Questioni di genere
8 marzo delle donne cattoliche
Hanno aperto le danze le donne spagnole, che domenica 1 marzo si sono ritrovate davanti alle cattedrali di Barcellona, Madrid, Siviglia e Santiago di Compostela, al grido di “Noi siamo il cambiamento: piena dignità e uguaglianza per le donne nella Chiesa”. Oggi 8 marzo, giornata internazionale delle donne, saranno le credenti di tutto il mondo a lanciare questo stesso messaggio, con una voce sola che attraverserà i continenti: dalla Germania al Regno Unito, dagli Stati Uniti al Sud Africa, Australia, India, Filippine, Kenya.
A coordinare questa immane e inedita mobilitazione di donne cattoliche è la rete CWC, Catholic women’s council, che raduna gruppi, associazioni e aggregazioni di tutto il mondo.
Questo percorso di unità è iniziato a Stoccarda nel novembre 2019, quando tutte le associazioni femminili tedesche hanno scelto di incontrarsi e riunire le forze, anche in vista del percorso sinodale della Chiesa di Germania.
Grazie al paziente lavoro di tessitura di Voices of Faith, progetto della Fondazione Fidel Goetz del Liechtenstein, questa rete si è ampliata a tutto il mondo, dando vita a un pellegrinaggio delle donne credenti alla volta di Roma che durerà due anni e si concretizzerà in azioni locali, virtuali e reali (incontri, cammini, raccolta di storie) che verranno condivise in un sito web apposito e del quale le manifestazioni di marzo rappresentano il primo passo.
In Italia è l’associazione Donne per la Chiesa, membro del CWC, ad aver preso l’iniziativa e, insieme a Noi siamo Chiesa e Voices of Faith, ha organizzato una manifestazione che si sarebbe dovuta svolgere a Milano l’8 marzo, ma che è stata rimandata in seguito alle disposizioni per ridurre il contagio da coronavirus. Alla manifestazione avevano aderito anche alcune sororità nate dall’esperienza di Ivana Ceresa, il Coordinamento delle teologhe italiane, il Meic, l’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne e tante associazioni e realtà della Chiesa milanese e lombarda.
È la prima volta che le donne cattoliche si autoconvocano in piazza per chiedere l’uguaglianza, perché le parole del Papa a capodanno sulla necessità che le donne siano pienamente associate ai processi decisionali diventino fatti concreti e visibili, perché ogni discriminazione sulla base del genere sparisca dalla prassi della comunità dei discepoli di quel Maestro che con le donne sapeva creare relazioni importanti, andando oltre e contro le consuetudini del tempo.
Quel che queste manifestazioni raccontano, a chi vuole ascoltare, è che le donne non sono più ferme in attesa di concessioni dall’alto, ma si assumono direttamente la responsabilità del cambiamento, facendo rete tra loro, dandosi momenti di preghiera, confronto, facendo comunità. Non c’è in questo alcun intento di farsi una “Chiesa” a parte, di sole donne, piuttosto l’atteggiamento di battezzate adulte che, consapevoli delle implicazioni del sacramento ricevuto, sentono l’urgenza di superare il clericalismo (indicato dal Papa come causa di infiniti mali) e fanno la loro parte per far compiere alla Chiesa i passi necessari nella direzione del superamento di un’ingiustizia.
Nel corso degli ultimi due anni abbiamo assistito ad un cambiamento importante: l’impegno delle donne per una Chiesa più giusta è uscito dalle aule di teologia e da piccoli gruppi di avanguardia per diventare un fenomeno diffuso, capace di raccogliere la sofferenza e la voce delle tante donne “normali” che nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti si spendono eppure si sentono considerate figlie minori, sempre periferiche. O che per questa ragione hanno già lasciato la Chiesa.
Ora questa voce, in tutto il mondo, cerca di unirsi, ma non diventa un grido, bensì un canto: “A questo tavolo, tutti sono i benvenuti. A questo tavolo, tutti sono visti. A questo tavolo, tutti contano. A questo tavolo, si può dire qualsiasi cosa. A questo tavolo, tutto è perdonato. Quindi venite come siete. Ricordate che la porta è sempre aperta. A questo tavolo, siamo tutti figli e figlie”, Idina Menzel, “At this table”, inno della manifestazione.
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