Immigrazione

Milano 2016: lo holter sembra una bomba, e la filippina una terrorista araba

14 Gennaio 2016

È una mattina d’inverno e a Milano non fa caldo. Rosa ha la sua faccia stanca, la sua borsa con gli abiti da lavoro, i suoi occhi filippini e il suo incarnato olivastro, e sta sponstandosi in tram da una zona all’altra, da un servizio all’altro, da una casa all’altra. Fa le pulizie, Rosa, “se no che filippina sarebbe?” È stanca e non sta bene, infatti porta, assieme ai vari pesi della vita e del lavoro, un holter che sotto i vestiti lampeggia e le misura la pressione. Gliel’ha fatto mettere il suo medico, e lei ha obbedito. Le aveva detto anche di stare un po’ tranquilla e di lavorare un po’ meno, ma su questo Rosa non poteva obbedire, e infatti anche in quel giorno d’inverno tagliava Milano in tram, con la sua borsa e il suo holter. A un certo punto a un semaforo dove non intralcia il corso delle macchine, il tram di Rosa si ferma più a lungo e apre le porte. Entrano quattro poliziotti, uno in fila all’altro.

“Scendete tutti, dice il primo, tranne la signora con il cappello bianco”.
Rosa vede tutti alzarsi, attorno, e cerca con gli occhi la signora con il cappello bianco. La cerca, la ricerca, davanti dietro e affianco. Non la trova. Non c’è. Solo un cappello bianco è presente su quel tram: ed è il suo. Rosa sta ferma, immobile, paralizzata quasi. Il cuore batte un po’ di più di prima, il sangue le pulsa alla testa. Ma che ho fatto, neanche il tempo di pensarlo, di chiederselo e i quattri gendarmi la circondano. “Cos’ha addosso signora, perché si vede una luce pulsante sotto i suoi vestiti?”
Rosa dice come può che ha un problema di salute, e che quello serve per capire come sta, si chiama holter. I poliziotti la guardano seri, non si smuovono, cosa ha detto? Un holter, Rosa estrae il cellulare per chiamare il medico che glielo spieghi lui. Rosa è agitata, il cellulare le cade e viene allontanato con un calcio dal gendarme, nel tram ormai vuoto. A un certo punto, finalmente, Rosa, agitatissima, riesce ad estrarre dalla borsa i documenti, il passaporto, il permesso di soggiorno. C’è scritto quanto è nata e dove, la nazionalità.
Ma quindi lei è cattolica, signora?
Si, certo.

Quindi non è una terrorista islamica, Rosa. Quindi lo holter pressorio non è un complesso marchingegno pronto a farla diventare una bomba umana, ma solo uno strumento di cura. Solo che qualche vicino di tram – terrorizzato? Razzista? Molto prudente? Solo un po’ stupido? – si era alzato per avvisare il conducente che, prontamente, aveva chiesto l’intervento dei tutori della pubblica sicurezza.

“Ci scusi tanto signora, davvero, siamo desolati. Per farci perdonare, sappiamo che non basta, ma la accompagniamo noi a casa, o dove deve andare”
“No no, per carità” sorride quasi, Rosa, riprendendo fiato. “Aspetto che il tram riparta”.

Milano, 2016, alle porte le elezioni, e quella strana sensazione che la storia di Rosa sia più importante di quel che sembra.

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