Costume

Farmacista, il tuo lavoro è darmi la pillola, non rimproverarmi perché la prendo

29 Giugno 2016

Ho 30 anni compiuti da poco e assumo quotidianamente la pillola anticoncezionale. È una scelta, un diritto che sono libera di esercitare senza che nessuno si senta obbligato a esprimere il suo disappunto. O almeno era quello che credevo fino al pomeriggio di un martedì come tanti, quando un adulto farmacista uomo, proprietario di una delle farmacie di zona Isola Garibaldi a Milano, ha tenuto, dopo aver ripetutamente scosso la testa, a farmi presente che no, lui questa mia scelta proprio non la condivide. La pillola l’ho comprata lo stesso, peraltro munita di ricetta, rispondendo lui che l’unica cosa che doveva fare era il suo lavoro, quindi darmi ciò che chiedevo; ma quante giovani donne sono pronte a discutere per esercitare quello che è un diritto senza venire sopraffatte da un’ingiusta vergogna? Quante hanno gli strumenti per poter vivere liberamente e serenamente il rapporto col proprio corpo, con il sesso e quindi con gli uomini?

Secondo l’Osservatorio Nazionale sulle Abitudini Sessuali ed i Comportamenti Contraccettivi della SIGO, Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, in Italia solo lo 0,3% delle donne under 19 è realmente preparata sulle questioni sessuali. Ai primi rapporti si arriva quindi senza consapevolezza e soprattutto senza l’uso di precauzioni per un adolescente su tre, ricorrendo al coito interrotto (20%).

Nel nostro paese, quello delle gravidanze adolescenziali, intendendo la fascia d’età compresa tra i 13 e i 19 anni, rappresenta un fenomeno che si mantiene costante negli anni, arrivando a sfiorare l’1% delle nascite totali. Le baby mamme in Italia sono molto più presenti al Sud che al Nord con vere e proprie concentrazioni in Sicilia, Campania e Puglia. Al Nord la regione con più baby mamme è la Lombardia, anche se probabilmente dipende anche dal numero corposo di donne immigrate, se si considera che nel 2013 e nel 2014 hanno messo al mondo rispettivamente 134 e 137 neonati.

Il problema è drammaticamente culturale. Una delle grandi mancanze italiane inoltre è l’assenza di una normativa sull’educazione sessuale, presente invece in tutti gli altri Paese europei. Se da un lato influiscono le condizioni socio economiche in cui le gravidanze in giovanissima età si sviluppano, dall’altro il grande nemico da combattere è la disinformazione.

Un’indagine internazionale della SIGO racconta che il 37% delle under 30 vuole più informazioni sul sesso e la salute, mentre più del 50% desidera capirne di più sulla contraccezione. Per il 60% delle donne italiane sentite dai ricercatori (circa 500) è normale provare dolore durante un rapporto sessuale. Il 4% crede che un bagno caldo dopo un rapporto non protetto possa rappresentare una valida alternativa alla pillola del giorno dopo. Si tratta solo di casi disperati?

Il sesso in Italia, continua infatti a rimanere un argomento tabù. In famiglia non se ne parla per imbarazzo, a scuola l’educazione sessuale non è materia di studio, e troppi medici esercitano la discussa obiezione di coscienza. Quelle che ne fanno le spese sono maggiormente le ragazze, le donne, perché viviamo ancora in un paese permeato dal machismo.

Se una donna, giovane e aggiungiamoci anche discretamente carina, intavola una discussione sul sesso in presenza di uomini, state pur certi che quest’ultimi la guarderanno nella migliore delle ipotesi come fosse la pornostar del filmetto presumibilmente guardato la sera prima. Una ragazza adolescente non si sente quasi mai libera di affrontare il tema del sesso con i propri genitori. Il discorso secondo il quale se la donna vive tranquillamente la sessualità è una poco di buono resta valido anche oggi. Tanto che spesso siamo persino noi femmine ad etichettare le altre.

Senza poi considerare la deriva per la quale la donna il più delle volte viene oggi rappresentata come l’oggetto per il desiderio sessuale di qualcun altro. Né madonne né puttane si gridava negli anni ‘70 ma se l’immagine del corpo femminile veicolata è sempre la stessa, se non riusciamo ad educare alle relazioni profondamente e umanamente paritarie, forse quella ad essere sempre in discussione è la libertà tutta, non solo quella sessuale.

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