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Marine Le Pen “ineleggibile” e fuori dalla corsa presidenziale nell’equilibrio tra sovranità e legge
La democrazia francese e la Lezione delle “legge uguale per tutti” nell’architettura della separazione dei poteri
In una Francia divisa Le Pen è “fuori” dalla corsa presidenziale perché condannata da un tribunale per un reato di “distrazione di fondi pubblici europei a scopi privati” che prevede l’ineleggibilità (per 5 anni) con una legge peraltro da lei stessa votata. La Francia ancora una volta dimostra che una grande democrazia pone “la legge sopra tutto” e che “la legge è uguale per tutti“. Le sentenze si possono criticare ma vanno rispettate sempre perché i politici non possono essere al di sopra delle leggi nel rispetto della separazione dei poteri, dell’indipendenza e terzietà della Magistratura come nerbo della forza delle istituzioni e della loro terzietà. Sorprende che la stessa Marine Le Pen dichiari che “non si poteva fare essendo una sentenza politica” dopo 6 anni di indagini e alle quali si presume sia stato data tutta l’attenzione del caso coinvolgendo la candidata alle presidenziali del 2027. Atteso e scontato invece il sostegno a Le Pen nelle parole di Trump, di Musk, di Putin, di Orban in Ungheria e di Salvini in Italia. La destra francese e globale si scagliano contro l’élite (delle quali i magistrati francesi – e non solo – sarebbero parte) – che in Francia avrebbe semplicemente rispettato sia le leggi della Republique e sia quelle europee – diventando ora “antigiustizialista” dopo essere sempre stata “giustizialista”. Un anti-giustizialismo lepenista paradossalmente alla rovescia, ossia contro se stesso, senza nemmeno aver letto ancora le motivazioni della sentenza. Una destra che vorrebbe farsi giustizia da sè quando vince, e invece “delegarla” ai magistrati quando perde? Peraltro Marine Le Pen non contesta i fatti – e dunque li conferma – anche perché dovuta ad una Legge del 2009 da lei stessa votata e sostenuta e ormai ben collaudata e sempre difesa secondo un’ispirazione giustizialista. Dunque come fanno questi “fatti non smentiti” allora ad essere “eliminati” solo perché il condannato è un politico eletto e di primo piano e che secondo questa destra dovrebbe essere “rimosso” solo dal voto secondo una curiosa interpretazione populista? Una formidabile contraddizione e – a tutta evidenza – del tutto insostenibile. Viene insomma ancora una volta sollevato lo “scontro tra popolo ed elite” dove solo il Popolo con il suo consenso dovrebbe potere rimuovere il politico condannato dalla legge scardinando la separazione dei poteri? Dimenticando dei pesi e contrappesi che sono il corpus architetturale della democrazia liberale tenendo in equilibrio controllato i tre poteri “al di sotto della Legge uguale per tutti”. In una democrazia forte infatti o “la legge è uguale per tutti e nulla sopra la legge” o la democrazia si corrode e gli anticorpi vengono meno con Costituzioni (espressione della “Legge più Alta”) che verrebbero se non stracciate stiracchiate all’estremo come avviene con Trump2 in USA. Se così non fosse dovremmo essere consapevoli che saremmo di fronte al ritorno ad una monarchia assoluta con lo sgretolamento del pilastro liberal-democratico fondamentale dell’equilibrio tra i tre poteri (esecutivo, giudiziario e legislativo) che sono a garanzia della libertà di ognuno e che finora da Montesquieu del 1748 non ha ancora trovato “alternative” né ragionevoli né sensate producendo solo le opacità autoritarie delle “democrature”. Dunque in Francia “l’anima giacobina” vince anche questa volta contro ogni impunità componendo senza confonderle sovranità e istituzioni repubblicane. Intravediamo in quel “giacobinismo radicale” tuttavia una sorta di “italianizzazione” con eliminazione di guarentigie per i politici corrotti rendendo anche i politici – se riconosciuti colpevoli – incandidabili, con una sorta di (utile) Legge Severino anche sulla Senna. Sorprende (o forse no?) la posizione di Melenchon che difende con formidabili giochi d’acqua la Le Pen da questa “sentenza shock” rinunciando al suo noto “giacobinismo estremo” con sapori “iper-giustizialisti” a’ la carte. Ma la Justice de la Republique nonostante le urla di “pezzi di piazza” procede dritta e dei detrattori non si cura troppo rinviando tutto alla Legge ossia alla procedura se mai il ricorso venisse confermato riaffermando l’equilibrio tra sovranità popolare, dirigismo politico e respect de la loi. Il n’y a pas de raccourcis. Alè!
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