Questione islamica

Dialogo Obama-Putin. Cosa succederà in Siria?

29 Settembre 2015

Novanticinque minuti è quanto è durato l’incontro bilaterale tra il Presidente Usa Barack Obama e quello russo Vladimir Putin a New York, ben trenta in più del previsto. L’obbiettivo era quello di capire se esistessero i margini di un’azione comune tra le due super potenze al fine di contrastare l’Isis in Siria, ed a conti fatti un’intesa di massima sembra essere stata raggiunta.

La grande novità che scaturisce dall’incontro di ieri sembra essere l’apertura della Russia a partecipare ai raid aerei della coalizione anti terroristica promossa dagli Usa, mentre resta disaccordo sul futuro ruolo di Assad nella regione siriana.

Se da una parte Putin, nel suo intervento all’Assemblea Generale Onu, afferma che l’esercito del governo di Damasco sia l’unico in grado di sconfiggere l’Isis e non cooperare con esso costituirebbe un grave errore, invocando la costituzione di una coalizione internazionale “come quella che sconfisse Hitler durante la Seconda guerra mondiale”, Obama invece resta fermamente convinto della necessità di allontanare Assad definendolo come “un tiranno che ha brutalizzato il suo popolo” e sostenendo che la soluzione in Siria sia necessariamente un periodo di transizione verso un nuovo governo. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, l’intento del negoziato politico sembra chiaro: cercare un accordo sul quando e come allontanare Assad ed individuare un sostituto che, al pari di quello attuale, soddisfi la Russia garantendo gli interessi nazionali nella regione siriana e che sia ben visto anche dalla Casa Bianca.

Ovviamente sullo sfondo di tale compromesso bisognerà necessariamente coinvolgere gli altri attori regionali, dall’Iran (pro Assad) alla Turchia e all’Arabia (avversi a Damasco), al fine di creare un’efficiente cabina di regia che porti ad un risultato simile a quello ottenuto circa l’intesa sul nucleare iraniano.

In quanto ai raid aerei, Putin ha chiarito che quelli effettuati dalla Francia “non sono legali perchè privi di autorizzazione dell’Onu” ma nonostante ciò non esclude una possibile partecipazione russa ai futuri raid della coalizione, sempre se “in linea con il diritto internazionale“.  I colloqui politici proseguiranno tra i ministri degli Esteri dei due Paesi, mentre il Pentagono sarà incaricato dei colloqui tra eserciti. Alla fine anche l’alto rappresentante degli Affari esteri dell’Unione Europea Federica Mogherini ha promosso il bilaterale andato in onda all’Onu: “E’ stato molto importante che l’incontro tra Obama e Putin abbia avuto luogo, in qualche modo è un fatto storico, dopo oltre un anno che non si vedevano. E soprattutto con un tema in agenda che non è l’Ucraina. Questo significa che abbiamo agende globali e comuni”, ha detto l’ex ministro degli Esteri italiano.

Sembra dunque che sulla crisi siriana il presidente russo stia sfruttando il vuoto lasciato dagli Stati Uniti e dai governi europei. Quel vuoto – che dura ormai da quattro anni – è lo spazio di manovra che il leader del Cremlino vuole utilizzare per dimostrare che la Russia è ancora una grande potenza, impossibile da ignorare.Dal canto suo Obama, cercando di convincere la controparte che sia necessario identificare, costruire ed addestrare un’opposizione moderata al regime di Assad sembra non voler cedere il punto, pur forse sottovalutando il fatto  che un cambio di regime potrebbe significare spianare la strada al Califfato in tutta la Siria, rischiando di provocare un nuovo genocidio e una nuova ondata di rifugiati o entrambe le cose.

 

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