Immigrazione
Migranti, ONG e il secondo principio della termodinamica
In Italia le cose non vanno bene, ma nessuno sa davvero come farle andare meglio.
Per chi fa politica allora diventa indispensabile trovare un capro espiatorio, qualcuno cui dare la colpa di tutti i problemi: niente di più facile che additare i migranti provenienti dal nord Africa, così diversi da noi, così estranei…
Ecco perché negli ultimi mesi quasi tutte le forze politiche si stanno allineando su posizioni che un tempo erano esclusiva della Lega Nord: persino il Partito Democratico (il cui ministro dell’interno, Minniti, sta adottando le ricette del predecessore Maroni) e, buon ultimo, il Movimento Cinque Stelle, che ha scatenato una polemica contro le Organizzazioni Non Governative (ONG) che effettuano la ricerca e il soccorso in mare (SAR, Search And Rescue) nel Mediterraneo centrale.
Il candidato premier in pectore del M5S, Luigi di Maio, ha dapprima insinuato che le ONG siano in qualche modo colluse con i trafficanti che gestiscono i barconi della disperazione; poi, in un lungo post su Facebook, ha citato il Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, secondo il quale le navi delle ONG, spingendosi a soccorrere i barconi a poche miglia dalla costa libica, facilitano il compito degli scafisti e contravvengono alla volontà delle Nazioni (sic), perchè
“Inizialmente le navi militari (della missione Frontex, ndr) erano troppo vicine alle acque territoriali libiche, così i “facilitatori” non servivano più. (…) Ho fatto presente il problema e con l’ammiraglio Berutti Bergotti (in carica dal giugno 2016, ndr) abbiamo concordato un nuovo assetto, più distante dalle acque libiche”.
(Per inciso, trovo curioso che l’assetto delle navi della missione europea Frontex sia stato concordato tra un ammiraglio e un Procuratore dello Stato italiano, ma transeat).
Molti hanno fatto notare che le accuse di collusione sono infondate, basate su evidenze generiche; se non altro, la prudenza avrebbe suggerito di mettere in discussione le singole ONG, evitando di gettare nel mucchio del discredito anche organizzazioni al di sopra di ogni sospetto come Save The Children o Médecins sans frontières. L’effetto prevedibile è infatti il diffondersi nell’opinione pubblica di un clima di sfiducia verso tutte le ONG che si occupano di soccorso ai migranti, riducendo le donazioni a loro favore (il caso è esploso proprio nel periodo di scelta della destinazione del cinque per mille…) e quindi la loro capacità operativa.
Ma per comprendere la #veritàsulleONG basta conoscere il secondo principio della termodinamica, anche per esperienza diretta: quando, in inverno, si aprono le finestre di una camera riscaldata, l’aria calda esce e l’aria fredda entra, fino a quando la temperatura della stanza non è uguale a quella esterna (il secondo principio enuncia l’universalità di questo comportamento). Con l’immigrazione accade esattamente la stessa cosa: fino a quando ci sarà un continente giovane e povero, l’Africa, di fronte a un altro anziano e benestante, l’Europa, ci sarà un flusso di esseri umani tra i due; non saranno certo poche miglia nautiche di distanza in più delle navi delle missioni SAR ad interromperlo, né a ridurlo, come hanno affermato diversi protagonisti delle missioni stesse.
I nostri politici farebbero allora meglio a uscire dall’ipocrisia: non sono le ONG a “provocare” le partenze dei barconi e toglierle di mezzo non diminuirebbe il numero di migranti che tentano la traversata verso le nostre coste. Per ridurre il flusso dell’immigrazione ci sono solo due strade, anch’esse suggerite dalla termodinamica: il primo, più cinico, è “chiudere le finestre“, cioè impedire ai migranti di partire e/o di sbarcare in Italia; il secondo, più difficile ma efficace, è diminuire la differenza di benessere tra le due sponde del Mediterraneo, impegnandosi seriamente (e non solo con vuote dichiarazioni, contraddette dalle scelte concrete sulla cooperazione internazionale) per lo sviluppo del continente africano.
C’è un’altra verità che ci viene insegnata dalla termodinamica: da una differenza di temperatura è possibile estrarre lavoro, cioè energia, con un sistema opportuno (ad esempio un motore termico); analogamente, l’immigrazione potrebbe portare un contributo positivo, se cercassimo il modo migliore di metterlo a frutto (a dirla tutta alcuni lo hanno già trovato, ma solo a proprio vantaggio personale). Un simile discorso non asseconda l’ostilità, ormai molto diffusa tra gli italiani, nei confronti dei migranti e per questo sarà difficile ascoltarlo dagli aspiranti leaders politici del nostro Paese; eppure gestire i processi sociali, riducendone gli impatti negativi e traendone tutti i vantaggi possibili, sarebbe il compito più importante di una politica degna di questo nome
(immagine dal sito di MSF)
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