Questione islamica

La guerra siriana spiegata ai non addetti ai lavori

18 Novembre 2015

Quanto ne sappiamo della guerra siriana, di come è cominciata e di quali sono gli attori coinvolti? Ora che finalmente se ne parla (in realtà il conflitto è cominciato quattro anni fa ma le grida di aiuto rimanevano isolate), è il caso di riassumere brevemente (come ha fatto il sito The conversation) tutta la vicenda. Perché prima di parlare, sempre meglio conoscere.

La guerra siriana è iniziata nel marzo 2011, durante la primavera araba, quando le forze governative del presidente siriano Bashar al-Assad hanno avviato una violenta repressione contro i manifestanti nella città di Daraa. Ci fu una esclation di proteste e il regime rispose con arresti di massa, torture e uccisioni.

Nel luglio 2011, la Free Syrian Army (FSA) si è affermata come leader tra i gruppi ribelli che combattono il regime. Composta in prevalenza da disertori delle forze armate siriane, con i primi successi la FSA si impossessò di basi e attrezzature militari.
All’inizio del 2012, la Siria era già, quindi,  nel pieno di una guerra civile in piena regola.

L’inizio del 2012 vide anche la formazione di un gruppo ribelle molto diverso, Jabhat al-Nusra (Fronte Nusra), una diramazione del gruppo settario di al-Qaeda in Iraq (AQI). Anche se non è l’unico nuovo gruppo a emergere in questo momento (la Defense Intelligence Agency USA stima che più di 1.000 gruppi di ribelli operavano in Siria a fine 2013), il sunnita Jabhat al-Nusra cambiò strategia, scatenando gli attentati suicidi e radicalizzando il conflitto.

La guerra siriana non è iniziata come un conflitto confessionale, ma lo è diventato rapidamente dopo la comparsa sullo scenario degli attori regionali.
Cercando di inserirsi nella guerra regionale con l’Iran, Paesi del Golfo sunnita, come il Qatar e l’Arabia Saudita, hanno iniziato a sostenere i gruppi ribelli islamici sunniti, tra cui Jabhat al-Nusra, con un flusso costante di armi e di denaro contante.

Nel frattempo, la minoranza curda nel nord-est della Siria, che fino ad allora aveva evitato il coinvolgimento, dichiarò la propria regione autonoma a Rojava, in opposizione sia Assad sia agli altri gruppi ribelli.

Sfruttando le fratture e le rivalità tra le forze ribelli, Assad cominciò a usare il pugno di ferro contro qualsiasi tipo di opposizione (militare e civile) e nell’agosto 2013 lanciò un attacco con armi chimiche sulla zona rurale di Ghouta intorno a Damasco. Circa 1.400 persone rimasero uccise dal Sarin.
I potenziali attacchi aerei americani furono scongiurati allora da un accordo tra Stati Uniti e Russia in cui gli Usa accettarono di fare marcia indietro se il regime siriano, sostenuto dalla Russia, avesse distrutto il suo arsenale di armi chimiche.

Quando gli Stati Uniti cominciarono i loro attacchi aerei in Siria l’anno successivo, non presero di mira il regime siriano, ma un gruppo ribelle emerso di recente: lo Stato islamico in Iraq e Siria (ISIS). In seguito indicato come Stato islamico, e spesso descritto con il suo acronimo arabo, Daesh, è nato anche da una costola di AQI, ma ha cercato di essere indipendente da Al Qaeda, mirando a stabilire un califfato in Siria e in Iraq.

Respinta dai leader Jabhat al-Nusra ed esiliato da al-Qaeda nel febbraio 2014, l’ISIS ha impiegato le tattiche brutali e disumane che adesso conosciamo, reclutando militanti sia a livello regionale, sia a livello internazionale, reclutando circa 30.000 combattenti stranieri tra le sue fila (dato aggiornato a settembre 2015).

Gli Stati Uniti, che forniscono il supporto per alcuni gruppi ribelli anti-Assad, hanno iniziato gli attacchi aerei contro l’ISIS nel settembre 2014. Quest’anno, gli aerei russi hanno iniziato ad attaccare a sostegno di Assad e sono stati criticati per aver colpito gruppi ribelli moderati invece dell’Isis (ora Stato islamico).

Il conflitto siriano è stata descritto come una guerra civile, una guerra per procura e una guerra settaria. Da un lato, il governo siriano, sostenuto da Russia, Iran e Hezbollah, è impegnato contro i ribelli “moderati”, sostenuti dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti con la Turchia e gli Stati del Golfo. I kurdi stanno combattendo IS e Assad, e sono supportati dall’Occidente, ma vengono anche bombardati dalla Turchia, che sta cercando di arginare la rivolta urda all’interno dei suoi confini.

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