genere

Helen Hester: Lavorare è prendersi cura, prendersi cura è lavorare

12 Aprile 2024

Pubblichiamo un estratto da Dopo il lavoro (Tlon) di Helen Hester, docente di Gender, Technology and Cultural Politics alla University of West London e di Nick Srineck, politologo e docente di Digital Economy presso il dipartimento di Digital Humanities del King’s College di Londra.
 
Hester e Srnicek mostrano come la tecnologia non abbia davvero abbattuto il numero di ore dedicate alle pratiche domestiche, allontanandoci dalla liberazione promessa. Riscoprendo le prospettive dimenticate contro il lavoro domestico, gli autori tracciano una via femminista e comunitaria per ripensare le nostre abitudini di vita, le nostre aspettative e le nostre città.

Ringraziamo le edizioni Tlon per la disponibilità alla pubblicazione dell’estratto.
 
Helen Hester sarà ospite martedì 16 aprile al Circolo dei lettori di Torino (ore 21.00)

Il tempo dedicato al lavoro riproduttivo è una parte immensa nonché in crescita nei paesi capitalisti avanzati. Nell’economia formale, la riproduzione sociale è una fonte importante di posti di lavoro. Ad esempio, il Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito (NHS) è tra i più grandi datori di lavoro al mondo e, nel 2017, impiegava (direttamente e indirettamente) circa 1,9 milioni di persone.[1] In Svezia, tre dei cinque lavori con il maggior numero di impiegati sono legati al lavoro di cura e all’istruzione.[2] Nel corso degli ultimi cinque decenni, la percentuale di posti di lavoro dedicati ai settori della sanità, dell’istruzione, della ristorazione, dell’alloggio e del lavoro sociale è aumentata (vedi Figura 1.1). Negli Stati Uniti, ad esempio, il lavoro di cura ha assorbito una percentuale sempre maggiore della crescita dei posti di lavoro a basso salario per decenni, arrivando al 74% negli anni 2000.[3] Nei paesi del g7, i lavori di riproduzione sociale impiegano circa un quarto o più della forza lavoro. A titolo di confronto, al suo apice negli anni Sessanta, l’America impiegava il 30% nel settore manifatturiero. Se un tempo si parlava degli Stati Uniti come di una potenza manifatturiera, oggi dobbiamo parlare di economie incentrate sulla riproduzione delle proprie forze lavoro.[1]

[1] ”‘NHS Is Fifth Biggest Employer in World”; in «The Telegraph», 20 marzo 2012; “How Many NHS Employees Are There?”, «Full Fact», 1 giugno 2017.
[2] Questi includono operatori di assistenza personale nei servizi sanitari, insegnanti di scuola primaria e prescolare e assistenti personali. Cfr. “Dipendenti di età compresa tra 16 e 64 anni per occupazione (SSYK 2012), età e anno”, statistikdatabasen.scb.se.
[3] R. E. Dwyer, “The Care Economy?”, in «American Sociological Review», vol. lxxviii, n. 3, maggio 2013, pp. 390-416.

 

Figura 1.1: Lavori di riproduzione sociale in percentuale di tutto il lavoro salariato, 1970–2021

Questo trend continuerà, poiché il futuro del lavoro non riguarda la programmazione informatica ma il prendersi cura: più high-touch che high-tech. Quasi tutti i lavori a più rapida crescita in America ruotano attorno al cucinare, pulire e prendersi cura (vedi Figura 1.2), con quasi la metà di tutte le nuove opportunità di impiego provenienti da questi settori. Tendenze simili si verificano nel Regno Unito, dove ancora una volta ben oltre la metà di tutti i nuovi posti di lavoro netti tra il 2017 e il 2027 dovrebbero far parte dei settori della salute, della pulizia e dell’educazione[1]. Mentre molte delle narrazioni più visibili e culturalmente influenti sul futuro del lavoro presumono che i settori lavorativi dominanti saranno altamente specializzati, nonché dipendenti dalle

[4] Per un’indagine illuminante su questa trasformazione si veda G. Winant, The Next Shift, Harvard Univ Press, Harvard 2023. Fattori come l’invecchiamento demografico dei paesi capitalisti avanzati, la svolta verso economie incentrate sul “capitale umano” e le implicazioni strutturali generali della transizione di fenomeni come la malattia dei costi di Baumol sono parte di questa transizione.
[5] Dati tratti da Statistics Canada, Istituto Nazionale di Statistica e di Studi Economici della Francia, Istituto di Statistica della Germania, Istituto Nazionale di Statistica dell’Italia, Ufficio di Statistica del Giappone, Ufficio di Statistica Nazionale del Regno Unito e Ufficio di Analisi Economica degli Stati Uniti. Utilizzando il sistema di classificazione industriale standard (SIC), le cifre sono state calcolate includendo le categorie di “attività di alloggio e ristorazione”, “istruzione” e “attività di assistenza sanitaria e sociale”. Per i sistemi di classificazione alternativi sono state utilizzate le approssimazioni più vicine. La ricerca futura potrebbe cercare di migliorare l’accuratezza concentrandosi su categorie più dettagliate, ma per i nostri scopi ciò che è di fondamentale importanza è la tendenza universale. Si noti che la pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto negativo significativo sui lavoratori dell’ospitalità, portando a un leggero calo di queste tendenze per il 2020-2021.
[6] R. Wilson, M. May-Gillings, S. Patel, H. Bui, “Working Futures 2017–2027”, report di ricerca per il Dipartimento dell’Educazione del Regno Unito, febbraio 2020, p. 93.

competenze digitali e ben remunerati, la realtà è che la maggior parte delle occupazioni del futuro probabilmente non richiederà una grande quantità di formazione formale avanzata, né offrirà un salario particolarmente elevato. Ad esempio, delle undici occupazioni elencate nella Figura 1.2, solo una tende a offrire più del salario medio nazionale. La maggior parte dei nuovi posti di lavoro che verranno creati non riguarderanno medici o infermieri professionisti con salari decenti; piuttosto, saranno relativi a assistenti domiciliari, lavoratori nel settore alimentare e addetti alle pulizie. Ad esempio un assistente domiciliare, che supporta e assiste le persone che vivono nelle proprie case, può aspettarsi di guadagnare all’incirca la stessa cifra del dipendente di un fast-food.[1] Allo stato attuale, il futuro del lavoro sembra essere questo.

Figura 1.2: Selezione delle prime 20 occupazioni in più rapida crescita, USA 2021–2031[1]
Numero di lavori
1. Assistenti domiciliari e per la cura della persona
2. Cuochi/e
4. Lavoratori nei fast food e sportellisti/e
6. Camerieri/e
7. Infermieri/e
11. Preparazione e servizio del cibo
12. Servizi medici e legati alla salute
14. Assistenti medici
15. Collaboratrici domestiche e governanti
19. Baristi/e

[7] S. Oh, “The Future of Work Is the Low-Wage Health Care Job”, in «Vox», 3 luglio 2017.

Tutto questo considerando solo l’aspetto retribuito della riproduzione sociale. In più c’è una vasta quantità di lavoro non retribuito svolto in casa che rimane in gran parte invisibile per le agenzie statistiche dello Stato[2]. Quest’opacità porta ad alcune conseguenze perverse: come nota Nancy Folbre, «Se sposi la tua governante, abbassi il pil. Se metti tua madre in una casa di riposo, aumenti il pil».[3] Solo di recente abbiamo iniziato a raccogliere sistematicamente informazioni capaci di far luce sulla dimensione di questo settore non retribuito[4]. Si è scoperto che la quantità di lavoro riproduttivo non retribuito svolto in casa è immensa. Nel Regno Unito, nel 2014 sono state dedicate 8,1 miliardi di ore al lavoro di assistenza a lungo termine non retribuito[5]. Gli americani hanno trascorso 18 miliardi di ore non retribuite prendendosi cura di familiari affetti da Alzheimer[6]. E l’Organizzazione Internazionale del Lavoro stima che, nei sessantaquattro paesi per i quali dispone di dati, ogni giorno vengano dedicate 16,4 miliardi di ore a lavoro non retribuito[7]. Nel complesso, la maggior parte dei paesi dedica dal 45 al 55 per cento del proprio tempo di lavoro totale al lavoro riproduttivo non retribuito (vedi Figura 1.3).

[8] Fonte: “Fastest growing occupations”, bls.gov.
[9] La Norvegia un tempo includeva il lavoro non retribuito nei propri conti nazionali, ma alla fine vi ha rinunciato per uniformarsi al resto del mondo.
[10] N. Folbre, The Invisible Heart: Economics and Family Values, New Press, New York 2002, p. 67.
[11] I primi tentativi di misurare questo settore risalgono al 1919 e furono compiuti in America, Gran Bretagna, Svezia, Danimarca e Norvegia (Hawrylyshyn, “The Value of Household Services”). Dagli anni ’90, le indagini sull’uso del tempo sono diventate un modo popolare e sempre più standardizzato per misurare la quantità di lavoro svolto in casa. Questi sondaggi, che chiedono alle persone di registrare le attività svolte nel giorno precedente, hanno iniziato a offrire una visione senza precedenti di come le famiglie distribuiscano e organizzino la riproduzione sociale non retribuita. Sulla base di queste informazioni, un certo numero di governi ha iniziato a mettere insieme dei “conti satellite” che tentano di stimare il valore di questo lavoro, mentre i ricercatori accademici hanno prestato crescente attenzione ai presupposti e alle misure di questo lavoro. (Per ulteriori informazioni sulla metodologia dei conti satellite, vedere: Holloway, Short e Tamplin, ‘Household Satellite Account (Experimental) Methodology’; Abraham e Mackie, Beyond the Market; Landefeld e McCulla, ‘Accounting for Nonmarket Household Production Within a National Accounts Framework’; Suh, ‘Care Time in the US: Measures, Determinants, and Implications’; Folbre, ‘Valuing Non-Market Work’.) Tuttavia, vale la pena notare che permangono vincoli significativi nella misurazione di questa attività, e fare affidamento su nuove misure non dovrebbe essere l’unico approccio. Per alcune critiche, vedi: Bryson, “Time-Use Studies: A Potentially Feminist Tool”; Cameron e Gibson-Graham, “Femminilizzazione dell’economia”; Folbre, Valorizzare il lavoro non di mercato.
[12] D. Webber, C. S. Payne, “Chapter 3: Home Produced ‘Adultcare” Services’”, in «Household Satellite Accounts 2004 to 2015», 2016.
[13] A.-M. Slaughter, “The Work That Makes Work Possibile”, in «The Atlantic», 23 marzo 2016
[14] L. Addati, U. Cattaneo, V. Esquivel, I. Valarino, “Care work and care jobs for the future of decent work”, report dell’International Labour Organization, 28 giugno 2018.

Figura 1.3: Percentuale di ore di lavoro dedicate al lavoro salariato e non salariato. Il grafico si basa sui calcoli degli autori utilizzando i dati dell’ultima disponibilità degli studi sull’uso del tempo, dati della Banca mondiale, ed è ponderato in base alla proporzione di uomini e donne in un dato paese. I dati sull’uso del tempo provengono da: J. Charmes, The Unpaid Care Work and the Labour Market: An Analysis of Time Use Data Based on the Latest World Compilation of Time-Use Surveys, International Labour Office, Genova 2019, pp. 45–46.

Complessivamente, la riproduzione sociale occupa quindi una parte considerevole e in rapida crescita delle nostre economie. Ignorare questo lavoro significa ignorare una parte significativa del lavoro concreto che le società capitaliste avanzate stanno svolgendo.

 

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