Italia

Tra il banale e l’intelligenza artificiale

10 Febbraio 2025
Vede, Signor G, un’idea ce l’avrei di come gira nel nostro paese. Niente di diverso dalla Sua fotografia dell’epoca, beninteso, con una sola variante peggiorativa, che, tuttavia, rientra nel prospetto canzonatorio del Suo ritmato repertorio con cui titillava le intelligenze.
Lei aveva previsto abbondantemente l’insignificanza galoppante delle categorie politiche, come destra, sinistra, conservatore, progressista, idealista, opportunista, intuendo che stava facendosi strada il cretino apprendista, tendenzialista e dirigista, che avrebbe sdoganato l’impudicizia e la furbizia, l’ingiustizia e la stoltizia. In verità, anche Ennio Flaiano, come Lei dotato di superba ironia, aveva in qualche modo avvertito le nuove generazioni dell’arrivo dello “specialista”, una figura altamente incompetente che avrebbe scorrazzato in tutti i settori e ai vari livelli di importanza. Ecco, Signor G, così abbiamo giornalisti sempre più curvi, scrittori non all’altezza della lingua e dei suoni che produce, tanti intellettuali fiacchi, completamente inutili, che continuano a fare da contraltare a una classe di comando tra le più carnevalesche della storia delle nazioni. L’aspetto nuovo, tanto osceno quanto indiscusso, è costituito dall’abolizione dell’intelligenza come categoria dello spirito.
Proprio così, Signor G, l’intelligenza, come multiforme prerogativa morale, oggi, non è espressamente richiesta, neanche (soprattutto?) per svolgere i mestieri intellettuali, o intrattenere un pubblico, vasto o ridotto che sia.
Lei, egregio Signor G, ha deliziato donne e uomini che costituivano una platea esigente ed educata al gusto! Oggi, semplicemente, non solo non ci sono artisti della Sua cifra, ma è pressoché svanito del tutto l’orientamento che porta a scegliere e preferire delle performance ideative, divertenti e creative, come quelle da Lei appassionatamente elargite, per anni, a un pubblico gentile e avveduto, che sapeva apprezzare un pamphlet, valutare convenientemente una boutade, tenere nel giusto conto una critica satirica. Siamo in un tempo minimo, Signor G: si legge poco e male, si studia come e quando si può e si persevera nella discussione del più e del meno, ma questa volta preferendo il peggio, non più il superficiale per alleggerirsi all’occorrenza. Abbiamo ministre che hanno frodato lo Stato, ministri che lo hanno vilipeso, governi servitori di altri paesi, ma non del proprio, cantanti che non hanno voce, pacifisti che non amano la pace, e tanti poveri, come al solito, che portano la croce. Siamo un paese di cacca, Signor G, e questo, tranne quasi l’intera fatta degli intellettuali, lo sanno e lo dicono in tanti.
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