Geopolitica

L’Isis ci porta nel Terzo Millennio della geopolitica e rende ‘inutile’ l’Onu

17 Febbraio 2015

Invocare un’azione decisiva dell’Onu sulla questione libica, è come immaginare che una persona di 80 anni possa competere con Usain Bolt sui 100 metri. L’aspra metafora serve a comprendere come le Nazioni Unite in questo momento siano impossibilitate a svolgere un ruolo di primo piano nella situazione in Libia. Il primo motivo è di tutta evidenza: le difficoltà dell’Onu prendono forma appena si verifica una crisi internazionale.

La drammatica evanescenza di questo organismo è una questione annosa e che risulta quasi superfluo affrontare. Ci sarebbe poi un secondo aspetto: la tensione nel Donbass, l’Ucraina dell’Est, si intreccia con la guerra civile in Siria e il conflitto libico, in quanto la Russia non è disposta a concedere nulla all’Occidente. Sarebbe fantascientifico credere che Vladimir Putin possa dare il placet a un intervento dal retrogusto neo-coloniale.

Ma questo motivazioni non sono soddisfacenti a spiegare perché le Nazioni Unite non hanno un effettivo margine d’azione. Il punto centrale è infatti un altro: l’Isis, o Is che dir si voglia, impone un nuovo modo di concepire i rapporti internazionali. L’irruzione sulla scena dell’autoproclamato Califfo Ibrahim ha rotto gli schemi del Dopoguerra, introducendo un elemento di novità, che risulta esecrabile ma resta un fattore dirompente nel quadro geopolitico.

L’Isis, in un gioco di specchi tra tradizione antiche (il Califfato) e modernità (l’uso dei social per la comunicazione), incarna un’organizzazione che infrange i modelli di pensiero novecenteschi. Pur nella sua carica di crudeltà e nonostante strategie militari medievali, la presenza di questo gruppo costringe l’Occidente a rivedere gli schemi tradizionali, spaccandoli in due. I jihadisti stanno abbattendo confini, cancellando gli Stati Nazione disegnati a tavolino dopo la Grande Guerra e in seguito al disfacimento dell’Impero ottomano. Gli islamisti, con la loro violenza, stanno distruggendo quelle certezze costruite artificiosamente dai vincitori del primo conflitto mondiale. Uno dei capisaldi novecenteschi viene così abbattuto, indipendentemente dalla nostra volontà.

Del resto è ormai evidente che l’Isis sia un fenomeno politico e militare sconosciuto alla modernità. La presenza di uno Stato – seppur non ufficialmente riconosciuto – settario e sanguinario al largo delle coste italiane è un fatto nuovo (relativamente all’era moderna). Inoltre tale entità non cerca alcun tipo di interlocuzione, in quanto rifiuta l’idea del confronto, tanto da precludere addirittura la possibilità di commerciare. A differenza di Al Qaeda, infatti, ha un territorio preciso su cui governare e rispetto ad altri regimi (per esempio quello di Teheran) non pratica alcuna forma di partecipazione elettorale. E tutto, è bene ribadirlo, accade a poche centinaia di chilometri dall’Italia, oltre che in gran parte di Siria e Iraq.

Beninteso, non è un’apologia del sedicente Stato islamico (ci mancherebbe), ma la constatazione di una mutazione epocale che catapulta la storia nel Terzo Millennio, in una fase nuova. In tale contesto, una struttura tipicamente novecentesca come le Nazioni Unite, nella forma attuale, perdono senso e finiscono per ricoprire un ruolo di testimonianza. In un’ottica decisamente più pragmatica non bisogna ragionare come se la storia fosse ferma al secolo scorso, altrimenti si rischia di fornire un prezioso vantaggio alle milizie islamiste, che sulla base dei tentennamenti avversari hanno costruito le proprie vittorie militari.

L’attesa di un intervento risolutivo del Consiglio di Sicurezza è perciò la decisione di non decidere. Se la strategia è quella attendista, è bene dirlo. Ma l’ombrello dell’Onu non funziona più e funzionerà sempre meno, perché è ormai rotto: inadeguato alle bufere del futuro, a meno che non lo si “aggiusti”. La riforma delle Nazioni Unite, in agenda da tempo, va attuata con maggiore velocità e con una solida base di lungimiranza, qualità che spesso difetta ai leader mondiali. Le operazioni di lifting sarebbero solo un danno che si somma a un quadro deteriorato.

Il Califfo, pur rispolverando una forma di governo sostanzialmente estinta quasi un secolo fa, porta così l’Occidente nel Terzo Millennio. Perciò richiede un cambio di registro nel modo di pensare e costringe a far riflettere sul cambiamento radicale delle Nazioni Unite, che oggi sembrano un lascito poco funzionale di un secolo ormai concluso.

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