Questione islamica
Guerrieri et amorosi
Parole parole parole.
E intanto le guerre s’inaspriscono, mietendo vittime, soprattutto innocenti. L’allargamento del conflitto israelo-palestinese si estende, come si prevedeva, al Libano, dove Hezbollah, compagine terrorista antiisraeliana foraggiata dall’Iran, altro bel paese canaglia, ha impiantato le sue centrali, un po’ nello stile di Hamas, con tunnel sotterranei, depositi di armi, un esercito di seguaci.
Israele non si ferma. Per secoli gli ebrei non hanno mai potuto difendersi dalle persecuzioni, se ci si pensa bene. E l’ultima, atroce, soluzione finale adottata dal nazismo ha lasciato un segno nella storia di tutto il mondo. Iran a parte, dove alcuni osavano negare l’Olocausto. Oggi che hanno l’atomica, gli ebrei si difendono, anche se la legge del taglione è un po’ disequilibrata, diciamo.
Però una soluzione, oggi, non vuol essere trovata nemmeno da parte palestinese, a quanto pare, perché di due stati separati nessuno dei due contendenti vuol sentirne parlare, gli uni perché è la Terra Promessa e non si tocca, gli altri perché ci abitavano da prima della riscoperta della Terra Promessa, per molti secoli all’interno dell’Impero Ottomano.
Ovviamente la Storia è fatta di conflitti, di cambio di proprietà, di cambio di lingue (sempre quelle dei conquistatori), e così via. L’Europa ha visto, fin dall’antichità, forse il maggior numero di guerre e di cambi di confini che mai il pianeta abbia vissuto e oggi nessuno, a parte qualche catalanista fuori tempo massimo, vorrebbe rivendicare come suo un territorio che ha cambiato padrone, lingua e popolazione molte volte.
Sarebbe come dire che i greci attuali rivendicassero come propri territori tutta l’Italia meridionale, o i libanesi, perché abitano le terre dell’antica Fenicia, volessero tornare in possesso delle colonie cartaginesi.
Non si può, la Storia va avanti. Gli altoatesini si sono “rassegnati” a vivere in Italia, anche perché sono trattati come dei principini, e spesso sono pure arroganti.
Ricordo una serata a Bolzano che ero in coda con amici fuori da un ristorante famoso senza sapere che i nativi avevano il “diritto di precedenza”, non scritto da nessuna parte ma applicato, rispetto agli “stranieri” italofoni e ci passavano davanti senza neanche calcolarci. Questo tra le tante cose storte della Provincia Autonoma.
La posizione israeliana ci appare certamente ambigua, col nostro metro. Noi non viviamo lì, non parliamo le loro lingue, non conosciamo così profondamente le loro rispettive culture, e non sappiamo veramente cosa significhi una convivenza in quelle terre.
Tutti dovrebbero essere palestinesi, sia ebrei che musulmani, perché vivono in Palestina, che è quella porzione di terra contesa. E viene in mente il quadro di un esposizione di Mussorgskij “Samuel Goldenberg e Schmuyle”, l’ebreo ricco e l’ebreo povero, dove il potere del primo, annunciato con un tema musicale tronfio e potente, viene incrinato dalla richiesta lamentosa dell’elemosina del secondo.
Il palestinese ricco, ossia l’ebreo ricco, bombarda il palestinese povero che si lamenta. Quello che succede a Gaza oggi.
Ma è pur vero che l’attacco del 7 ottobre 2023 ha prodotto una strage di israeliani e un numero enorme di ostaggi, molti dei quali sono già morti nelle mani di Hamas.
Alla fine si possono veramente biasimare gli israeliani per la pur eccessiva risposta militare? Quelli non ne vogliono più sapere di massacri degli ebrei, giustamente. Anche perché Hamas dei due stati non ne vuol sentire manco parlare.
Due posizioni inconciliabili perché dettate dalle loro rispettive religioni, che sono intolleranti, quelli colla litania del popolo eletto, quegli altri col fatto che il territorio è prevalentemente islamico ormai da oltre mille e quattrocento anni e che quindi spetta a loro. E farli convivere nello stesso stato sarebbe impossibile, gli uni colla legge ebraica, gli altri colla legge islamica, estremismi paralleli e assai distanti.
Mi fece impressione l’intervista a una giovane colona ebrea, qualche tempo fa, che insieme ai suoi giovani parenti coltivava qualcosa in qualche territorio, che esprimeva il concetto che la terra è tutto e che i palestinesi dovevano essere scacciati. Sangue e terra, come per il nazismo, non se ne esce, per gli uni e per gli altri, è il frutto dei rispettivi indottrinamenti religiosi, perché è da lì che parte il bubbone dell’odio e dello sterminio reciproco. Si avrà una tregua solo quando una delle due parti si stancherà di combattere.
Inoltre, siamo poi così sicuri che, con due stati separati entrambe le popolazioni la smettano di recarsi fastidio? Il mondo ne uscirebbe alleviato, ipocritamente, ma non sarebbe la soluzione perché i fondamentalismi sono così, irrisolvibili. È una questione di ideologia, di dogmatismo, di fanatismo.
Il massacro reciproco continuerà.
La cosa più fastidiosa per i palestinesi e il mondo arabo in generale è una scheggia d’Occidente innestata nell’Oriente, proprio nel sito sacro per eccellenza per le grandi religioni monoteiste. Ognuna ha le sue ragioni surreali, che siano basate sui culti biblici o coranici, non importa; che poi, se uno legge quelle fandonie si stupisce di quanto le persone possano essere così stupide a crederci ancora oggi.
E le guerre si fanno per queste ossessioni patologiche, perché Gerusalemme e poi Roma, secondo Maometto, dovranno essere conquistate, perché l’Islam emancipa ebraismo e cattolicesimo, che hanno fallito la missione che Allah, per niente uno e trino, ha dato loro.
Quando ci sono queste premesse potrà mai esserci la pace?
Per questo bisognerebbe alzare un po’ la guardia in Europa contro tutti i fondamentalismi e quello islamico in particolar modo, perché per i credenti c’è sempre la guerra santa come scopo principale. E se si disobbedisce ad Allah la punizione è la morte, non ci sono vie d’uscita.
Certo, ciò non giustifica le vittime dei bombardamenti israeliani, ma i fanatici che stanno dall’altra parte, e che aumentano di continuo i loro fedeli, vorrebbero eliminare tutti gli ebrei, perché Allah lo vuole. Ma uno dei motivi dell’aumento dei fedeli islamici è anche il comportamento israeliano, che non fa che seminare odio e distruzione.
Noi, da lontano, non ci rendiamo veramente conto di cosa significhi questo attaccamento alla terra, un piccolo brandello di deserto (peraltro, reso fertile dall’ingegno israeliano) da parte degli uni e degli altri.
Se Giorgia o il suo vicecapitano dovessero analizzare il concetto di patria degli israeliani e quello dei palestinesi, da che parte si schiererebbero? Cos’è dunque la patria?
Questo concetto così primitivo, e così connesso col corpo delle persone prima che colla mente, è lo stesso concetto che spinge Zelensky a difendersi e a chiedere aiuto al mondo occidentale contro la prepotenza di Putin che rivendica il possesso del suo antico impero, almeno come giustificazione ufficiale.
Il delirio che poi invade la mente dei militari diventa talmente patologico che se ne rimane vittime, non se ne può uscire se non colla sconfitta di uno dei contendenti. La Storia ce lo ha insegnato e ce lo ripropone di continuo.
Forse la soluzione sarebbe non dar spazio a tutte queste persone che hanno in testa un concetto di patria così forte perché l’unica patria, per tutti, è il mondo intero e queste guerre non fanno altro che aumentare i problemi della gente, col degrado ambientale e le vittime che le guerre provocano, al di là delle singole pretese.
Ma non è solo la guerra che alimenta questo concetto di patria. Aumenta anche l’aggressività della gente, che s’infervora e, occupando in Occidente il vuoto che ha lasciato la sempre meno frequentata religione cristiana, spinge verso un altro fanatismo gli orfani della divinità. Allora chi non ha altro da pregare s’inventa un’altra entità che è la Patria e in lei trasferisce le proprie aspirazioni, i propri bisogni, le proprie idiosincrasie. Vannacci è l’esempio lampante di ciò che succede ai cervelli in disarmo e ha la forza del fanatismo. Che è una patologia.
Di certo la ragione primaria da ricercare sta nelle tre religioni monoteiste, perché il concetto di terra, di capitale religiosa (Gerusalemme), di disegno di Dio o Allah, che sono la stessa fantasiosa entità, sono le ragioni della superstizione.
Prima ancora che esistessero Gesù e Maometto, il grande poeta latino Lucrezio, nel De Rerum Natura, espresse il suo punto di vista sulle religioni. Due millenni fa. Lo espresse nell’inutile sacrificio di Ifigenia per mano del padre Agamennone, perché la sua flotta fosse benedetta dagli dei: a tali delitti poté condurre la superstizione (Tantum religio potuit suadere malorum).
Allargando il concetto si capisce tutto, la religione è la fonte di tutti i problemi umani perché alla razionalità si delega la superstizione.
Eppure, nella madre di tutte le democrazie, il presidente degli Stati Uniti giura spesso sulla Bibbia, anche se non è richiesto dal cerimoniale. Il che significa che sono primitivi, e lo dimostrano di continuo. Primitivi e cinici per quanto progressisti si vogliano dimostrare. Obama è credente, ma questo è affar suo, non c’è bisogno di andare a disturbare “l’aiuto di Dio” in una faccenda pubblica. Se vuole l’aiuto di Dio se lo preghi in camera sua.
Se per assurdo, ma poi sarebbe veramente assurdo?, un mussulmano diventasse presidente degli Stati Uniti, avrebbe il diritto di giurare sul Corano?
La risposta è no, la religione si lascia da parte, lo Stato è un’altra cosa. Quando Stato e Chiesa coincidono e sono indissolubili nella vita quotidiana di un paese succedono i disastri, perché prima o poi il fanatismo riaffiora, riaffiora una lettura ortodossa dei testi considerati sacri e finisce a schifìu, perché la laicità dello Stato non c’è più.
Guardiamo l’Afghanistan, coi talebani al potere e i loro estremismi (che a loro non sembrano tali ma normali). Ma non è meglio in Pakistan o in India o in Indonesia. O in Russia, dove il patriarca Kirill ha benedetto la guerra santa di Putin all’Ucraina ma non ha maledetto i traffici degli oligarchi russi che fanno affari sporchissimi ovunque né tanto meno ha maledetto gli assassinî politici di Putin, come la Politkovskaya e Navalny, i più celebri di una lunga lista.
Quando il Capitano stringe il rosario tra le mani e lo bacia e poi fa crepare i migranti naufraghi sulla nave ong che cosa fa? La stessa identica cosa di Putin, disprezza la vita umana. Per non parlare di tutti i suoi eccessi, d’ogni tipo.
Sono tutte facce del complesso intreccio di politica e religione che dall’inizio della Storia continuano a far perdere preziose risorse all’umanità, che avrebbe conquistato un livello di tecnologia mai raggiunto prima, sprecandole e distruggendole nel nome di una patria e di un’ideologia.
I danni della seconda guerra mondiale ce li portiamo ancora sul groppone, e quelli delle ultime guerre in Medio Oriente, in Africa, in Europa, degli ultimi 80 anni se li porteranno i posteri. Poi ci si stupisce della povertà di molte parti del mondo, e noi, che siamo invece quelli del primo mondo, ci sentiamo poveri.
Rispetto a loro non lo siamo di certo ma, per i parametri di civiltà che l’Occidente ha creato dopo la seconda guerra mondiale, lo siamo, perché ci si sente poveri se non si può comprare l’auto elettrica che ci viene spacciata come la soluzione all’inquinamento ambientale. E ci si sente in colpa per questo, ci si sente in colpa di essere poveri. Il consumo indotto è programmato così. Non si può vendere un pomodoro olandese in un supermercato italiano e farlo viaggiare su strada, inquinando. Oltre alla qualità ridicola del pomodoro olandese, cui prodest? Un povero non lo comprerà mai perché il pomodoro italiano costa meno ed è più buono. Il pomodoro olandese marcirà sul bancone, magari dopo molto tempo per via dei conservanti.
Tutta la politica economica basata sul consumo è fallimentare, può funzionare all’inizio come una catena di Ponzi, poi il gioco è scoperto. E i governi non fanno altro che incrementare la povertà, autorizzando distruzioni ambientali e sociali nel nome di un progresso che sta nel mondo iperuranio e non su questo pianeta. I soloni che ci governano, difensori dei “valori”, sono di un’ignoranza crassa che metà basta. E non c’è da stupirsi che poi ci sia una degenerazione sociale che sembra irreversibile. L’ignoranza della classe dirigente si vede giorno dopo giorno. Basti fermarsi a riflettere sulle nuove trovate del ministro ex-cognato per rendersi conto che sono demenziali. E la Coldiretti, giustamente, glielo fa notare. Ma non si finirebbe più. La cosa vale anche per le iniziative che vengono da Bruxelles, dove pure, spesso, le competenze sembrano latitare. D’altro canto, proponendo personaggi come Vannacci, come si può migliorare la situazione? E ogni stato avrà il suo Vannacci.
I giovani vanno via. E per forza. Ma non è sicuro che altrove staranno meglio perché i deficienti sono sparpagliati ovunque. Qualcuno, il più intraprendente, farà, forse, fortuna, ma non è detto che la sua strada sia spianata e scevra da compromessi. In altri luoghi ci sono altre regole e non sempre possono essere gradevoli. Molti ritornano, dopo aver sperimentato che non è facile neanche all’estero. Anche questa narrazione dei cervelli in fuga andrebbe riraccontata. In genere si è vittime di una narrazione romantica della realtà. Tutto viene drammatizzato.
Solo per fare un esempio, Dubai è vista, o era vista fino a non molto tempo fa, come un luogo straordinario di opportunità lavorative per gli occidentali. Ma la legge coranica vige anche lì. E ci sono gli schiavi che vengono da altre parti dell’Asia. La pellicola brillante che la riveste è finta, le cattedrali nel deserto lì sono tante, le priorità sono i soldi e il successo, il capitalismo innestato su una religione oscurantista, mostruoso capolavoro della modernità. E, soprattutto, le famiglie reali del Golfo sono imbarazzanti per il loro tasciume, ostentato senza rendersene conto.
Così come il capitalismo innestato su un tronco sedicente comunista, come in Cina, abbiamo visto cosa produca. Disastri.
Chissà se Maometto conquisterà Roma. Io non ci sarò, probabilmente. Ma non saranno Giorgia né il Capitano a poterlo impedire, soprattutto negando lo ius scholae, il luogo dove si formano i giovani, abbandonandoli alle scuole coraniche e ai loro fanatismi. Come mai potranno sentirsi italiani e amare un paese che non riconosce delle persone che vi sono nate, ne parlano la lingua, spesso meglio degli italiani da tante generazioni, e che cercano di costruirvisi una vita? Tu neghi, neghi, neghi e intanto la natalità decresce e non ti rendi conto che il mondo vero, quello autentico, non ha confini tra stati.
L’idiota dottrina conservatrice, che volete farci. E, come dicevo in qualche articolo in precedenza, può capitare che vasetti di conserve producano il mortale botulino.
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