Questione islamica
Il gap generazionale è Berlino negli occhi di mia figlia
La prendo sul personale questa volta, scusate.
Non ho frequentato Studi Strategici, non ho le competenze per fare analisi tecniche di quanto stia succedendo a livello planetario per ciò che attiene al terrorismo.
Cerco di passare oltre i profili Facebook, strumento che di fronte a fatti come quelli di Berlino polarizza un dibattito che puzza di paura lontano un miglio. Guardo più vicino, guardo a mia figlia e mi rendo conto che tutto quanto sta accadendo nel mondo è lo ‘shock del futuro’ evocato da William Gibson e da altri autori di una certa fantascienza ‘predittiva’.
E’ il modo in cui il terrore ha cambiato le cose a segnare una distanza: il terrorismo, non la tecnologia, costituisce il gap generazionale tra me e mia figlia e più in generale tra genitori e figli [o tra adulti e giovani per chi figli non ne ha].
Me ne sono convinto osservando la consapevolezza con cui lei e i ragazzi in generale assumono queste tragedie. Perchè i ragazzi le assumono e le consumano, mentre noi ne veniamo solo consumati; è questa la frattura generazionale, questo è il solco incolmabile: prendevamo l’interrail e i nostri genitori potevano essere preoccupati perché eravamo in giro per l’Europa con la leggerezza dell’ingenuità a fare da contraltare alla pesantezza degli zaini. Potevamo fare brutti incontri, avere incidenti, restare senza soldi, prendere freddo e ammalarci, potevamo essere scippati, fregati al cambio di moneta.. Ma se mio padre avesse detto: “Vedi di non bere troppo, portati dei preservativi e attento ai camion nei luoghi affollati” avrei risposto: “Non ho capito la faccenda del camion..”
Adesso loro sanno che nel mondo, a Berlino così come a Nizza e chissà in quale altro posto ci potrebbe essere qualcuno che li vuole stritolare sotto le gomme. Ed il perché è così intangibile da divenire irrilevante. E’ così e basta: è un fatto del mondo così come lo è Internet o il sole che sorge al mattino.
Speravo che l’incolmabilità generazionale per me arrivasse una mattina di fronte a una spiegazione troppo astrusa, una nuova tecnologia, una notizia incomprensibile. Non pensavo fosse la normalizzazione del terrore, il suo radicamento nelle coscienze e nelle attese dei ragazzi.
Così, quando mia figlia staccherà gli occhi dalle immagini televisive e mi guarderà io avrò due cose da fare: aggiungere i camion alle raccomandazioni e assumermi la mia quota di responsabilità per aver contribuito a consegnarle un mondo del genere.
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