Questioni di genere
Francia: espulsa da scuola perché la gonna è troppo lunga
Secondo il quotidiano L’Ardennais Sarah K. è stata espulsa da scuola perché la sua gonna è troppo lunga. Direte voi: “Volevi dire corta? Parliamo di Arabia Saudita?”. E invece siamo in Francia, nel 2015.
Sarah ha 15 anni e studia al liceo Léo Lagrange a Charleville-Mézières, nelle Ardenne. L’Ardennais appoggiandosi su una lettera che la preside della scuola, Maryse Dubois, ha inviato alla famiglia lo scorso 24 aprile, racconta che Sarah è stata espulsa due volte dal liceo perché la sua gonna è troppo lunga e ha un chiaro “carattere religioso”. Nella comunicazione la preside chiede “il cambio dell’abbigliamento” se la ragazza vuole continuare il suo percorso scolastico nell’istituto.
In Francia è vietato portare segni religiosi nello spazio pubblico: questo non significa, ovviamente, che non si può camminare per strada indossando il velo, una croce o una kippah, ma che non si può andare scuola o esercitare funzioni pubbliche “ostentando” segni religiosi, ovvero manifestando chiaramente nell’abbigliamento la propria appartenenza religiosa.
Questo divieto fa parte della Laicità alla francese, ovvero la norma del 1905 che stabilisce la separazione tra Chiesa e Stato. Il divieto di simboli religiosi nello spazio pubblico risale al 2004; nel 2011, inoltre, una legge voluta dal Governo Sarkozy ha fatto della Francia il primo paese a vietare anche il burqa nello spazio pubblico.
Sarah naturalmente è musulmana, ma ogni mattina, come moltissime altre studentesse in Francia, si toglie il velo prima di entrare a scuola. La gonna che porta è una gonna nera molto lunga, come tante ragazze musulmane fanno. E come fanno anche tante ragazze a cui piace portare una gonna nera lunga.
La scuola, contattata da alcuni giornali, minimizza in un comunicato: “Alla Léo Lagrange se uno degli studenti è invitato a cambiare abbigliamento, la cosa riguarda tutti. E’ stata inviata una lettera ad una famiglia: ma si tratta solamente di un invito al dialogo (…). Nel lavoro quotidiano con gli adolescenti è difficile distinguere cosa è un segno religioso e cosa è, invece, la provocazione o la tentazione di spingere oltre i limiti”.
La cosa ha fatto e sta facendo discutere: da stamattina su Twitter #JePorteMaJupeCommeJeVeux raccoglie i commenti e le battute ironiche su un provvedimento che appare facilmente stupido: si tratta di una sorta di campagna per il diritto, chiaramente, a vestirsi un po’ come ce pare.
Dietro la questione, e alla decisione della scuola (che è sicuramente figlia di qualcuno troppo scrupoloso e di una situazione che è sfuggita di mano) si nasconde chiaramente un problema un po’ più profondo e una tensione reale, acuita (anche) dagli attentati a Charlie Hebdo dello scorso gennaio.
L’applicazione della legge sulla Laicità — così come lo spirito stesso della norma — sono sempre state piuttosto morbide: le circolari ministeriali hanno sempre consigliato di cercare la mediazione. In alcuni licei capita, per esempio, di vedere ragazze con una sciarpa appoggiata in testa, ma che non arriva alla fronte. La decisione del limite da imporre spesso sta al singolo professore o al Preside. Questo anche per evitare l’acuirsi di tensione o, peggio, il far percepire il divieto come qualcosa che colpisce in maniera particolare una comunità.
Negli ultimi mesi sono state diverse le polemiche, come in un tentativo di laicizzare ulteriormente (nella speranza di neutralizzarlo) lo spazio pubblico. E in particolare la scuola ha registrato alcuni episodi prima di tutto ridicoli, e poi inquietanti, che mostrano come ci sia una tensione all’interno della quale si può imputare anche l’episodio di Charleville-Mézières.
Intanto l’affare della gonna “troppo lunga” non è nuovo: a marzo era già successo a Montpellier, a liceo Les Garrigues, dove 20 studentesse, per solidarietà verso due amiche che erano state invitate a cambiare “stile” hanno messo la stessa gonna “troppo” lunga. Tutte e 20 hanno rischiato l’espulsione.
A fine gennaio a Nizza un bambino di 8 anni è stato convocato dalla polizia per “Apologia del Terrorismo” perché, pare, aveva rifiutato il minuto di silenzio per le vittime degli attentati dicendo una cosa del tipo “Sto con i terroristi e contro le caricature”. Dopo di lui è capitato ad altri due bambini. A Poitiers un professore di Filosofia, Jean-François Chazerans, è stato prima espulso e poi trasferito perché qualcuno lo ha “denunciato” per “apologia del terrorismo”.
A questo si aggiunge il fatto che alcuni comuni (soprattutto di destra) hanno deciso di eliminare i menu speciali dalle mense scolastiche. Per speciali non si intende senza carne di maiale (non halal o kasher, sia chiaro). Anche questa scelta è stata fatta in nome della laicità.
Foto: Le Monde e L’Ardennais
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