Questione islamica

Perché, se parliamo di Islam, i liberali di casa nostra assomigliano a Trump?

15 Luglio 2016

Cadavere chiama commento. Dopo Nizza (come dopo Dacca, Orlando, Bruxelles, Parigi…) non possono mancare gli sciacalli à la Salvini, gli psicolabili cospirazionisti, i sonnambuli della Vera Sinistra che sanno solo ripetere la filastrocca sulle «diseguaglianze crescenti». Non manca proprio nessuno, nemmeno il sottoscritto, commentatore part-time di nessuna rilevanza. Il gruppo più numeroso, sui social come al bar, è però sempre quello dei falchetti da scontro di civiltà. Quelli che attribuiscono ogni nostro male al «buonismo di sinistra», i neoconservatori alla vaccinara, i foglianti, i teorici dell'”armiamoci e partite”. Tra i proclami lanciati da questo vasto schieramento – che è morale prima che politico – il primo in cui sono incappato, spigolando il Twitter stamattina, è il seguente:

«In un’Europa normale oggi, in tutte le moschee, sarebbe obbligatorio sentire leggere un comunicato di condanna per Nizza, pena la chiusura»

Un’uscita simile, al netto dello stile, potrebbe provenire da Matteo Salvini o da Donald Trump, non da un giornalista serio come Goffredo Pistelli di «Italia Oggi». In questi casi ormai non mi azzardo più ad usare l’argomento dello Stato di diritto e della libertà religiosa. Per i nostri liberali si tratta infatti di quisquilie derogabili alla bisogna. (Siamo o no sotto attacco, per Dio?!, come direbbe Giuliano Ferrara). Credevo almeno che i tre lustri passati dall’11 settembre sarebbero bastati all’Ordine Dei Giornalisti per fornire ai suoi iscritti i primi rudimenti dell’islam, religione tutt’altro che monolitica, priva di un clero propriamente detto e di autorità riconosciute da tutta la Umma. Mi sbagliavo.

Pazienza, dove non può la cultura, possono forse la logica e il buon senso: per la maggior parte, i “lupi solitari” jihadisti di questi ultimi tempi non sono grandi frequentatori di moschee, quanto compulsivi navigatori della Rete. E se nemmeno le censure saudita, iraniana, russa o cinese riescono ad impedire ai propri cittadini di accedere al libero universo web occidentale, figuratevi cosa dovremmo diventare noi liberaldemocrazie per impedire al sociopatico di turno di venire indottrinato via whatsapp dal tagliagole islamista. Nel corso dello scambio su twitter, in difesa di Pistelli interviene un nostro follower comune: in sintesi, mi ricorda che dovremmo tagliare i rapporti con i Paesi del Golfo, finché non rispetteranno le altre religioni come noi rispettiamo l’islam. Dovremmo smetterla di fare affari coi principali sponsor di Daesh! Occidente, svegliati!

Una delle disgrazie più grandi che sia capitata all’umanità nell’ultimo mezzo secolo è in effetti la dipendenza energetica da paesi in cui la versione più retriva dell’Islam è legge. Come sarebbe stato diverso il mondo, se tutto il petrolio si trovasse in Scandinavia anziché sotto il culo degli sceicchi wahabiti! Purtroppo è andata diversamente. Come si possano interrompere da un giorno all’altro i rapporti con i petrolieri arabi, i nostri crociati non lo spiegano. Qualcosa però mi dice che, dalle parti di «Italia Oggi» e «Milano Finanza», non tutti siano dello stesso avviso, almeno da quando il fondo sovrano del Qatar si è comprato il nuovo skyline della capitale morale d’Italia.

Forse l’islamofobia non c’entra nulla, a ben vedere. I liberali son gente pragmatica, ecco tutto. Sanno che è più facile mettere i sigilli a un capannone uso moschea in periferia che non ai bei grattacieli di Porta Nuova.

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