Immigrazione
Ognuno ha i suoi oriundi (e anche il suo Vaticano)
In Italia il dibattito sulle ingerenze vaticane sull’approvazione della legge Zan è andato avanti per settimane.
Siamo uno stato laico perbacco! Così hanno tuonato indignati i difensori della legge e così ha anche precisato un giorno il presidente Draghi.
Vediamo quanto durerà l’appena iniziato dibattito sullo ius soli, ius sportivo e proposte simili e che cosa poi approderà in parlamento dopo le chiacchere (facile previsione: nulla).
Intanto dalle olimpiadi di Tokyo rimbalza la curiosa storia di Artem Dolgopyat, oro nel corpo libero per i colori dello stato di Israele.
Una medaglia storica, la seconda d’oro di tutta la storia sportiva di questo paese (la prima risale ad Atene 2004 ad opera di un velista).
Dolgopyat ha beffato lo spagnolo Rayderley Zapata in base a quanto prevede il regolamento in caso di arrivo a parità di punti. L’israeliano ha ottenuto lo stesso punteggio dello spagnolo, ma ha eseguito un esercizio con una difficoltà più elevata e dunque è salito sul gradino più alto del podio.
Dolgopyat è cittadino israeliano, ma di seconda classe.
Come accade a tanti figli di immigrati nati in Italia.
Dolgopyat è arrivato in Israele a 12 anni dall’Ucraina, come moltissimi altri immigrati in Israele.
Ha ottenuto la cittadinanza come per tutti quelli che possono avere almeno un nonno ebreo.
Ma non ha tutti i diritti perché quelli competono in esclusiva a chi ha la mamma ebrea.
Il rabbinato di Gerusalemme possiede un decisivo monopolio, grazie ad una concessione di 73 anni fa, stabilita dal padre della patria Ben Gurion: il diritto di concedere o impedire il matrimonio in caso non si possieda l’ebraicità per via materna.
Un divieto che tutti aggirano recandosi all’estero per il matrimonio e poi chiedendo la registrazione in Israele.
I partiti religiosi sono stati chiari: “Ci dispiace, ma vincere l’oro non lo trasforma in ebreo”.
A conferma che un po’ di cuore italico c’è in ogni parte del mondo, le agenzie hanno anche battuto le dichiarazioni fatte dalla mamma dell’atleta che desidera vedere il figlio coronare il suo sogno d’amore.
Consolarsi coi guai degli altri è gioia effimera.
Ma da oggi i difensori dello stato laico in Italia sanno che avrebbe potuto andare anche peggio.
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