Giustizia

Salvini indagato: una nota metodologica per i garantisti

27 Agosto 2018

I fatti sono noti: il Ministro degli Interni Matteo Salvini è indagato per sequestro di persona. A seguito del caso Diciotti, in cui oltre 140 migranti sono stati trattenuti a bordo della nave senza poter sbarcare, tra scabbia e condizioni precarie, il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha ritenuto che l’ennesima boutade mediatica del governo italiano sui migranti, insomma, potrebbe configurare il reato di sequestro di persona, dato che i presenti a bordo avrebbero dovuto ricevere l’autorizzazione a sbarcare.

Ovviamente, è partito il fuoco incrociato del governo e dei suoi sostenitori, con accuse al Procuratore Patronaggio di voler agire solo per motivi politici (circolano sul web anche sue foto con Andrea Orlando e Matteo Renzi… come se fosse inconcepibile che un procuratore abbia incontrato coloro che allora erano il Ministro della Giustizia e il Presidente del Consiglio).

Ma se la reazione dei sostenitori del Governo era prevedibile, stupisce un’obiezione diffusissima anche tra l’opposizione e negli ambienti progressisti: quella per la quale l’attacco giudiziario a Salvini non farà altro che far guadagnare consenso al ministro, che potrà presentarsi come vittima di un complotto; è il caso della giornalista Annalisa Chirico, da sempre lodevolmente attiva sul fronte garantista, che in due tweet da ragione a Salvini quando dice che l’inchiesta sarà un boomerang e parla dell’azione penale obbligatoria usata talora come alibi. E’ utile riportarli, perche paradigmatici di questa posizione:

Ora, chiariamoci: è verissimo che Salvini avrà gioco facile nel capitalizzare consenso presentandosi come vittima. Ed è verissimo che la lotta politica non si può fare nei tribunali e nelle procure, seguendo la tendenza iniziata nel 1992 che ha fatto solo danni al Paese (e nel lungo termine tra l’altro si ritorce anche contro chi la utilizza, come sempre avviene nelle gare di purezza). Come garantisti, siamo tutti d’accordo che Salvini è innocente fino alla eventuale condanna (che non avverrà perché il tribunale dei ministri non lo farà giudicare: siamo garantisti, mica ingenui) così come sul fatto che “non è per via giudiziaria che si sconfigge Salvini”.

Ma anteporre ragioni politiche alla certezza del diritto è sbagliato quanto il giustizialismo estremo: se davvero l’operato di Salvini costituisce un reato, andrebbe graziato solo per ragioni politiche? Forse si, se l’attacco dovesse provenire da un politico (ma saremmo nel cortocircuito che lamentavamo poche righe fa); ma sicuramente no, se chi agisce è colui preposto ad indagare. Un procuratore dovrebbe esimersi dallo svolgere il suo ruolo per timore dei sondaggi elettorali?

Siamo seri: chi difende l’autonomia della politica dalle ingerenze delle procure, sostenendo la necessaria diversità di ruoli e funzioni complementari, non può che difendere anche l’autonomia della magistratura da influenze politiche. La divisione dei poteri necessaria in un sistema democratico impone non solo di contrastare le elezioni fatte nei tribunali e i processi fatti sulle prime pagine, ma anche di non piegare la magistratura ai sondaggi. Altrimenti, dov’è il garantismo?

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