Milano

Salvini a Sesto: la risposta ce l’abbiamo sotto gli occhi, è ora di rivendicarla

6 Gennaio 2017

Il segretario della Lega Nord ha colto al volo l’occasione dell’uccisione del terrorista Amri da parte di un poliziotto presso la stazione di Sesto San Giovanni, per giocare il ruolo di imprenditore politico della paura. A poche ore dall’evento, si è recato sul luogo stesso della sparatoria a rivendicare la propria posizione sulle questioni terrorismo islamico e immigrazione: escludere, chiudere, discriminare (si vedano le dichiarazioni sue e di altri esponenti leghisti locali e nazionali). Non ci si indigni eccessivamente di questa mossa: Salvini non fa altro che cercare di aumentare il proprio consenso – ciò che è l’obiettivo a breve termine di ogni uomo e movimento politico (soprattutto se in ascesa).

Le forze politiche avverse a Salvini, in particolare quelle di sinistra, civiche e popolari, dovrebbero invece cercare di  contrastare un’interpretazione insinuante e rabbiosa delle questioni terrorismo islamico e immigrazione, dovrebbero propugnare soluzioni alternative a questi problemi. Al contrario di un’immagine stereotipata, che dipinge le periferie urbane e metropolitane come territori anonimi e da mettere sotto tutela (si veda ad esempio il lancio della Reuters, ripreso dagli organi di informazione globali), proprio luoghi come Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo offrono numerosi e solidi spunti a chi vuole elaborare una posizione alternativa alle scorciatoie e strumentalizzazioni salviniane (e grilline).

Questi sono i luoghi in cui decenni di cultura politica e amministrazione progressiste hanno prevenuto la formazione di sacche impenetrabili di segregazione sociale, hanno evitato che queste periferie diventassero quartieri dormitorio privi di socialità, hanno promosso servizi pubblici di qualità, contribuendo così ad attrarre famiglie del ceto medio. Intendiamoci: si tratta di pezzi di città complessi, a tratti duri, dove a situazioni puntuali di grave deprivazione materiale si sono sommati di recente gli effetti della crisi. Ciononostante, l’azione amministrativa delle giunte di sinistra e di centrosinistra ha contribuito a mantenere queste periferie dei luoghi dinamici, dove la qualità di vita è complessivamente comparabile con quella di molti quartieri di Milano.

In questi territori, durante un trentennio (1967-2000), anche grazie alle mobilitazioni dei cittadini, si è caparbiamente realizzato il più grande parco urbano creato in Italia nel XX secolo (il Parco Nord Milano). I Comuni di Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo hanno sperimentato negli anni ‘90 politiche urbane integrate per ridurre il degrado sociale nei quartieri più difficili di edilizia popolare (“Contratti di quartiere” Sant’Eusebio e Gescal). Il Nord Milano sta intenzionalmente cambiando pelle, offrendo poli culturali di eccellenza come il centro culturale Pertini e il Carroponte – che sono la più moderna biblioteca pubblica e la più suggestiva area concerti di tutta l’area metropolitana (capoluogo compreso). Le risposte di sinistra, civiche e popolari alla strategia della paura salviniana sono sotto i nostri occhi: non c’è che da rivendicarle, e da rilanciarle.

Le periferie metropolitane devono essere considerate come potenziali risorse, e non più solo come serbatoi di forza lavoro e ambiti di localizzazione di impianti tecnologici indesiderabili. Le amministrazioni e le forze politiche progressiste devono rilanciare una prospettiva di crescita occupazionale, sostenibilità ambientale e coesione sociale di questi territori, mettendo all’ordine del giorno nuovi obiettivi politici, tra cui: co-gestione insieme al Comune capoluogo dei fondi europei dedicati alle Città metropolitane; quantificazione dei servizi ecosistemici resi all’area metropolitana da parte dei Comuni periferici; rafforzamento del policentrismo spaziale metropolitano; equa distribuzione di tariffe e servizi della mobilità metropolitana.

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