Questione islamica

Guardiamo in faccia l’estremismo islamico, e chiamiamolo col suo nome

8 Gennaio 2015

Strage nella redazione parigina dello storico giornale satirico Charlie Hebdo: 12 morti di cui 8 giornalisti e 2 poliziotti, 11 feriti di cui quattro versano in gravi condizioni. Incappucciati e armati di kalashnikov ‘parlavano perfettamente francese e hanno rivendicato di essere di al Qaeda’ racconterà in seguito la vignettista Coco.

Si susseguono una serie di fatti e reazioni all’attacco. Hollande arriva sul luogo dell’attentato, il Financial Times critica in un editoriale la scelta del giornale satirico (che in passato ha preso in giro anche Papi e Presidenti, oltre al profeta) di continuare nel suo lavoro spesso criticato da conservatori e liberali,  Michel Houellebecq (autore del libro Sottomissione) viene posto sotto protezione dalla polizia e anche in Italia vengono potenziati i servizi di vigilanza delle redazioni giornalistiche.

Lasciamo fuori l’Italia dal ragionamento che sto per fare. Mi è bastato leggere le parole di Gasparri e Salvini per capire che non ci avviciniamo neanche lontanamente ad un sano dialogo sugli avvenimenti di Parigi. Merita, se lo volete leggere, il ragionamento di Fabio Chiusi su Wired in cui spiega perché ‘Non siamo tutti Charlie’.

Lo scorso settembre, Bill Maher è stato sommerso da una pioggia di critiche per i commenti che ha fatto durante il suo programma ‘Real Time with Bill Maher’, su HBO, dichiarando che “la cultura occidentale liberale” è superiore alle teocrazie islamiche. Lo scontro con l’attore e attivista per i diritti umani Ben Affleck ha fatto molto discutere e ha diviso l’opinione pubblica. Affleck ha poi definito le opinioni di Maher sull’Islam come “razziste”.

Difficilmente mi trovo in disaccordo con Maher, che gli americani amano definire un progressista liberale. Però chi come Affleck difende sempre e comunque le radici e la libertà delle religioni deve fare un lavoro migliore quando grida al razzismo e all’islamofobia. Le vedute illiberali condite da dogmi religiosi lasciano il tempo che trovano Christopher Hitchens (aprile 1949 – dicembre 2011).

Hitchens, giornalista e saggista ateo, ammette: “Sono un ateo. Non sono neutrale rispetto alla religione, le sono ostile. Penso che essa sia un male, non solo una falsità. E non mi riferisco solo alla religione organizzata, ma al pensiero religioso in sé e per sé”.

Sull’Islam – “Tutte le religioni sono sbagliate allo stesso modo”,  cioè, privilegiano “la supremazia della fede sulla ragione” , ma allo stesso tempo azioni e dogmi portati avanti da religioni diverse hanno conseguenze diverse. “Al momento, per me la forma più tossica che la religione possa assumere è la forma islamica. L’idea di voler portare avanti uno stato di diritto religioso, e che il mezzo migliore per arrivarci è la Jihad, mi porta a concludere che l’Islam è una sciocchezza nella sua interezza.”

L’Islam, come “tutte le religioni,” conclude Hitchens “afferma di aver rivelato la verità assoluta e di essere stata fondata per rivelazione divina” ma si distungue per un unico principio: “L’Islam dice piuttosto pericolosamente: ‘La nostra religione è quella definitiva. Non ci può essere altro dopo. Questa è l’ultima parola di Dio.’ Tutto ciò è un’immediata tentazione alla violenza e all’intolleranza ed è una tentazione per quale molti sembrano disposti a ‘cadere’.” (Vi consiglio di leggere lo scambio epistolare tra Hitchens e Noam Chomsky post 9/11).

Possiamo parlare di islamofobia, di pregiudizi o di razzismo nel caso di Charlie Hedbo? Se lo chiede anche Kevin Williamson sul National Review: “Il mondo non sembra avere problemi con i fondamentalisti di altre religioni, eccetto alcuni rari casi. Nulla di remotamente vicino al circo della Jihad. Nel mondo occidentale i masochisti duri e puri, sempre e comunque a favore del multiculturalismo, sono coloro che non vedono perché sono impegnati a non vedere ciò che è buono e distintivo della società occidentale, la civiltà”.

Salman Rushdie, nominato da Al Qaeda, insieme a Staphane Charbonnier, direttore del periodico satirico, nella lista dei ‘most wanted’ dello scorso anno, ha detto ieri: “La religione, forma medievale di irragionevolezza, quando viene combinata con le armi moderne, diventa una vera e propria minaccia per le nostre libertà. Il totalitarismo religioso ha provocato una mutazione mortale nel cuore dell’Islam e ne vediamo le tragiche conseguenze di Parigi oggi. Io sto con Charlie Hebdo, come tutti noi dobbiamo, per difendere l’arte della satira, che è sempre stata una forza per la libertà e contro la tirannia, la disonestà e la stupidità.”

E se Maher avesse ragione?

L’Islam di oggi ha qualcosa di rotto al suo interno; se prendessimo coscienza della mutazione mortale del suo cuore, come dice Rushdie, oggi potrei parlare di Islam dando ragione a Maher senza essere accusato da Ben Affleck e dai soliti finti perbenisti di essere razzista? Verrei tacciato di sostenere ragioni islamofobe? Hitchens se ne fregherrebe, Maher se n’è già fregato. Io no, non ci riesco. Condannare quello che è successo a Charlie Hebdo è facile ma costruire un dialogo senza demagogia, frustrazione, qualunquismo e rimanendo uniti lo è di meno.

Vi lascio con una riflessione: “Vi ricordate gli estremisti mormoni che hanno fatto esplodere il teatro di Broadway durante quel derisorio musical? No, neanche io.” (Cit.)

 

@MathewMeladoro

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