Immigrazione

Libera la bestia che c’è in te: un anno di bestialismo al potere

2 Marzo 2019

“Libera la bestia che c’è in te!”. A questo ci esorta un Ministro dell’interno “audace, istintivo, fuori controllo”. Queste dieci parole sono da prendere molto sul serio perché arrivano da quello che un anno fa, il 4 marzo, è diventato il culmine della politica italiana. Le due frasi, infatti, sono  incorporate nella pagine facebook e nella testata de “Il populista”, il giornale fondato da Matteo Salvini, organo ufficiale della Lega, di cui Salvini è segretario. Per dare il giusto peso a queste dieci parole (“Libera la bestia che c’è in te – Audace, istintivo, fuori controllo”) ricordiamo che nei sondaggi Salvini è il politico più popolare e la Lega il primo partito, con percentuali raggiunte solo dalla Democrazia cristiana (36%). Ancor più delle parole, si sa, contano le immagini, perché toccano la parte emozionale del cervello. Per questo accanto a quelle dieci parole ferine la testata de Il Populista riproduce, ben grande, il muso di un lupo minaccioso, un’immagine ben più efficace delle parole.

Se sei lupo, lo rimani per sempre
La prova? “Lupo” è il soprannome che si è dato un ex-candidato leghista “audace, istintivo e fuori controllo”, che  il 3 febbraio 2018 ha “liberato la bestia che c’è in lui”, vagando in macchina per le strade di Macerata, sparando a nove personedi colore e ferendone sei. Intervistato in carcereun anno dopo, Luca Traini ha detto di essere pentito, aggiungendo: “Il lupo resta un simbolo, la caccia è finita quel giorno. (…) Ma se sei lupo, lo rimani per sempre”. Per la Lega, infatti,  la bestialità è una vera forma mentis. “La bestia”, per esempio, è il nome della centrale di guerra informatica della Lega e del suo presidente, quella che ci bombarda senza sosta di tweet e di post, appunto, bestiali.

Il leghismo non è all’altezza del fascismo
Chi afferma che il leghismo non è come il fascismo ha ragione. Pur essendo stato un regime criminale il fascismo non elevò letteralmente la “bestialità” a forma strategica. Il fascismo, inoltre,  aveva un impianto ideologico, una visione e una cultura che nell’edificio storico delle destre italiane lo pongono diversi piani più in alto della bestialità leghista. Il Manifesto degli intellettuali fascisti, per esempio, fu stilato dal filosofo e ministro Giovanni Gentile. Il ministro spalmatore di Nutella, invece, non va al di là di “Libera la bestia”.

 128 aggressioni razziste
Potremmo ridere del bestialismo di regime. Ma sbaglieremmo. Dall’inizio del potere Lega-5stelle, infatti, si è diffuso un sentimento di “liberi tutti”, che induce facinorosi di ogni tipo a perdere le remore e a liberare veramente la bestia. Il giornalista Luigi Mastrodonato ha creato e aggiorna una carta interattiva delle aggressioni razzistedal 1 giugno 2018, quando è entrato in carica il governo Lega-5stelle. In essa sono indicati i luoghi e le  descrizioni di 128 atti di violenza. Ogni tre giorni una o più persone, spesso extraeuropee e con la pelle scura, sono state aggredite con pugni, spranghe, armi, a volte anche al grido di “Salvini, Salvini”,come a Caserta l’11 giugno.  La situazione in Italia è tanto allarmante che le Nazioni Unite hanno svolto un’inchiesta che ha accertato un clima di razzismo conviolazioni di diritti umani.
A differenza degli atti violenti, le violenze verbali governative e di maggioranza sono impossibili da contare. Giusto due esempi. In seguito alle imputazioni giudiziarie al Ministro Salvini per il sequestro di persona sulla nave Diciotti,  il deputato della Lega Giuseppe Bellachioma ha minacciato i magistrati: “Giù le mani dal Capitano (Salvini, ndr), altrimenti vi aspettiamo sotto casa! Attenti!”.  Scioccante è stata anche la dichiarazione del secondo vice primo ministro Luigi Di Maio: “Il padre del Jobs Act è un assassino politico”, che aizza la popolazione contro Matteo Renzi con un termine pericoloso. Anche le Brigate Rosse, infatti, descrivevano le loro vittime come “criminali politici”.

Le migrazioni in una prospettiva storica
La coalizione Lega-5stelle è “un esperimento che, se funziona, cambierà la politica mondiale”, ha detto Steve Bannon, ex stratega del presidente americano Donald Trump. Per questo motivo è venuto più volte in Italia per incontrare Salvini e i rappresentanti 5stelle. Proprio come ha aiutato Trump a entrare alla Casa Bianca, Bannon ora vuole aiutare i populisti di destra a conquistare l’Unione Europea. A tal fine, ha fondato The Movement, un’organizzazione con sede a Bruxelles. “Questo è un momento storico di cui si parlerà per 100 anni”, ha detto Bannon.

Ha ragione. Le reazioni politiche al fenomeno migratorio possono essere comprese solo in una prospettiva storica. L’impossibilità sia di fermare sia di accogliere completamente le crescenti migrazioni sta mettendo in gioco la convivenza nel continente. In pericolo è la stessa Unione Europea, l’istituzione che ha garantito sessant’anni di pace e sviluppo.

Immaginare di poter impedire queste crescenti migrazioni, è come pensare di poter “vietare” l’alta marea dopo la bassa. Gli africani, oggi 1,2 miliardi, nel 2050 forse saranno più di 2 miliardi, mentre gli Europei dovrebbero restare 500 milioni. Come tra i vasi comunicanti, un travaso dall’Africa all’Europa sembra inevitabile. Non potendo impedirlo, occorrono in Africa e in Europa politiche che lo regolino e lo rendano fonte di benessere anziché di conflitto. “Aiutarli a casa loro” non basterà. Secondo Stephen Smith, uno studioso africanista franco-americano autore del libro “La corsa verso l’Europa”, in mancanza di altre strategie un lento innalzamento dei redditi in Africa porterà verso l’Europa più migranti, non meno. I migranti attuali, infatti, non sono gli africani più poveri. In buona parte, invece, sono quei giovani più intraprendenti che sanno racimolare i soldi per pagarsi l’odissea verso l’Europa. Secondo Smith il numero di costoro aumenterà quando gradualmente aumenterà il reddito in Africa. Questo fenomeno è drammatico specialmente per l’Africa, che perde così la parte potenzialmente più attiva dei suoi giovani..

Da cittadini a consumatori
Sappiamo che le cause delle migrazioni africane sono il colonialismo, il neocolonialismo, la corruzione, il malgoverno, le dittature, i conflitti e i cambiamenti climatici. C’è però un altro fenomeno più recente che concorre a stimolare sia l’emigrazione dall’Africa sia l’ostilità di molti Europei verso i migranti: il consumismo nell’era di internet. Da alcuni anni, infatti, milioni di africani ammirano, grazie a internet, la vetrina di un Europa delle meraviglie. Lo spettacolo pubblicitario continuo di persone euforiche perché allietate da ogni sorta di mercanzia è una caricatura mendace della realtà. Eppure funziona, e muove i popoli.
La stessa messinscena consumistica che attira gli africani è quella che ha alterato la scala di valori in Europa. Eravamo cittadini, siamo diventati “consumatori”. La pubblicità, già onnipresente, cerca di infiltrarsi ulteriormente in ogni metro del nostro spazio e in ogni minuto del nostro tempo. Sempre più europei, specialmente i giovani, sono indifferenti e ignoranti della nostra storia, dei nostri valori comuni – libertà, democrazia, fraternità, rispetto, tolleranza – e della necessità di difenderli. La cosa che più ci importa è consumare, è cercare identità e soddisfazione nelle merci, non nei valori, e tanto meno nelle persone. Come disse il grande regista Bernardo Bertolucci, recentemente scomparso, gli unici due valori rimasti all’Occidente sono comprare e vendere.

Consumatori contro consumati
Tra l’ascesa delle estreme destre nazionaliste negli anni ‘20 e ‘30 e quella attuale c’è tuttavia una grande differenza. L’animosità popolare che allora portò al potere i partiti totalitari era quella degli impoveriti contro gli arricchiti. Oggi, invece, accade il contrario: l’ostilità che nutre le destre estreme è quella dei ricchi (noi europei, se comparati con gli africani) contro i poveri e i disperati che noi stessi abbiamo contribuito a impoverire e che cercano ora di raggiungerci. È l’ostilità dei consumatori contro i consumati. È la gelosia di chi teme che altri, più poveri di lui, gli portino via “la roba”. È una concezione sinistra della libertà (la mia libertà di avere tutto e subito), che sta eclissando l’eguaglianza e la fraternità. Nella crisi dell’immigrazione e nelle sue drammatiche conseguenze politiche, il consumismo conta più di quello che sembra. Molti non lo vedono, così come i pesci non vedono l’acqua. È una cecità fatale. Inebetiti da tanti mulini bianchi, non vediamo avvicinarsi i lupi neri.

 

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