Immigrazione
Mimmo Lucano è (ancora) innocente
Per chi, come me, non ha una formazione giuridica è davvero difficile orientarsi nel dibattito che si è scatenato intorno agli arresti domiciliari del sindaco di Riace.
Come sempre accade quando un personaggio pubblico finisce sotto inchiesta, l’opinione pubblica tende a dividersi tra colpevolisti e innocentisti: c’è chi attacca Mimmo Lucano sostenendo che il suo modello di accoglienza è in realtà un esempio di business criminale; c’è chi lo difende sostenendo che i suoi reati sono un esempio di disobbedienza civile contro una legge, la Bossi-Fini, che egli stesso ha sempre pubblicamente contestato.
Nella furia della polemica, mi pare che un po’ tutti si stiano dimenticando un fatto essenziale: sul sindaco di Riace non è ancora stata emessa alcuna sentenza; in questo momento non si sta discutendo di reati, ma di ipotesi di reato e Mimmo Lucano è innocente, perché vale per lui la presunzione di innocenza che è tipica di uno Stato di diritto.
Per questo è inaccettabile additare l’imputato al pubblico ludibrio e lo sarebbe altrettanto accusare la magistratura di agire per fini politici: semplicemente, la giustizia deve fare il suo corso e ognuno ha diritto a tenersi la propria opinione sul primo cittadino di Riace, fino a quando non sarà eventualmente smentita da una sentenza definitiva.
C’è invece un aspetto della vicenda che mi preoccupa e che, credo, dovrebbe preoccuparci tutti: contro il sindaco Lucano è partita una campagna diffamatoria che ha tra i suoi principali protagonisti alcuni esponenti del governo.
Sebbene l’ordinanza del Gip escluda che Lucano abbia agito per interessi personali, la notizia degli arresti domiciliari è stata commentata dal sottosegretario Sibilia (M5S) con un post che definisce Riace “business dell’immigrazione” e accosta la vicenda a quella di Mafia Capitale. Ancora peggio ha fatto il Ministro dell’Interno che, parlando in una occasione pubblica nel suo ruolo istituzionale, ha definito ironicamente Lucano “il campione del buonismo e dell’accoglienza” e ha detto che il suo arresto “dimostra che l’immigrazione fuori controllo (…) porta al malaffare“. Di Maio ha invece sobriamente consigliato: “evitiamo di enfatizzare dei modelli quando poi finiscono arrestati”.
E’ evidente la volontà di strumentalizzare la vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano per un obiettivo politico: la delegittimazione del modello di accoglienza diffusa (Sprar) che il sindaco attuava da anni con successo nel proprio Comune e che il governo intende ridurre drasticamente, se non cancellare, in favore dei grandi centri di accoglienza. Fa alquanto impressione (almeno a me) ascoltare un governo che si esprime contro un singolo cittadino sottoposto a un provvedimento giudiziario; per questo non trovo affatto sproporzionate, né tantomeno eversive, le manifestazioni di solidarietà al sindaco di Riace, almeno fino a quando non arrivano a contestare l’operato della magistratura.
Speriamo che il clamore mediatico intorno a questa vicenda si spenga e che il confronto politico sul tema dell’accoglienza possa tornare su binari più civili: non abbiamo certamente bisogno di mescolare singole vicende giudiziarie con il nostro dibattito pubblico. Speriamo che di questo ritorno alla civiltà siano proprio gli esponenti di governo a rendersi protagonisti: dopotutto, la bagarre di queste ore non giova neppure a loro…
(immagine di Carlo Troiano tratta da Wikimedia Commons)
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