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L’ordine esecutivo sull’inglese lingua ufficiale in Usa: un altro attacco di Trump agli immigrati
L’ordine esecutivo di Trump sull’inglese lingua ufficiale in Usa cambia poco al livello pratico ma al livello simbolico rappresenta un attacco alle altre lingue parlate nel Paese e soprattutto all’identità degli immigrati e anche dei nativi americani.
“In questo Paese si parla inglese, non spagnolo”. Lo disse Donald Trump a Jeb Bush in un dibattito durante le primarie repubblicane nel 2015. Bush, aveva difeso l’uso di altre lingue, incluso lo spagnolo che lui parla molto bene. Ma anche recentemente Trump ha attaccato l’uso di altre lingue negli Usa asserendo che “tante lingue entrano” alcune delle quali “nessuno ha mai sentito parlare….. Si tratta di una cosa orribile”. Adesso nel suo secondo mandato, dopo una raffica di più di settanta ordini esecutivi, ha deciso che l’America ha bisogno solo di una lingua. Il suo ultimo ordine esecutivo dichiara l’inglese la lingua ufficiale degli Usa.
Quest’ultimo ordine esecutivo abroga quello emesso da Bill Clinton che richiedeva servizi di assistenza linguistica a tutte le agenzie e organizzazioni che ricevono fondi dal governo federale. L’ordine esecutivo di Trump, però, non ha molta influenza eccetto per l’eliminazione del requisito di offrire documenti in diverse lingue. Con Trump diventa una scelta per queste agenzie.
L’ordine esecutivo sull’ufficialità della lingua inglese cambia poco a livello pratico ma simbolicamente si riallaccia alla campagna politica anti-immigranti di Trump. Il 47esimo presidente non si interessa alle lingue ma alle persone che le parlano, ossia migranti che storicamente sono venuti negli Usa da tutte le parti del mondo e che continuano a venire. In America la lingua dominante è l’inglese ma si parlano anche altre 350 lingue. Molte includono pochi parlanti ma lo spagnolo raggiunge 42 milioni e il cinese 3 milioni. Le dichiarazioni di inglese come lingua ufficiale colpiscono tutta questa gente al livello psicologico specialmente i nativi americani che continuano a parlare le loro lingue indigene.
Il monolinguismo auspicato dall’ordine esecutivo si scontra però con la realtà. Nonostante il suo disamore per le lingue nelle sue campagne elettorali Trump non ha esitato a spendere milioni di dollari in annunci pubblicitari in spagnolo per corteggiare elettori in Stati con forti presenze di ispanici. Quindi le altre lingue vanno bene quando ci sono guadagni da ottenere.
Questo realismo verso le lingue straniere negli Usa è anche praticato dalla stragrande maggioranza degli Stati. Nonostante il fatto che 30 Stati abbiano dichiarato l’inglese la loro lingua ufficiale, l’uso di altre lingue per assistere immigrati è relativamente comune. I documenti sono spesso disponibili in parecchie lingue, specialmente in spagnolo poiché si calcola che 42 milioni di residenti parlano la lingua di Cervantes in casa, secondo dati del Censo Usa. Questa cifra di ispanoparlanti piazzerebbe gli Usa al quinto posto dopo il Messico, la Colombia, la Spagna e l’Argentina per il numero di ispanoparlanti al mondo. Non sorprende dunque che quando si telefona alle grosse aziende ma anche ad agenzie del governo si ascolta “Premere 1 per inglese e 2 per spagnolo”.
Nella stragrande maggioranza degli Stati è possibile sostenere l’esame scritto per la patente automobilistica in spagnolo (e altre lingue) persino in “red” states”, ossia quelli che tipicamente votano per i repubblicani. Inoltre 31 Stati permettono a residenti senza permessi di residenza legale di conseguire la patente automobilistica per facilitare l’integrazione. Inoltre il Civil Rights Act del 1965 richiede che le schede elettorali vengano tradotte in lingue per le zone con un minimo di 5 percento di residenti che parlano una lingua straniera. La legge protegge i diritti di questi gruppi minoritari che includono lo spagnolo, il cinese, le lingue dei nativi americani, e altre.
Nonostante tutto però al livello simbolico 30 Stati hanno anche loro dichiarato l’inglese come lingua ufficiale. Spesso queste leggi mirano a mandare un messaggio che non riflette affatto il “red carpet” all’immigrazione. L’ordine esecutivo di Trump sull’inglese è forse il meno grave attacco agli immigrati che in campagna elettorale e anche nel suo secondo mandato vengono bersagliati con minacce di espulsione. Come si sa, il 47esimo presidente ha promesso deportazioni di massa che fino adesso non hanno aggiunto le cifre che lui desiderava. Il clima però è teso per gli immigrati e non pochi ispanoparlanti cercano di fare del loro meglio, spesso evitando di parlare spagnolo in pubblico.
L’ordine esecutivo di Trump sostiene che l’inglese come lingua ufficiale “promuove l’unità, stabilisce l’efficienza nelle procedure governative e crea un percorso per la partecipazione civica”. Infatti si tratta del contrario perché non riconosce né valorizza i contributi della diversità linguistica negli Usa né quelli dei loro parlanti. Quando gli Stati Uniti raggiungeranno il monolinguismo auspicato da Trump vorrà dire che il Paese è in declino perché nessuno vorrà immigrare in America.
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