Filosofia
Chi demolisce la civiltà cristiana e preferisce la spiritualità islamica
Michel Onfray è un filosofo francese che si proclama ateo ma, rispetto agli atei dommatici, che fanno il paio con i credenti dommatici, ha dalla sua la grande apertura al dialogo e la voglia infrenabile di riflettere e di mettersi in discussione in un confronto serrato con il grande patrimonio culturale che l’Occidente – come luogo o idea più alta di civiltà – ha elaborato nei millenni passati a partire dalla classicità.
In “Decadenza”, il ponderoso saggio recentemente tradotto e pubblicato per i tipi di Ponte delle Grazie, questo sforzo di capire appare evidente anche quando mostra una compiacenza per le visioni più nichiliste a cominciare da quelle di Max Stirner per arrivare a Friedrich Nietzsche. E, tuttavia, sembra anche lasciare trasparire una sorta di nostalgia per la cultura giudaico-cristiana e per i valori di cui è stata portatrice che, invece, dice di rifiutare. In questo libro si intrattiene, infatti, su come la stessa ha subito e continua a subire attacchi demolitori.
A partire dalla rivoluzione francese, riconosce Onfray, la cultura giudaico-cristiana appare oggetto di critica degli intellettuali più avvertiti che, l’accusano di essere una sorta di freno alle pulsioni personali, tanto da farne il bersaglio principale delle loro critiche demolitorie con l’effetto pratico di contribuire al processo di scristianizzazione del mondo.
Per Michel Onfray, il maggio francese ha costituito il punto più alto di questo processo. L’idea che lo animava era infatti, piuttosto che marxiana, fondamentalmente individualista e nichilista e, pur avendo adottato per suo statuto, il concetto di demolizione del potere, non corrisponderebbe ai canoni di anarchismo.
Piuttosto si tratterebbe della pretesa della liberazione dell’uomo – in particolare la liberazione sessuale – che arriva alle estreme conseguenze. È qui il “vietato vietare”, lo slogan più appropriato, con la sua sfida soprattutto ai fondamenti della morale tradizionale (quella propria della cultura giudaico-cristiana) e la fondazione di una nuova morale, che si potrebbe definire “non morale”, che mette in soffitta molti tabù a cominciare da quelli sessuali.
Non è un caso che il fior fiore della intellettualità che sostiene il movimento – da Althusser a Cohn Bendit, non dimenticando Aragon, Barthes, Beauvoir, Derrida, Deleuze, Sartre, Lang, ecc – si schieri e, perfino, firmi manifesti a favore della pedofilia, considerato comunemente limite imprescindibile alla libertà sessuale. In questo senso, il vero vate del maggio francese, che apre la strada all’edonismo e al consumismo più sfrenato, sarebbe in realtà il marchese de Sade.
Un capitolo del volume di Onfray è dedicato al secondo tentativo, forse il più devastante, di sradicare il cristianesimo dalla storia, quello messo in atto dalla rivoluzione d’ottobre. Simbolo di questo sforzo, che si è tradotto in sofferenze inenarrabili per la Chiesa russa a cominciare dai circa 100.000 religiosi fucilati, è il museo dell’ateismo realizzato nella cattedrale di Kazan a Leningrado. Perché questa perversione, si chiede Onfray ? La risposta, a parte le compromissioni della religione col potere e a parte l’idea marxiana della religione come oppio dei popoli, la si può trovare in una delirante dichiarazione di Anatolij Lunacarskij, intellettuale di prim’ordine il quale afferma: «Noi odiamo i cristiani. Loro predicano il perdono e l’amore verso il prossimo. L’amore cristiano rallenta lo sviluppo della rivoluzione. Abbasso l’amore verso il prossimo! Il sentimento che dobbiamo avere è l’odio».
Si chiede questo punto Onfray, «è giustificabile che in nome della rivoluzione che propone la solidarietà universale e la fratellanza universale, si dovrebbe dunque odiare il prossimo e rifiutare il perdono?».
Per Onfray, dunque, la civiltà giudaico-cristiana erosa al suo interno e demolita dai suoi esponenti più in vista da una critica nichilista spesso fine a se stessa, è destinata, come tutte le cose del mondo a tramontare mentre al suo posto, anche grazie alla promozione che taluni intellettuali ne hanno fatto, emergerà come vincente l’Islam.
In particolare, scrive un indignato Onfray che in questi anni si intestato la battaglia per la verità sull’Islam, quegli intellettuali che s’indignano contro la cultura giudaico-cristiana, per le sue intolleranze e per certo suo dogmatismo antimoderno, e che considerano , secondo il vangelo marxista, la religione “oppio dei popoli”, di fronte all’Islam, teocratico e oscurantista, come d’incanto cambiano opinione ed arrivano a proporlo, come fa Michel Foucault, come modello di spiritualità alternativa legittimo e accettabile.
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