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Mondo
La Casa delle (loro) libertà: Trump e la minaccia della cleptocrazia del caos
Trump governa con logica negoziale e post-verità, creando caos e favorendo una cleptocrazia senza precedenti. Il suo isolazionismo si accompagna a un’influenza politica in Europa, puntando su leader nazionalisti. La destra che sostiene è contraddittoria ma efficace. Urge reagire.
Di questi nemmeno due mesi di Trump tornato Presidente, condotti in forsennato, ketaminico attacco, chi scrive ha capito quattro cose:
1. Molto più della prima volta, comanda sinora la versione “The Apprentice” di Trump: tutto è post ideologicamente oggetto di contrattazione, in un suq in cui si spara sempre troppo alto o troppo basso per arrivare alla fine da qualche parte, solo che non si tratta un’auto usata o un terreno in collina, ma di popoli, pace e democrazia. Come insegna Boris, il film, dire le cose spesso sostituisce il farle, in un gioco costante di specchi tra affermazioni, intenzioni e risultati, che è la pratica illusionistica della post-verità. Io personalmente sono già stanco, ma conta niente: più importante è il male di vivere in un costante polverone, dovendosi accanire su boutade dette e magari perdendosi le porcherie che nel frattempo si fanno.
2. Perché molto più evidente dell’altra volta è il rischio che sotto il polverone si costruisca una cleptocrazia di quelle che non si vedevano da tempo, con una corte dalle mani lunghe che si impossessa di miniere d’oro non in uno staterello africano, ma nel paese più importante dell’Occidente. L’operazione di Musk con la riconfigurazione dello Stato federale americano, che qualche mente semplice ha anche considerato come interessante, rischia di configurarsi come il più grande conflitto di interessi della storia, con privati cittadini che si impossessano dei dati personali di milioni di americani e non solo, oppure che licenziano i concorrenti e i controllori pubblici della propria impresa spaziale privata. Berlusconi era Gobetti, al confronto. I danni che una così sistematica, incontrastata, opulenta di mezzi razzia di beni pubblici rischia di fare in quattro anni sono incalcolabili, e non riguardano potenzialmente solo gli americani, dacché si vuole chiaramente attaccare tutti i mercati e rompere tutti i forzieri, Europa compresa.
3. Anche per questa ragione, l’isolazionismo strategico si sposa con un attivo proselitismo internazionale, che ha nel mirino l’Europa, di volta in volta nemica e contraltare o oggetto di desiderio egemonico. L’attivismo MEGA di Musk e il discorso a Monaco di Vance (che doveva essere quello buono…) hanno chiarito che un sistema di governi morbidi in Europa, ossia a guida di partiti di Destra illiberale, non dispiace, e soprattutto che non c’è alcuna remora a intervenire a gamba tesa nelle vicende interne ai suoi paesi. Si cercano utili idioti, dei Quisling e dei Petain, che si sono già fatti avanti a Madrid: nazionalisti a targhe alterne che accetteranno volentieri i soldi di Musk per diventarne i burattini.
4. Nella foto dei collaborazionisti di Madrid mancava Alice Weidel, la leader di Alternative für Deutschland, ossia quanto di più dichiaratamente vicino ai nazionalsocialisti. Un’intervista al Corriere della Sera di qualche giorno fa disegna un ritratto illuminante di questa signora elegante, alla quale è meglio non chiedere cosa facesse il nonno negli anni ‘40, che ha portato una forza negletta al 20% dei consensi in Germania e oggi gode del pieno sostegno dell’uomo più ricco del mondo, con cui condivide uno stile di vita assai poco conservatore. La leader di AfD è dichiaratamente lesbica, e convive in Svizzera con una signora cingalese, con cui han due figli, mentre Elon Musk di figli ne ha, mal contati, una dozzina, ottenuti attraverso maternità surrogate. Perché quello che abbiamo capito di questa Destra, capito oggi perché tutto si muove velocemente, è che le élite loro (Alice Weidel ha fatto una luminosa carriera nella finanza internazionale prima di occuparsi di politica, di Musk sappiamo) fanno quello che vogliono, e nessuno li può giudicare. Fanno con la mano destra, e riescono a gestire con la sinistra conservatori, evangelici e tutti i poveretti che li sostengono in odio ad altre élite, che evidentemente devono stargli assai più sullo stomaco.
Questa biscia, che non smette mai di fare casino, afferra quello che può, porta caos ovunque e razzola come vuole è difficile assai da contrastare, ma qualcosa si dovrà pur fare, che qui la minaccia non si limita a casa loro (né potrebbe, essendo casa loro l’America). Bisogna fare qualcosa e in fretta, perché il serpente cresce come nel gioco “Snake” che c’era sui telefonini Nokia: più avanza e più mangia quello che incontra, crescendo di dimensioni. Chiaramente se ne fotte delle contraddizioni, mentre dall’altra parte il frazionamento del capello è disciplina olimpica. Se riuscisse ad esempio a saldare il populismo straccione con i fattacci propri di un’élite che non vuole regole perché ama farsi le proprie, dal consiglio di amministrazione alla camera da letto, avremmo un mostro proteiforme e pericolosamente sexy anche per la borghesia urbana europea che tira la carretta del voto radical chic. Un problema non da poco.
“Che fare?” diceva più di qualcuno, già, che si fa?
Ovviamente non lo so, ma certamente tocca asciugarsi presto i lacrimoni e tornare a mordere e a pensare. Mordere nei toni, c’è molto da fare presente, e soprattutto pensare a quello che non ha funzionato nel campo democratico, cominciando a non rifarlo, anche perché certamente il “dopo” tutto questo non potrà essere un semplice ritorno al “prima”, non è mai così.
Ad alimentare questo serpente, fornendogli calorie che lo fanno crescere e superare tutte le contraddizioni, sono principalmente tre elementi: l’avversione per la burocrazia e le regole, l’avversione per gli immigrati, l’avversione per l’evoluzione, nei contenuti e nei toni, della cultura democratica e delle sue élite verso il primato dei diritti di terza generazione. Ora, senza calare le brache, c’è moltissimo da ripensare nel campo democratico attorno a questi tre elementi. non diciamo che siano stati commessi errori, lo sono stati, ma soprattutto che con tutta evidenza chi doveva capire il messaggio l’ha capito così poco che ha preferito e continua a preferire il campo avverso. Quindi, sarà opportuno riscriverlo questo messaggio, con la consapevolezza che ci troviamo in una di quelle sacche della Storia in cui molte persone percepiscono di stare peggio di prima, e dunque guardano in cagnesco chi pare guardare troppo lontano dalle cose terrene e alla marxiana concretezza dei rapporti di produzione. Qui c’è moltissimo da fare e in fretta, che il serpente continua a crescere.
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