Immigrazione
Mediterraneo, il mare nostrum è la tomba di tredicimila migranti
È stata una delle tragedie più gravi avvenuta nel Canale di Sicilia. Il 3 ottobre del 2013 un’imbarcazione libica è naufragata a poche miglia del porto dell’isola di Lampedusa. Le vittime di quel naufragio furono 386 (366 morti accertati e 20 dispersi). Furono portate in salvo da quel barcone 155 persone, di cui 41 minori.
Quella tragedia, ha affermato il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, «portò il presidente della Commissione Ue Juncker a venire qui a dire ‘Mai più morti nel Mediterraneo‘». Ma da allora a oggi, ha precisato, «sono morte altre undicimila persone, 3.500 hanno perso la vita solo nel 2016. È uno stillicidio continuo, al quale si è creata ormai anche un po’ di assuefazione».
L’organizzazione internazionale delle migrazioni (OIM) sostiene che dall’inizio del 2016 sono 3502 le persone morte attraversando il Mediterraneo, la rotta più battuta. L’anno non è ancora finito.
Nel 2015, sempre secondo l’OIM, il numero di morti e dispersi nel Mar Mediterraneo è pari a 3765. La stima dei migranti morti nel mondo (sempre nel 2015) è di 5600. Aprile è stato a livello globale il mese più tragico, con 1214 morti, di cui 800 in un unico naufragio al largo delle coste libiche. 1147 le vittime nello stesse mese solo nel Mediterraneo. Nella rotta tra Libia e Italia ci sono stati 2892 morti su 152864 arrivi. Nel 2014 i morti furono invece 3279.
Secondo un gruppo di ricerca della Vrije Universiteit di Amsterdam, che ha portato avanti il progetto “Costi umani del controllo delle frontiere”, finanziato dallo stato olandese, le persone morte mentre tentavano di raggiungere l’UE dai Balcani, dal Medio Oriente, dal Nordafrica e dall’Africa occidentale, sono 3188, tra il 1990 e il 2013. Come ci ha raccontato Alessandro Mario Amoroso, sul sito www.borderdeaths.org è infatti online la banca dati dei migranti deceduti ai confini meridionali dell’UE in quel periodo. E’ il frutto di un anno di indagini condotte da tredici ricercatori in 563 uffici di stato civile tra Spagna, Italia, Grecia, Malta e Gibilterra, raccogliendo le informazioni fornite dai certificati di morte. L’anagrafe comprende ovviamente solo le persone i cui corpi sono stati ritrovati e registrati dalle autorità dei paesi europei. Mancano i decessi avvenuti sull’altra sponda e i dispersi: il numero complessivo si stima essere terribilmente più alto.
Se sommiamo i dati forniti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni e quelli della banca borderdeaths, il numero di morti e dispersi risulta essere 13734.
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