Italia

Ora legale. Quindi siamo fuorilegge fino alle 2.00.

Stanotte l’ora legale rientra in scena

29 Marzo 2025

P.S. Per i lettori troppo seri: questa è una boutade. Ma, come tutte le boutade, dice qualcosa di terribilmente vero.

Stanotte l’ora legale rientra in scena. Senza chiedere il permesso, come sempre. Le due diventeranno le tre Ma la vera notizia è un’altra. Abbiamo vissuto per mesi con un’ora illegale. E nessuno ci ha detto niente.

Siamo stati tutti fuorilegge del tempo. Abbiamo lavorato, studiato, dormito, litigato e fatto l’amore in un orario clandestino, anarchico, non normato. Abbiamo vissuto fuori dal sistema delle lancette certificate. E adesso ce lo dicono con naturalezza: “Si torna all’ora legale.” Come se fosse un aggiornamento software. Come se non fosse, in realtà, una manovra sincronizzata per rimettere ogni cosa al suo posto. Compreso il nostro umore.

La narrazione è sempre la stessa. Più luce, più risparmio, meno emissioni. Secondo Terna, risparmieremo 100 milioni di euro, eviteremo 160 mila tonnellate di CO₂ e consumeremo 330 milioni di kWh in meno. Un trionfo. Poi però si legge anche che aumentano gli infarti del 4%, i suicidi in Australia, gli incidenti stradali, i disturbi del sonno e la percezione di essere stanchi anche quando si dorme. In cambio di un’ora di luce, perdiamo la pace circadiana, la salute mentale e, in certi casi, il buon senso. Ma vuoi mettere la soddisfazione di cenare con l’alba alle spalle?

Nel 2018 l’Unione Europea voleva abolire il cambio dell’ora. 84% dei cittadini erano d’accordo. Ma tra Parlamento, Consiglio e burocrazie di Bruxelles, la proposta è rimasta nel limbo, a fare compagnia al Trattato che nessuno ha letto e alla Commissione che si è data la scadenza da sola. I Paesi del Nord non vogliono l’ora legale. I Paesi del Sud sì. Risultato: nulla. Come sempre. Nel frattempo, noi continuiamo a spostare le lancette come se il tempo fosse una cartina geografica da piegare secondo la stagione.

Eppure, nessuno ci ha mai chiesto scusa per averci fatto vivere sei mesi in orario illegale.
Perché di questo si tratta. Un tempo non approvato, non riconosciuto, non abbastanza “funzionale”. Era un tempo più lento, più buio, più silenzioso. Un tempo in cui i pomeriggi finivano prima e la sera arrivava con passo felpato. Era il tempo dell’intimità, dei pensieri lenti, del buio che accompagna e non spaventa. Ora torna il tempo della performance, della luce forzata, della produttività che pretende una giustificazione.

Torniamo legali. Torniamo nell’orario giusto. Dormiamo un’ora in meno, sorridiamo un po’ di meno, ma consumiamo un po’ di meno. Ma resta la domanda. Sappiamo davvero che ore sono?

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