Italia

Preghiera per Francesco

22 Aprile 2025

Non prego. E oggi, mentre ogni voce si affanna a dire,
io cerco solo il modo di tacere bene.

Non ho ricevuto la grazia della fede.
Ma qualcosa in me si inchina lo stesso.
Non per dovere. Non per rito ma per pudore. Per mancanza. Per rispetto.

E intanto oggi, le televisioni, i giornali, le bacheche, i portali
hanno fatto un can can senza grazia.
Un assalto vestito da commiato.
Coccodrilli pronti da mesi, tirati fuori come necrologi in saldo.
L’hanno disossato con cura da chirurgo e foga da predatore.
Hanno perso la pudicizia.
Hanno dimenticato che una parola doveva rimanere sospesa.

Non so nemmeno come si fa, a pregare.
Non ho mai imparato le formule.
Non mi sono mai inginocchiato.
Ma so stare zitto, quando muore qualcuno che diceva:
“Nessuna famiglia senza casa. Nessun contadino senza terra. Nessun lavoratore senza diritti.”

Ti parlo, Francesco.
Non come a un Papa. Nemmeno come a un padre.
Ti parlo come si parla a chi, senza sapere, ha fatto spazio.
Hai dato cittadinanza agli esclusi.
Hai camminato nella Storia come un uomo che ha scelto di non proteggersi.
E questa è l’unica forma di autorità che riconosco.

Hai detto: per la pace ci vuole il disarmo.
E io non so se sia vero.
Ma mi è rimasta addosso,
come una frase imparata da bambino e mai capita.
Come certe voci nei sogni che non sai da dove arrivano.
Eppure rimangono lì, anche da sveglio.

Forse non c’è pace, e il mondo non si disarma.
Ma l’hai detto lo stesso.
Come chi sa che la verità non cambia le cose,
ma le guarda in faccia.

Ti penso in quella sera del 27 marzo 2020.
La piazza vuota. Il mondo chiuso, in pandemia.
La pioggia che cadeva su tutto.
Tu solo. Davanti a nessuno. Eppure, carico di tutti.

Non ti prego perché mi ascolti.
Non so a chi parlo, davvero.
Ma oggi, in me, si è aperto un silenzio.
E dentro quel silenzio c’è il tuo nome.

Francesco

 

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