Questioni di genere

Caso Weinstein: quando a parlare è #dauomoauomo

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23 Ottobre 2017

Ci sono donne che parlano, e che vengono disintegrate: come se la sofferenza di una violenza andasse in prescrizione. Ci sono donne che tacciono, eppure avrebbero molto da dire. Ci sono hashtag che nascono – una su tutte: #quellavoltache promossa da una geniale intuizione di Giulia Blasi – e che creano movimenti tellurici, che non potranno diminuire perché “è successo qualcosa, e per una settimana intera tutti hanno dovuto guardare. Per ora va bene così. E se pensate che ci si fermi qui, forse ci state sottovalutando”.

Ci sono poi uomini che sono rimasti silenzio, pur sapendo. Sono gli uomini che per adesso – dopo il coming out di Quentin Tarantino, e la scoperta che anche Brad Pitt e Matt Damon sapevano, e come loro praticamente l’intera Hollywood – continuano a guardare altrove. Oggi, su Il Corriere della Sera, Pierluigi Battista notava come:

Un dibattito è interessante per ciò che dice, ma anche per ciò che omette, per i discorsi ma anche per i silenzi, per le cose che mette in luce ma anche per ciò che viene nascosto nell’ombra, anzi nel buio del non detto. E da quando è esplosa la questione Weinstein, il grande, colossale non detto è proprio l’atteggiamento degli uomini, paurosi, complici, meschini, vili, opportunisti, codardi. Niente, neanche una parola.

Ma a volte a colmare i vuoti arrivano altre hashtag. E’ il caso di #dauomoauomo, promosso da un gruppo di trentenni sparsi per la Penisola, che si sta rapidamente diffondendo in queste ore. Fra questi c’è anche Massimiliano Coccia, conduttore radiofonico di Radio Radicale.

Partiamo dall’inizio. Partiamo da #quellavoltache.

“La narrazione colletiva del male promossa da #quellavoltache è sempre importante, è un esercizio che serve per creare una collettività, per creare quello strato di consapevolezza nell’opinione pubblica che fa uscire dalla solitudine e dalla vergogna. Quello che manca è una riflessione al maschile, comprendere dove sta andando l’uomo, quali sono i valori di cui non riesce a farsi garante e quali sono le patologie che lo affligono. C’è una scarsa e carente educaizone sentimentale, una scarsa educazione alle negazioni. Il problema è sociale ed educativo, in una società che conosce il possesso e non l’amore, conosce la fisicità ma non il valore di un corpo”.

#dauomoauomo però è qualcosa di diverso. 

“La campagna nasce da un incontro di storie e volontà, insieme a Sofia Sabatino, Anita Fallani e tanti altri, ci siamo detti che occorreva fare qualcosa, lanciare una petizione pratica, un modo di coinvolgere gli uomini in questa riflessione. Insieme possiamo costruire una società equa e privata da comportamenti ed azioni tesi a ledere diritti e dignità della donna, insieme possiamo dare una svolta. Le battaglie di barricata unica non funzionano più, occorre prendersi carico collettivamente del problema e noi che in quanto uomini che siamo l’origine di questa situazione non possiamo rimanere inerti. Il primo ad aderire è stato il Presidente del Senato Pietro Grasso (qui il video, ndr) e questo per noi è importantissimo, significa che le istituzioni sono parte di questa battaglia politica e culturale”.

Il caso Weinstein è la punta dell’iceberg. Una sequenza di denunce sta scuotendo il mondo della finanza, del cinema e della televisione mondiale. In Italia sono poche ancora le donne che denunciano, perché?

Le donne non denunciano perché non si sentono protette dalla società intorno, non c’è uno strato culturale e sociale pronte ad accogliere la propria denuncia oltre la retorica. Lo vediamo anche per i reati come lo stalking, in tante denunciano ma la giustizia è lenta, non c’è un codice rosso nei tribunali per questi casi e quindi spesso tutto cade nel vuoto. Ritengo che il meccanismo che c’è dietro le molestie sessuali è simile a quello mafioso, nasce da un ricatto, fa leva sulla paura e lascia tante vittime sul campo. C’è un’omertà che deve essere sconfitta e possiamo farlo in parte solo noi uomini, iniziando a non coprire col silenzio gli abusi di cui sappiamo, inziando col prestare attenzione al mondo intorno, al nostro linguaggio, al nostro modo di osservare.

Che cosa è il femminismo oggi?

Non so dare risposte assolute e noto una frammentazione del fronte che ovviamente indebolisce le donne. Ma credo che ieri come oggi è femminista non solo chi sta dalla parte delle donne ma chi rifiuta che la donna possa essere oggetto di sfruttamento globale. La sfida dei diritti è quella di resistere agli interessi economici e ai falsi miti.

E il maschilismo?

Il maschilismo è guardare una donna dall’alto verso il basso. E’ la misoginia. E’ la voglia di usare il corpo delle donne come monete di scambio. il Maschilismo non è solo una mentalità: oggi più che mai è un sistema di potere

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