Questione islamica
Jack Merritt, un’anima nobile
Ogni attentato terroristico suscita in noi diverse emozioni: la paura, lo sgomento per un crimine del quale facciamo fatica a comprendere il senso, la solidarietà per il paese colpito e i suoi cittadini. Poi accade che si vengano a conoscere le storie personali delle vittime, vediamo le loro foto, impariamo il loro nome e, spesso, il dolore è troppo forte da sostenere.
Nel leggere di Jack Merritt, la prima delle due vittime del terrorista islamico che ha colpito ieri nel cuore di Londra delle quali la polizia ha reso nota l’identità, prende davvero lo sconforto. Aveva 25 anni, era laureato a Cambridge e collaborava ad un progetto per il recupero dei detenuti attraverso la loro istruzione (“Learning Together”).
Il padre, alla sua morte, lo ha definito “a beautiful spirit” e ne ha ricordato l’impegno in favore degli ultimi, i perdenti, i carcerati. Persone alle quali Jack Merritt stava offrendo un’opportunità di riabilitarsi e di reinserirsi nella società e, purtroppo, è stato uno di loro, un fanatico imbevuto di un’ideologia di morte, ad accoltellarlo durante una conferenza in cui si presentava il progetto destinato ai detenuti.
Guardando le sue foto e leggendo del suo lavoro, provo come tanti una grande rabbia nei confronti di chi ce lo ha portato via e del disegno criminale che ispira le menti di tanti fanatici, anche qui in occidente.
Poi mi fermo e mi viene da pensare a quante cose belle avrebbe potuto realizzare nella vita, quante persone avrebbe potuto aiutare, e come avrebbe potuto rendere migliore la nostra società.
Cerchiamo di non dimenticarlo, lui e le tante altre anime buone uccise in questa tragedia senza senso che colpisce le nostre vite e, soprattutto, cerchiamo di non dimenticarne l’esempio.
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