Letteratura

Cambiare sesso per aumentare le vendite di un libro

7 Agosto 2015

La letteratura era cosa da uomini, una scrittrice donna era fonte di scandalo. Chi ha tentato di farsi largo in questo mondo a volte sceglieva nomi maschili per potersi confrontare liberamente con i colleghi uomini: Charlotte Brontë divenne Currer Bell, Mary Ann Evans divenne George Eliot. La predominanza maschile in questo campo rimase invariata fino a pochi decenni fa e solo con la rivoluzione sessuale e le rivendicazioni femministe le cose iniziarono a cambiare. Decine di scrittrici in quegli anni rianimarono il movimento femminista, e alcune tra le voci più forti si trovavano nella fantascienza, tra le altre Ursula Le Guin, Octavia Butler, Marion Zimmer Bradley e… James Tiptree Jr, nome di penna di un’anonima impiegata statale, Alice Sheldon, una delle autrici di fantascienza più influenti di sempre. In suo onore venne istituito il James Tiptree Jr. Award, riconoscimento secondo solo a Hugo e Nebula nel mondo della fantascienza.

Dagli anni ’70 a oggi la situazione è cambiata. Il marketing delle grandi case editrici è molto attento ai nomi degli autori, cercando di individuare tendenze in grado di far vendere qualche copia in più. In Italia per alcuni anni sono stati proposti nom de plume in lingua inglese, secondo l’idea che un nome straniero poteva spingere qualche lettore in più all’acquisto. In tempi recenti all’estero si è provato a influenzare il lettore in base al pubblico naturale di una storia. Un esempio su tutti, Bloomsbury, editore di J.K. Rowling, scelse di “oscurare” il nome di battesimo della scrittrice inglese perché convinto che Joanne K. Rowling avrebbe allontanato i giovani lettori di sesso maschile. La scelta è stata quindi di eliminare la componente di genere dal nome stampato sulla copertina. Il successo travolgente di Harry Potter ha poi cancellato ogni problematica al riguardo, ma nessuno ricorda Joanne Rowling. Discorso simile si potrebbe fare per E.L. James.

Alcune tendenze, per il momento concentrate all’estero, mostrano che alcuni scrittori uomini preferiscono assumere pseudonimi femminili, percorrendo quindi al contrario il sentiero intrapreso da Charlotte Brontë e George Eliot. Tom Knox – già pseudonimo di Sean Thomas – è diventato S.K. Tremayne, e seguendo lo stesso percorso di Rowling e James, Steve Watson diventa S.J. Watson e Christopher Gortner diventa C.W. Gortner. Nel loro caso però si tratta di operazioni commerciali. Nei paesi anglosassoni, così come in Italia, la maggior parte dei lettori è donna, e secondo alcuni sondaggi le lettrici tendono a preferire autori femminili. Sembra quindi naturale la decisione di “cambiare sesso”, per ragioni di marketing e per far conoscere le loro storie a un pubblico più ampio. Se le scelte di questi autori sembrano opportunistiche – per quanto nessuno di questi sia autore di capolavori indimenticabili – escludere le loro opere a causa del nome non sembra una motivazione valida.

La scelta di pubblicare sotto pseudonimo è sempre stata legata a polemiche, in particolare quando si è voluto negare la reale identità dell’autore: è successo a J.K. Rowling, firmatasi Robert Galbraith nel tentativo di liberarsi dell’ombra di Harry Potter, è successo a Elena Ferrante in Italia, con una polemica infuriata in occasione della candidatura all’ultima edizione del Premio Strega. Utilizzare questo espediente per nascondere il proprio genere sembra il tipo di scelta che potrebbe inasprire ulteriormente la polemica, ma è anche simbolo di un cambio dei tempi.

Altro aspetto da considerare è legato al numero di lettori: se rimane basso è normalerivolgersi al nucleo di lettori ancora disponibile per costruire una base, da ampliare in un secondo momento, sull’onda del successo sperato. L’identità di uno scrittore è pubblica, nulla vieta di piegarla a un genere diverso se questo permette di raggiungere il proprio pubblico. E proprio questo è il passaggio più difficile del marketing, quello in cui spesso fallisce: permettere all’autore di raggiungere il suo pubblico. Nascondersi dietro un nome o un genere diverso non è un metodo più scorretto dello scrivere di argomenti pruriginosi, cercare la provocazione a qualsiasi costo o piegarsi alla moda del momento. Rappresenta però un simbolo della contemporaneità in aperto contrasto con l’origine della letteratura.

Sergio Vivaldi

FONTE: Cultora

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