Milano
Milano senza moschee è meno sicura
Alla fine il populismo della Lega Nord ha battuto il (mancato) coraggio della sinistra, portando al fallimento l’intero progetto della costruzione di una o più moschee a Milano, con tanto di cupola e minareto. La promessa elettorale di Pisapia – che oggi viene rilanciata da Sala – è stata mancata; d’altra parte nel 2011 nessuno poteva immaginare che la parte più difficile del processo sarebbe avvenuta mentre lo Stato Islamico portava il terrore nel mondo insanguinando anche l’Europa.
Al di là della legge anti-moschee voluta da Maroni e dei ricorsi della giunta bocciati (ma solo parzialmente) dalla Corte Costituzionale, è chiaro che il momento non era il più propizio: il clima generale ha determinato il fallimento di un processo che, sul lungo termine (ma quanto lungo?), sarà comunque inevitabile. Un processo che prima o poi porterà i tantissimi musulmani residenti a Milano ad avere un luogo in cui esercitare la loro libertà di culto in modo dignitoso.
Per chi non se ne fosse accorto, a Milano i musulmani ci sono già, sono tanti (i numeri più recenti che ho trovato parlano di 140mila residenti in città di fede islamica) e sono organizzati in numerose associazioni.
Questa constatazione oggettiva dev’essere il punto di partenza: privare i milanesi musulmani di una moschea equivale a voler a tutti i costi nascondere la polvere sotto il tappeto, fingere di non vedere ciò che è già una realtà dei fatti.
Ma quale sarebbe mai l’obiettivo di chi cerca in ogni modo di impedire che a Milano sorgano delle moschee, che non ci siano luoghi di ritrovo “privilegiati” per aspiranti terroristi? Vederla così significa essere ciechi: i luoghi di ritrovo privilegiati per potenziali terroristi ci sono oggi proprio perché manca una grande moschea, immediatamente riconoscibile, sorvegliabile, finanziata in modo trasparente e a tutti nota.
Le pseudo-moschee di fortuna create in scantinati e garage, delle quali solo una minima parte è nota alla collettività e che molto difficilmente si possono controllare, sono il vero pericolo; il luogo in cui una comunità sempre più arrabbiata, rinchiusa in enclave e che si sente esclusa da una città che non le consente di pregare in maniera dignitosa può alimentare la propria rabbia.
Oggi, il rischio di favorire il terrorismo passa anche dalla mancata volontà di consentire ai musulmani di avere una moschea. E che tutto questa avvenga mentre si consente a Scientology di creare una “chiesa” delle dimensioni di un ipermercato non fa che rendere paradossale il quadro.
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