
Italia
Educare è ferire
L’educazione non consola. Interroga.
Chi educa, ferisce. Non perché voglia far male. Ma perché non può proteggere da tutto. L’educazione vera non è una carezza. È un taglio lieve. Un’urgenza. Un gesto che introduce il limite, che toglie l’illusione di bastarsi.
Chi educa davvero non rassicura. Non dice sempre “sì”. Non rincorre il consenso. Chi educa, delude. Spezza l’immagine che l’altro ha di sé. Mostra che non basta. E solo in quella ferita può nascere il desiderio. Solo lì si apre la possibilità del cambiamento.
Abbiamo confuso l’educazione con il benessere. Abbiamo scambiato l’autorità per autoritarismo, la guida per imposizione, il conflitto per pericolo. Ma senza conflitto, non c’è crescita. E senza una figura autorevole, l’educazione si dissolve nel rumore. L’autorevolezza non si impone. Si riconosce. Non è nel ruolo, ma nella statura. È l’unico potere che nasce dalla coerenza, dalla fermezza, dalla pazienza. Chi non è disposto a essere impopolare, non può educare.
Il segreto è nella testimonianza. Non in quello che si insegna, ma in quello che si è. Si può parlare di libertà solo se si è liberi. E oggi, essere liberi è difficilissimo. La libertà sembra ovunque, ma è una simulazione. È facile confonderla con la possibilità di fare tutto. Ma la libertà vera è sapere perché lo si fa. È scegliere. Non reagire. E questo si impara. Ma solo se qualcuno ha avuto il coraggio di viverla per primo.
I ragazzi guardano prima i gesti, poi le parole. E se non trovano una vita che li precede, non ascoltano.
Puoi insegnare solo se ami. Ma amare davvero è scegliere anche di ferire. Non per distruggere. Ma per dire “Tu puoi essere di più”. Chi ama, chiede. Pretende. Accompagna. Accetta di non essere subito capito. Perché non educa per sé, ma per l’altro.
Ma nulla di tutto questo è possibile senza ascolto. Ascoltare non è semplicemente udire. È accogliere senza invadere. È stare zitti senza fuggire. È l’atto più rivoluzionario dell’educazione. Dire all’altro “ci sono” prima ancora di dire “fai così”.
Abbiamo paura di ferire. E così lasciamo i figli soli davanti al mondo. Non si educa tenendo al riparo. Si educa lasciando entrare il rischio. La realtà. Chi protegge sempre, impedisce. Chi guida, ferisce. Ma nella ferita nasce la fiducia. Perché chi ferisce con amore, resta. Non si tira indietro.
Educare è un atto di coraggio. È un atto d’amore. È la ferita necessaria per imparare a camminare da soli. Ma prima di tutto, è un atto d’ascolto. Perché solo chi sa ascoltare, può farsi davvero ascoltare. E solo chi ha conosciuto la libertà, può insegnare a non confonderla con il rumore del mondo.
Devi fare login per commentare
Accedi