Legislazione

Delitto d’omosessualità

17 Agosto 2016

Il Ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas aveva annunciato già nel maggio di quest’anno di voler presentare una norma per la piena riabilitazione dei condannati per omosessualità nel dopoguerra ed aveva anche ipotizzato un loro risarcimento. All’epoca ne parlò anche Tonia Mastrobuoni su Repubblica. Tuttavia nonostante l’annuncio il Ministro Maas non ha ancora presentato alcun disegno di legge.

 
I Verdi tedeschi hanno riportato questo mese il tema nell’agenda politica con una propria concreta proposta di legge in 8 cartelle, più una di descrizione della problematica, a firma dei deputati Katrin Göring-Eckardt, Anton Hofreiter e della frazione parlamentare. Con una lettera dei colleghi Katja Keul e Volker Beck il testo è stato spedito ad esponenti di tutte le forze politiche. Vi si sottolinea che alla luce dell’età delle persone colpite e del dibattito già svolto, il Parlamento dovrebbe poter approvare una legge entro la fine pausa estiva. “Si deve trovare una via rapida e non burocratica di indennizzo. Il tempo incalza” hanno scritto i presentatori; esprimendo l’auspicio della costituzione di un fondo nazionale per il risarcimento di tutte le vittime di trattamenti ingiusti.

 
È solo dal 2002 d’altronde che nella Germania riunificata sono state cancellate le condanne comminate nel periodo nazionalsocialista e solo 2 anni più tardi è stato previsto l’indennizzo anche per gli omosessuali che erano stati condannati ma non internati nei lager. E ci sono voluti più di cinquant’anni perché il 12 dicembre 2003 il Parlamento tedesco decidesse l’erezione di un monumento per gli omosessuali perseguitati dal nazionalsocialismo, che venne inaugurato il 27 maggio 2008.

 
Le condanne pronunciate invece dopo il 1945, anche se contravvengono ai principi entratati in vigore in Germania con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo nel settembre 1953, sono a tutt’oggi formalmente ancora registrate nel casellario penale. Dal 1981 la Corte Europea ha peraltro rilevato che tutti i divieti avverso pratiche omosessuali, od anche limiti di età punibili diverse rispetto agli atti eterosessuali, sono contrari all’art. 8 sul diritto al rispetto della vita privata. D’altronde fino agli anni ’80 la polizia tedesca stendeva delle “liste rosa” di sospetti e spesso si attivava poi nell’informarne datori di lavoro ed uffici pubblici. Alla condanna seguivano così di fatto la perdita del lavoro, la disdetta dell’appartamento e l’isolamento sociale; tanto che molti si risolvevano al suicidio. In questo clima il primo parlamentare dichiaratamente omosessuale, Herbert Rusche (Verdi) fu ferito a Monaco nel marzo 1984 da un neonazista. È una “macchia mostruosa di vergogna del nostro Stato di diritto” si legge nelle motivazioni dei presentatori. “Le democrazie e gli Stati di diritto non sono scevri dal commettere errori, ma si distinguono dagli Stati illegittimi perché li riconoscono, ammettono e vi pongono rimedio”, soggiungono.

 
Il delitto di “fornicazione contro natura” fu introdotto con la fondazione dell’Impero tedesco fin nel 1871. L’omosessualità maschile era punita col paragrafo 175 della legge penale. Con il nazionalsocialismo la norma fu ampliata ed a partire dal 1935 gli omosessuali perseguiti in modo ancora più esteso, includendo anche atti considerati osceni pur senza contatto fisico. Perseguitati, percossi ed in molti casi castrati. Circa 100.000 omosessuali furono internati nei campi di concentramento dove erano contraddistinti con un triangolo rosa e la maggior parte vi trovò la morte. Le testimonianze di 5 sopravvissuti sono raccolte nel documentario del 2000 dal titolo evocativo “Paragraph 175” con voce recitante di Rupert Everett. Dopo il 1945 le norme sanzionatorie non sono però state cancellate e sono rifluite nel diritto post-bellico tedesco, permanendovi una disparità di trattamento con gli eterosessuali.

 
Nella Germania Democratica, la DDR, la perseguibilità dell’omosessualità fu ricondotta nel 1950 alle norme ante 1935 ma rimase sanzionata. Nel 1968 gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso erano ancora perseguiti, con il corrispondente paragrafo 151 del codice penale della DDR, con la reclusione fino a 3 anni. La punibilità fu formalmente cancellata solo nel 1989. Lo stesso passo non venne compiutamente realizzato nella Repubblica Federale Tedesca se non più tardi.

 
Nella BRD la grossa coalizione guidata da Kurt-Georg Kiesinger (CDU) dal 1° settembre 1969 conservò ancora la reclusione fino a 5 anni per atti omosessuali maschili con minori di 21 anni. Anche se con il Governo social liberale di Willy Brandt (SPD) dal 1973 la terminologia legale fu cambiata e furono sanzionati solo gli atti sessuali omosessuali con minori di 18 anni, per quelli eterosessuali la soglia assoluta di tutela era però già di 14 anni. La BRD ha cancellato del tutto la norma solo nel 1994. Si computa che tra il 1945 ed il 1969 tra 50.000 e 60.000 uomini furono ancora assoggettati a pene detentive e tra il 1969 ed il 1994 ci siano state ancora altre 3.545 condanne, indica Sebastian Brux direttore dell’ufficio della frazione parlamentare dei Verdi al Bundestag. Omosessuali che erano scampati ai lager nazisti continuarono dunque ad essere perseguiti anche nel dopoguerra.

 
I critici osservano che l’iniziativa legislativa del suo partito sia solo una mossa in vista delle elezioni nazionali del 2017 e che manca di indicare come trovare i fondi per un risarcimento; esborso che oltre a tutto graverebbe sulla attuale generazione che non ha responsabilità per le condanne degli anni anteriori. I fautori controbattono che una volta riconosciuta un’ingiustizia il minimo sia correggerla e che l’eredità da una generazione all’altra è inscindibile, lo si voglia o meno, non si possono rivendicare solo i meriti e non farsi carico morale delle colpe commesse dai padri. Inoltre un eventuale indennizzo investirebbe prevedibilmente solo una minima percentuale del bilancio nazionale. Si deve peraltro osservare che i firmatari si orientano ai precedenti giudiziari della Corte Europea per i diritti dell’’uomo ed essa ha concesso indennizzi variabili da 5.000 a 75.000 euro.

 
A contrasto con la pesante eredità legislativa lasciata dall’ex paragrafo 175 del codice penale, la Germania è per contro oggi uno dei Paesi più aperti nei confronti dei diritti LGBT. Dal 2001 ammette le unioni civili tra persone dello stesso sesso ed in tale ambito dal 2005 anche l’adozione del figlio biologico del partner. Diritto esteso dal 2014 anche all’adozione del figlio adottivo del compagno/a. Già dal 2000 gli omosessuali possono servire nelle forze armate. Inoltre dal 2013 è possibile registrare un figlio senza l’indicazione del sesso. Il secondo Governo Merkel ha vantato poi dal 2009 al 2013 il Liberale Guido Westerwelle, notoriamente omosessuale, quale Ministro degli Esteri. E così pure fu molto popolare per anni il sindaco di Berlino Klaus Wowereit che era dichiaratamente gay.

 
Il secondo ramo del Parlamento, il Bundesrat, già due volte, nell’ottobre 2012 e nel luglio 2015, aveva invitato il Governo ad intervenire sul tema e nel giugno 2016 anche la Conferenza dei Ministri di Giustizia dei Länder aveva espresso parere favorevole ad una riabilitazione. I presentatori del disegno di legge riportano che una perizia dell’Ufficio Antidiscriminazione Federale nel maggio 2016 ha concluso che ci sono ragioni costituzionali per una riabilitazione delle vittime e che in un sondaggio dell’organizzazione YouGov dell’8 giugno 2016 il 59% degli intervistati si è espresso favorevolmente ad una riabilitazione e risarcimento degli uomini penalizzati dall’ex paragrafo 175. Essi confidano perciò che ci siano tutte le premesse perché la nuova iniziativa porti a concordare un risarcimento una tantum, se non anche una pensione di indennità, ai condannati ancora in vita od i loro eredi.

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