Questioni di genere
Mi dispiace sorelle ma Giorgia Meloni ha detto solo la verità
Partiamo dal principio. Andrea Giambruno, compagno della premier Giorgia Meloni e giornalista di Rete 4, nel corso della trasmissione Diario del Giorno, in cui si affrontavano i casi di violenza sessuale che in queste settimane stanno scuotendo l’opinione pubblica, come quello di Palermo e Caivano, ha affermato che «se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di ubriacarti – non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento e nessun tipo di inciampo – ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi». E ha aggiunto interloquendo, con gli ospiti in studio, che «Magari uno dice alla figlia di non salire in macchina con uno sconosciuto perché è verissimo che tu non debba essere violentata, perché è una cosa abominevole. Ma se eviti di salire in macchina con uno sconosciuto magari non incorri in quel pericolo».
Giambruno è stato travolto (giustamente) dalle polemiche, accusato di addossare la responsabilità alle ragazze, alle donne. “Se non voglio correre il rischio che qualcuno mi stupri allora non devo bere, altrimenti…”, questo il messaggio che è passato dal discorso nello studio Mediaset. E c’è voluta la domanda in conferenza stampa di un giornalista del Fatto quotidiano perché Giorgia Meloni provasse a spegnere le polemiche causate dalle frasi del marito. Giacomo Salvini le chiede se sia d’accordo e Meloni, ringraziando per la domanda, risponde: «Penso che Andrea Giambruno abbia detto in modo frettoloso e assertivo una cosa diversa da quella intrepretata dai più. Io non leggo in quelle parole ‘se giri in mini gonna ti violentano’ ma una cosa simile a quella che mi diceva mia madre ‘occhi aperti e testa sulle spalle‘. Gli stupratori esistono e non bisogna abbassare la guardia. Mia madre me lo ha sempre detto. Bisogna essere sempre presenti a se stessi, fare del proprio meglio per non mettersi nella condizione di consentire a questi animali di fare quello che vorrebbero fare. Credo sia un consiglio che molti genitori darebbero ai propri figli, questo non dà nessuna giustificazione agli stupratori».
E infine aggiunge: «Vorrei capire qual è la lettura che voi date del concetto di libertà di stampa. Per come la vedo io, un giornalista non dice in tv quel che pensa la moglie». Meloni, seccata, chiede inoltre ai giornalisti di non essere più chiamata in causa per quel che il compagno afferma «durante l’esercizio della sua professione», perché lei crede davvero nella libertà di stampa.
Le parole della Presidente del Consiglio hanno, a loro volta, scatenato l’ira di moltissime femministe. Il punto è sempre lo stesso, quello della responsabilizzazione della potenziale vittima e quindi della deresponsabilizzazione del potenziale stupratore.
Per esser chiari, qui siamo tutti d’accordo sul fatto che siano gli uomini a dover tenere le mani a posto, perché non è mai colpa della donna. Nessuna stimola, merita una violenza. Nessuna se l’è cercata. E siamo altrettanto d’accordo sul fatto che Giambruno abbia detto una sciocchezza. Nessuna donna dovrebbe limitarsi nell’esercizio delle proprie legittime azioni, come ubriacarsi, mettersi la minigonna, non indossare il reggiseno, per la paura di essere molestata e stuprata. Oppure essere costretta a spendere venti euro di taxi la sera per rientra a casa in sicurezza e tranquillità (giusto per citare le abitudini personali condizionate dalla paura). Sono invece i ragazzi, gli uomini che devono essere educati alla parità di genere. Un buon punto di partenza potrebbe essere un serio programma di educazione sessuale nelle scuole, unito all’educazione civica, ma questo è un altro discorso.
Resta il fatto, però, che – come affermato da Meloni – gli stupratori esistono. Esattamente come esistono i ladri, per questo chiudiamo a chiave la porta di casa. Nel 2022 c’è stato un aumento quasi del 16 per cento delle violenze sessuali in Italia rispetto al 2021, secondo il consuntivo della Direzione centrale della polizia criminale. Come sappiamo i numeri si riferiscono a quelle denunciate o tragicamente scoperte.
E se è inaccettabile affermare o anche solo pensare che l’ubriachezza o la nudità di una ragazzina, di una donna siano attenuanti per lo stupratore, in attesa di trovarci di fronte a una società meno patriarcale, non possiamo fare altro che educare, ancora e in modo più strutturale e serio, prima di tutto gli uomini di oggi e di domani, e in secondo luogo “tenere gli occhi aperti e la testa sulle spalle”. Non significa educare le ragazze, le donne alla paura, oppure responsabilizzarle al fine di non essere stuprate, o consigliare loro di non essere libere, anche di ubriacarsi. Significa solo far fare loro i conti con la realtà, una realtà che abbiamo tutti la responsabilità di migliorare e cambiare.
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